Tra il 2022 e le sfide per il futuro, the best is yet to come!

In questo 2022, ancor più che negli anni precedenti, il settore finanziario ha visto un ridisegno dei confini e delle modalità della sua competizione, con alcuni elementi ormai in fase di definizione e diverse sfide ancora aperte.
In primo luogo, startup e scaleup sono sempre più attive sui vari segmenti dell’intermediazione e continuano a portare una spinta innovativa.  Innovazione che però non è limitata alle nuove realtà, ma riguarda anche gli incumbent che stanno cercando di superare i ritardi accumulati ben comprendendo il potenziale della digitalizzazione, non solo trasformando in digitale un’attività bancaria o finanziaria ma anche puntando su nuovi business model. Infine, stiamo assistendo ad una convergenza di diverse industrie. I servizi finanziari sono popolati da un numero sempre crescente di operatori di altri comparti come trasporti, Energy Utilities, che hanno l’obiettivo di proporre ai loro clienti una diversificazione del business.

Guardando i numeri del 2022, appare chiaro che il Fintech e l’Insurtech hanno vissuto un momento di transizione e di selezione dopo dodici mesi di grandissima crescita. La situazione geopolitica in evoluzione, l’inflazione crescente e l’aumento dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali di tutto il mondo hanno rapidamente mutato lo scenario finanziario di riferimento. Gli impatti maggiori sono stati soprattutto a livello internazionale, dove l’allontanamento degli investitori è stato evidente nei mercati privati in cui i VC hanno visto pesantemente al ribasso le proprie valutazioni. Ma anche nei mercati pubblici: l’indice realizzato dall’Osservatorio sulle società Fintech quotate segnala un calo del 27% del proprio valore da gennaio (in linea con le performance del Nasdaq). In entrambi i casi, i tagli nelle valutazioni sono anche coincisi con ingenti riduzioni nella dimensione del personale di queste realtà.

In parte per il contesto inedito, in parte perché l’innovazione continua la sua strada, l’Italia viaggia in leggera controtendenza con altre aree europee o internazionali.
Sono aumentate complessivamente le startup e gli investimenti, i clienti sono sempre più educati all’uso dei canali digitali. Inoltre, prendendo ad esempio il settore Insurtech, la lista delle startup straniere che sbarcano in Italia si allunga mese dopo mese, testimonianza dell’attrattività del nostro paese e della spinta innovativa anche nel settore assicurativo. Proprio in questo settore arriva un messaggio positivo anche dalle Compagnie Assicurative che, contrariamente a quello che accade in altre aree geografiche, non hanno intenzione di ridurre gli investimenti in innovazione.

Sebbene la maggior parte dei segnali siano incoraggianti, permangono aree dove si può e si deve fare di più.  Ad esempio, per compiere un salto dimensionale ulteriore è fondamentale avere investitori strategici importanti, mentre la maggior parte delle startup si affida ancora quasi esclusivamente ai capitali privati dei founder. Nonostante la crescita di quest’anno, esiste in tutti i sottosettori del Fintech, compreso l’Insurtech, ancora un gap importante in termini di funding con il resto dell’Europa.

La direzione è comunque quella giusta, è sempre più marcata la volontà di condividere parti dei processi fra startup, incumbent, provider di tecnologia, utenti, e, non ultimi, i Regolatori.
Si sta finalmente delineando un ecosistema che oggi si può iniziare a definire realmente tale.

A cura di

Laura Grassi

Laura Grassi

Fintech & Insurtech

Direttore dell'Osservatorio Fintech & Insurtech, svolge attività di ricerca e formazione su temi Fintech e di Investment Banking.

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