Partiamo dall’origine: cos’è il Design Thinking? È un approccio all’innovazione che poggia le sue fondamenta sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative.
In origine, il Design Thinking era più che altro un approccio all’innovazione adottato da agenzie e studi di design. Oggi, invece la sua diffusione sta permeando in settori molto diversi. Anche in quelli ritenuti più distanti, fino a qualche anno fa.
Ma come può tale approccio innovativo aiutare le imprese a competere e differenziarsi? Lo scopo di questa guida è rispondere proprio a questa domanda. Il Design Thinking può aiutare le aziende a risolvere problemi organizzativi interni, ad esempio. Oppure accompagnare la progettazione e il lancio di una startup. O ancora, supportare e rendere più efficienti i processi di realizzazione e distribuzione di un prodotto e/o un servizio. Ma andiamo con ordine.
Negli ultimi 6-8 anni, alcune importanti società di consulenza hanno effettuato acquisizioni di agenzie e studi di design. Operazioni dal duplice scopo: completare il proprio portafoglio di servizi, ma anche rinnovare il proprio posizionamento di mercato. Analogamente a tutto ciò, anche i grandi produttori di software stanno strizzando l’occhio al Design Thinking.
In questo scenario, il DT diventa sempre più un valido modello di sviluppo per affrontare le sfide della trasformazione digitale in corso. Per fare un esempio, si può citare la metodologia Design Sprint proposta da Google Ventures che ha permesso di generare una metodologia a supporto dello sviluppo di prodotti digitali.
Ma cosa significa Design Thinking? Qual è il suo valore aggiunto? Quali sono i business model emergenti nell’ambito di questo ecosistema? E quali sono gli impatti che questo approccio può avere sulle organizzazioni? Sono queste le domande che si pongono oggi gli innovatori che si avvicinano al DT.
Negli ultimi anni, gli ambiti di utilizzo del Design Thinking si sono moltiplicati ed è nato un modo nuovo di fare innovazione. Un modo che combina metodologie e tecniche quantitative a processi di inferenza maggiormente sintetici e intuitivi.
Diverse Design Agency hanno sfruttato le proprie competenze per affrontare in maniera originale le sfide e le necessità proposte dalla progettazione di esperienze digitali. Ma il Design Thinking, il che se ne dica, non è solo “design”. Gli ambiti più impattati? Formazione, startup, servizi e non solo.
Le quattro “forme” del Design Thinking
Oggi sappiamo che il paradigma del DT può assumere forme e interpretazioni diverse, a seconda della natura delle aziende coinvolte, delle sfide specifiche e degli obiettivi del progetto di innovazione.
Alla luce delle ricerche condotte dall’Osservatorio Design Thinking è possibile riconoscere quattro modelli principali: Creative Problem Solving, Sprint Execution, Creative Confidence, Innovation of Meaning. Di seguito li analizziamo uno per uno, per capire in cosa consistono questi diversi modelli di Design Thinking e come siano legati a settori e dinamiche differenti.
Creative Problem Solving
Il Creative Problem Solving è l’approccio di DT più diffuso. Si tratta di una metodologia con la quale le imprese innovano comprendendo i bisogni dell’utente immaginando più soluzioni possibili per rispondere alle sue esigenze.
Sprint Execution
Con questa tipologia di Design Thinking ci si pone un obiettivo abbastanza chiaro: realizzare un prodotto da lanciare sul mercato, attenendosi alle esigenze degli utenti. E in fretta: la rapidità della prototipizzazione è uno dei punti cruciali.
Creative Confidence
Anche questo è un approccio di Design Thinking molto utilizzato, con un’ambizione abbastanza chiara: stimolare l’imprenditorialità all’interno delle imprese, coinvolgendo le persone per dare loro maggiore spazio.
Innovation Meaning
Con questo approccio le imprese ridefiniscono la visione aziendalee i valori legati ai prodotti e ai servizi che offrono. Si tratta di un approccio che ha come obiettivo apportare valore sia all’organizzazione che le promuove che all’utente finale.
Il Design Thinking nella PA
Da quando il Design Thinking è entrato con prepotenza nelle dinamiche delle imprese innovative, il suo approccio è oggetto di valutazione anche nelle pubbliche amministrazioni. L’esempio italiano più importante si chiama Designers Italia, ed è un progetto che mira a cambiare i servizi pubblici offerti dalle PA grazie al Design Thinking.
La piattaforma, come definito dagli stessi ideatori, nasce per creare un “collante tra tecnologia e persone, zona di contatto tra bit e emozioni”. E si pone quattro obiettivi ben definiti, tutti da approfondire.
Tecnologie e Design Thinking: il ruolo dell’Artificial Intelligence
Tra queste, la più interessante è senza alcun dubbio l’Artificial Intelligence (AI), in grado di supportare e velocizzare i processi creativi. Come possono impattare gli algoritmi di intelligenza artificiale sulle attività di Design Thinking? È possibile prefigurare una sorta di “creatività artificiale“?
Le startup a servizio del DT
Una delle definizioni più ricorrenti sul Design Thinking è la seguente: è un approccio che aiuta imprese e consumatori a orientarsi in un mondo sommerso dalla tecnologia e dall’informazione.
L’ultimo step della nostra guida è in un certo qual modo legato a questo principio. Parleremo di startup, un ecosistema molto impattato dalla pervasività delle nuove tecnologie e dell’informazione. L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha infatti affrontato con decisione questo aspetto censendo 150 imprese innovative legate al Design Thinking.
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