Della settimana lavorativa di 4 giorni, o settimana corta, se ne parla ormai da diverso tempo. Si tratta di un modello di flessibilità lavorativa, la cui conoscenza si è diffusa a seguito dei risultati emersi da una sperimentazione attuato nel Regno Unitoall’interno del progetto 4 Day Week, anche se in realtà le prime sperimentazioni vennero effettuate esiste già negli anni ’70 da alcune aziende statunitensi.

Ma questo modello implica necessariamente lavorare di meno? La settimana lavorativa di 4 giorni porta effettivamente a benefici concreti per aziende e lavoratori? Proviamo a rispondere a queste e altre domande attraverso la Ricerca dell’Osservatorio Smart Working della POLIMI School of Management.

Cos’è la settimana lavorativa di 4 giorni

Prima di comprendere come la settimana lavorativa 4 giorni funziona, analizziamo nel dettaglio qual è la sua definizione. Per farlo, estrapoliamo parte della ricerca dell’Osservatorio Smart Working.

Per settimana lavorativa di 4 giorni o settimana corta si intende la possibilità di godere di mezza giornata/una giornata libera nel corso della settimana lavorativa, riducendo le ore lavorate rispetto a quanto previsto dal contratto a parità di stipendio o, a parità di ore lavorate e di stipendio, rimodulando l’orario di lavoro settimanale in meno giorni. Non si considerino come settimana lavorativa di 4 giorni i contratti di part-time.

In letteratura, però, il fenomeno della settimana lavorativa di 4 giorni non trova una definizione univoca. Nello specifico, per capire cos’è e come funziona la settimana lavorativa di 4 giorni, possiamo identificare e definire due diversi modelli di funzionamento:

  • Compressed work week (in italiano “settimana compressa”), in cui le ore lavorate a settimana non variano rispetto a quanto previsto dal CCNL e lo stipendio resta lo stesso, ma viene rimodulato l’orario lavorativo, così da godere di mezza giornata o una giornata libera a settimana; si tratta del modello maggiormente adottato dalle realtà italiane;
  • Short work week (o modello 100-80-100), che prevede una riduzione del numero di ore lavorative giornaliere o del numero di giorni lavorativi settimanali; in questo caso le ore lavorate a settimana sono meno di quanto previsto dal CCNL e lo stipendio non varia.

I vantaggi della settimana lavorativa di 4 giorni

La settimana lavorativa di 4 giorni si inserisce in un contesto più ampio di cambiamento culturale, in cui la flessibilità e l’autonomia del proprio lavoro costituiscono fattore di miglioramento per il benessere dei collaboratori e per le stesse organizzazioni.

Esempio cardine di questa filosofia orientata al raggiungimento degli obiettivi è lo Smart Working che, secondo una ricerca dell’Osservatorio, porta a un incremento di produttività del 15%-20% per persona e a maggiore livello di engagement rispetto a chi lavora stabilmente presso la sede di lavoro e a chi, pur potendo lavorare da casa, non ha altre forme di flessibilità (ad esempio di orario). Proprio come lo Smart Working, anche la settimana lavorativa di 4 giorni, o settimana corta, si colloca all’interno di un processo di trasformazione che vede protagonisti sia le organizzazioni che i propri collaboratori.

La settimana lavorativa di 4 giorni, agendo su una dimensione di flessibilità diversa rispetto al luogo (come nello Smart Working), ha tra i benefici la possibilità di poter coinvolgere una platea più ampia di lavoratori. Questi infatti comprendono anche coloro che, in base alla tipologia di attività, sono esclusi dal lavoro da remoto, oppure devono necessariamente lavorare su turni.

A questo si aggiunge l’impatto positivo sul benessere dei dipendenti, grazie a un migliore equilibrio tra la vita professionale e quella personale, e un maggiore livello di engagement.

Guardando ai numeri, al termine dei sei mesi del progetto 4 Day Week è stato rilevato un netto miglioramento del benessere dei dipendenti senza, però, un calo in termini di fatturato delle aziende. Si sono registrati livelli inferiori di stress e burnout, che risultano diminuiti rispettivamente del 39% e del 71%. Inoltre, i permessi di astensione dal lavoro sono calati del 65% e le dimissioni volontarie del 57%. Infine, 56 aziende su 61, ossia il 92% del totale, hanno confermato di voler proseguire con questa nuova modalità di lavoro.

Le aziende, dall’altro lato, possono godere di una diminuzione dei costi delle spese generali legate agli edifici produttivi. La settimana corta è altresì rilevante per le organizzazioni per attrarre e trattenere talenti, ampliando allo stesso tempo il numero di persone che possono fruire di forme di flessibilità.

I rischi della settimana lavorativa di 4 giorni

Sebbene ora si parli solo di sperimentazioni o di iniziative riguardanti poche realtà, se il fenomeno della settimana lavorativa di 4 giorni si diffondesse avrebbe sicuramente degli impatti interessanti sulle città e i loro tempi. Nel caso in cui una parte significativa di lavoratori usufruisse del modello della settimana lavorativa di 4 giorni ne conseguirebbe un effetto sulla mobilità urbana. Ciò richiederebbe, per esempio, un aggiornamento degli orari e della frequenza dei mezzi pubblici. Altrettanto interessanti sarebbero le possibili implicazioni nel settore del turismo. Un lavoro concentrato solo nelle giornate centrali della settimana potrebbe favorire il turismo nei weekend o nei giorni non lavorativi.

Tuttavia, non bisogna tralasciare alcune possibili criticità nell’implementare il modello della settimana lavorativa di 4 giorni. Attuare questo modello significherebbe, prima di tutto, concentrare un numero maggiore di attività in meno giorni, favorendo il rischio di un innalzamento dei livelli di stress. Da considerare, inoltre, gli impatti sui processi operativi e sulla necessità di coordinamento tra chi lavora su 4 e su 5 giorni, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione.

Lavorare 4 giorni alla settimana potrebbe, quindi, portare a impatti interessanti e potenzialmente positivi, ma allo stesso tempo ogni organizzazione dovrebbe prima analizzare le criticità e i rischi correlati, al fine di capire la migliore formula da adottare per poi partire con la sperimentazione. Sicuramente lavorare sulla flessibilità oraria oltre che su quella di luogo è una evoluzione auspicata del nostro modo di lavorare.

Dove si fa la settimana lavorativa di 4 giorni, progetti e alcuni esempi

Nell’ambito della settimana lavorativa di 4 giorni, come già accennato, uno dei trial più celebri degli ultimi anni è quello monitorato da 4 Day Week nel Regno Unito. Tale iniziativa ha coinvolto 61 aziende, con un totale di 2900 dipendenti che da giugno a dicembre 2022 hanno lavorato 34 ore alla settimana distribuite su 4 giorni lavorativi.

Il progetto inglese, però, si colloca all’interno di numerose altre iniziative di successo avvenute negli scorsi anni riguardanti la settimana lavorativa di 4 giorni. Altri esempi sono rappresentati dalla società Perpentual Guardian in Nuova Zelanda, oppure da Microsoft in Giappone. Altri progetti, come quelle avvenuti in Belgio, hanno previsto per chi ne facesse richiesta la distribuzione delle ore lavorative settimanali all’interno di quattro giorni. Anche Paesi come la Spagna o il Portogallo hanno scelto di finanziare sperimentazioni della settimana corta. E le iniziative non mancano neanche nel Bel Paese.

La settimana lavorativa di 4 giorni in Italia: normative, casi celebri e diffusione

In Italia a partire dal 2022 sono state presentate alla Camera tre proposte di legge, con l’obiettivo di ridurre l’orario lavorativo a parità di stipendio e offrendo incentivi per le organizzazioni che scelgono di attivare l’iniziativa. Il 6 novembre 2024, inoltre, il ministro per la pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha firmato un’ipotesi di accordo con Aran e sindacati per il rinnovo del contratto 2022-2024 dei dipendenti di ministeri. Il contratto prevede un aumento dello Smart Working e una settimana lavorativa di 4 giorni opzionale in via sperimentale.

Sebbene dunque nel nostro Paese non sia presente una normativa riguardante la settimana lavorativa di 4 giorni ci sono stati diversi casi che in questi anni hanno ridotto autonomamente il monte ore settimanale con effetti positivi sia per dipendenti che per le aziende. Si tratta di Team System e Velvet MediaMondelez InternationalPA AdviceAwin ItaliaCarter&Benson, Automobili Lamborghini, EssilorLuxottica e molti altri. Anche Intesa Sanpaolo e SACE hanno inserito la flessibilità oraria nell’accordo aziendale, offrendo la possibilità di ridistribuire le ore settimanali complessive all’interno di una settimana lavorativa da 4 giorni.

Nel complesso, nonostante nel 2024 la settimana corta riguarda meno di 1 azienda su 10, l’Osservatorio Smart Working ha riscontrato nella sua Ricerca un certo grado di interesse nelle organizzazioni.

Dall’analisi emerge anche che stanno prendendo sempre più piede anche modelli e pratiche associate al concetto della settimana lavorativa corta. È il caso, ad esempio, della settimana compressa e dei venerdì brevi (in cui avviene una redistribuzione delle ore non lavorate sugli altri giorni della settimana o una riduzione dell’orario lavorativo, ad esempio attraverso l’utilizzo collettivo di riposi individuali).

Tra i principali motivi per le organizzazioni hanno implementato o stanno valutando di introdurre la settimana corta sono vi sono:

  • la volontà di migliorare il bilanciamento fra vita privata e lavorativa delle persone;
  • la volontà di aumentare la soddisfazione lavorativa e l’engagement dei dipendenti;
  • la capacità di risultare più attrattive sul mercato del lavoro.

Sebbene 4 Day Week non ha evidenziato un calo di fatturato, la produttività non figura tra le principali motivazioni dichiarate dalle organizzazioni italiane per l’adozione della settimana di 4 giorni. Diversamente accade in altri contesti internazionali, dove la riduzione dell’orario lavorativo (a parità di retribuzione e attività) mira all’efficientamento dei processi lavorativi.

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