Il concetto di turismo tradizionale sta cambiando già da qualche anno e in questo quadro si inserisce il fenomeno dell’holiday working, una formula che unisce vacanza e lavoro. Com’è possibile? Questo trend, sempre più in crescita, è stato fortemente spinto dalla pandemia e dal fatto che molti di noi si sono trovati a fare i conti con il lavoro da remoto – spesso per la prima volta.
Da una parte è quindi cambiato il modo di lavorare, ma sta anche cambiando il modo di essere turisti. I viaggi non sono più limitati ai periodi di ferie, perché lavorando da remoto non siamo più vincolati e lavorare necessariamente da casa. In questo articolo spieghiamo questo fenomeno, approfondendo il suo impatto sul mondo del turismo.
Cosa vuol dire fare “Holiday Working”
Tradizionalmente il turismo è una forma per allontanarsi dalla vita quotidiana e le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria hanno spinto il desiderio di evasione, soprattutto per chi è stato a lungo costretto a lavorare esclusivamente da casa .
Nasce così l’holiday working, un fenomeno che coniugando smart working e vacanza vede i lavoratori agili lavorare in località diverse dalla propria abitazione o dal proprio ufficio, anche lontane dal tradizionale afflusso turistico. D’altronde è sufficiente una connessione internet stabile e veloce per rivoluzionare il proprio equilibrio vita-lavoro.
Se già nella primavera 2020 l’holiday working attraeva numerosi turisti, è durante l’estate che si è verificato un vero e proprio boom: dei circa 1,8 milioni di smart worker, il 23,6% ha dichiarato di aver scelto di lavorare in una località turistica per l’estate.
Destagionalizzazione e serenità: i benefici dell’Holiday Working
E quali sono i benefici dell’holiday working? Sicuramente si va oltre il semplice concetto di vacanza.
Per i viaggiatori è possibile lavorare in serenità in una località rilassante (con la possibilità di organizzare attività ricreative fuori dai momenti dedicati al lavoro), coniugare le esigenze lavorative dei genitori con il bisogno di svago dei più piccoli, nonché avere un “allungamento” del periodo di vacanza, la quale non è più vincolata da un numero di giorni di ferie limitato.
Per le località invece, l’holiday working significa accogliere un maggior di visitatori in destinazioni turistiche tradizionalmente considerate meno importanti, con possibili impatti positivi in termini di destagionalizzazione e riduzione dell’overtourism. Non mancano i benefici anche per gli operatori turistici, che hanno una grande opportunità di rinnovare la propria offerta.
Rilanciare il Turismo con l’Holiday Working: è possibile?
Dopo la crisi che ha destabilizzato l’industria turistica, gli operatori del mondo dei viaggi hanno dovuto adattarsi e riorganizzarsi per sopravvivere. Chi ha resistito sta cavalcando l’onda dei trend turistici attualmente in atto, in modo da affrontare questo periodo negativo con soluzioni che possono costituire opportunità anche per il futuro.
Nel caso dell’holiday working, se ipotizzassimo un regolare afflusso di lavoratori da remoto italiani e stranieri, certamente cambierebbero le sorti di numerose destinazioni: per esempio, le località balneari potrebbero attrarre i lavoratori dei paesi freddi – anche in bassa stagione, quando il nostro clima è comunque più mite rispetto al loro – mentre la ricchezza culturale e ambientale potrebbero attrarre anche numerosi smart worker americani o asiatici.
Alla luce di queste considerazioni, sebbene sia chiaro che lo smart working possa sicuramente intrecciarsi positivamente con il turismo, le destinazioni italiane hanno ancora molto da imparare per essere realmente in grado di attrarre un afflusso regolare di persone. Servono azioni ben definite, e servizi come una connessione internet (stabile e veloce), oltre che un vero e proprio piano di attrazione che proponga l’holiday working come nuovo concetto di turismo.
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