Il Telelavoro in breve

  • Telelavoro e Smart Working vengono spesso confusi, ma vi sono differenze sostanziali sia concettuali che normative: il Telelavoro è caratterizzato da regole e vincoli più rigidi, mentre lo Smart Working prevede maggiore flessibilità e autonomia
  • Il Telelavoro è rigidamente disciplinato per contratti subordinati (D.P.R. 70/1999 per pubblico, accordo 2004 per privato), con obblighi specifici per datori di lavoro e dipendenti
  • Nel 2025 i lavoratori da remoto in Italia, secondo le ricerche dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, raggiungono 3,575 milioni (+0,6% vs 2024), con diffusione al 95% nelle grandi imprese e 67% nella PA

In questo articolo analizzeremo il significato di Telelavoro e le principali differenze rispetto al Lavoro Agile, anche attraverso i dati dell’Osservatorio Smart Working, che vedono un trend nuovamente in ascesa dei lavoratori da remoto.

Cos’è il Telelavoro

Il termine Telelavoro, presente nei nostri dizionari da molti anni prima del termine Lavoro Agile. Ma esattamente, in che cosa consiste?

Con il concetto di Telelavoro, o lavoro da remoto, si fa riferimento a una prestazione di lavoro effettuata regolarmente al di fuori della sede di lavoro con il supporto di tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Nel dettaglio, ecco i principi su cui si basa:

  • l’attività lavorativa è eseguita in una sede diversa rispetto a quella del datore di lavoro (ad esempio nella forma del lavoro da casa);
  • il dipendente svolge le proprie attività avvalendosi delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione;
  • l’organizzazione delle attività e i tempi di lavoro sono rigidi e prefissati.

Come nasce il Telelavoro

Il concetto di Telelavoro affonda le sue radici negli anni ’70, quando l’introduzione dei primi personal computer fece nascere l’idea che molte mansioni potessero essere svolte senza la necessità di recarsi fisicamente in ufficio. Sebbene i primi PC non avessero accesso a internet, alcuni sociologi iniziarono a ipotizzare la possibilità di lavorare da remoto. La crisi petrolifera del 1973, e le conseguenti politiche, spinse il governo degli Stati Uniti a esplorare soluzioni innovative come il telecommuting, ovvero l’idea di “spostare i dati invece delle persone”.

In questo contesto, Bell Labs, storica divisione di ricerca e sviluppo di AT&T, sperimentarono soluzioni di lavoro remoto, utilizzando le tecnologie di connettività proprietarie per consentire ai dipendenti di lavorare da casa o in hub specifici. Questo progetto fu uno dei primi tentativi di applicare il concetto di Telelavoro, anticipando le moderne pratiche di lavoro a distanza.

Sempre negli Stati Uniti, con il Clean Air Act del 1990 vennero introdotti bonus fiscali per le aziende che adottavano il Telelavoro. Dall’altra parte dell’oceano, nel 1994 la Commissione europea redasse il Rapporto Bangemann, in cui si indicava il Telelavoro come una delle innovazioni previste per il futuro dei “modelli lavorativi”. Alla fine degli anni ’90, c’erano milioni di telelavoratori sia negli Stati Uniti che in Europa (grazie a iniziative governative e accordi pubblici).

Come si svolge il Telelavoro: quali sono le forme di lavoro da remoto

Il Telelavoro può avvenire attraverso il lavoro da casa, ma anche attraverso altre modalità. L’importante è indicare il luogo dove si svolge l’attività lavorativa. In base a questo, il Telelavoro si può così classificare in:

  • Telelavoro a domicilio, in il lavoratore svolge la prestazione dalla propria abitazione;
  • Telelavoro Mobile, nel quale l’attività lavorativa viene svolta in luoghi diversi (abitazione, sede dei clienti, …) tramite l’uso di dispositivi come PC o telefono cellulare;
  • Telelavoro remotizzato, che prevede che il lavoro viene svolto in “sedi satellite” lontane da quella centrale;
  • Telelavoro Office to office, in cui il lavoratore svolge le proprie attività dalla sede centrale, ma fa parte di un gruppo di lavoro sparso per il mondo, con cui collabora tramite connessione Internet;
  • Telelavoro da telecentri: il telelavoro è svolto centri creati realizzati ad hoc dall’organizzazione;
  • Teleimpresa: l’impresa opera totalmente o parzialmente online.

Oltre al lavoro da casa e, in generale, a tutte le modalità sopraelencate, possono esistere anche forme di lavoro da remoto miste e si può prevedere l’alternanza tra lavoro in sede o a distanza.

Quali sono le normative che regolano il Telelavoro

Il Telelavoro è rigidamente disciplinato per i contratti di lavoro subordinato, sia per il settore pubblico (D.P.R. 8 marzo 1999, n. 70) che per quello privato (accordo interconfederale del 20 gennaio 2004). Diversamente, lo Smart Working è molto meno datato. Infatti, è stato disciplinato soltanto dal 2017, in seguito alla Legge n.81/2017, cosiddetta Legge sul Lavoro Agile.

Quali sono gli obblighi da parte del datore di lavoro nel Telelavoro

I contratti prevedono che per il Telelavoro sia predisposta una postazione di lavoro (workstation) distinta dagli spazi dedicati alle attività domestiche e familiari. La workstation, oltre a dover essere idonea – ad esempio in termini di abitabilità, climatizzazione, illuminazione –, è a carico del datore di lavoro per l’installazione e la manutenzione. Quest’ultimo è responsabile anche delle spese relative ai consumi energetici, telefonici e del mantenimento degli standard di sicurezza.

Gli obblighi da parte dei lavoratori nel Telelavoro

Se da una parte il datore di lavoro si fa carico di una serie di responsabilità, anche il lavoratore da remoto deve rispettare alcune regole. Infatti, la workstation può essere utilizzata esclusivamente ai fini della prestazione e solo dal singolo lavoratore, per il quale è anche prevista una formazione obbligatoria in materia di sicurezza.

Per verificare lo svolgimento effettivo delle attività da parte del dipendente il datore di lavoro ha due opzioni:

  • per verificare il rispetto delle norme di sicurezza, i rappresentanti dei datori di lavoro, le rappresentanze sindacali e le autorità competenti possono accedere al luogo in cui si svolge il Telelavoro;
  • per controllare il lavoro svolto il datore di lavoro può effettuare verifiche telematiche sull’attività svolta.

Quali sono i vantaggi del Telelavoro

Il Telelavoro porta con sé diversi vantaggi. Tra i principali possiamo elencare:

  • riduzione dei costi: da un lato le aziende risparmiano su spazi, infrastrutture e spese generali, mentre dall’altro i dipendenti riducono i costi legati ai trasporti;
  • aumento della produttività: lavorando in un ambiente più comodo e senza interruzioni, molti dipendenti risultano più concentrati e produttivi;
  • accesso a un pool di talenti più ampio: le aziende possono assumere talenti da diverse località senza limitazioni geografiche;
  • benefici per l’ambiente: la riduzione degli spostamenti quotidiani contribuisce a diminuire le emissioni di CO2 e il traffico;
  • migliore equilibrio tra la propria vita personale e quella professionale: la possibilità di lavorare da casa può portare a un risparmio di decine, se non centinaia di ore.

Quali sono le possibili problematiche del Telelavoro

Nonostante i numerosi vantaggi, il Telelavoro presenta anche alcune controindicazioni:

  • isolamento sociale: i dipendenti che lavorano da casa possono sentirsi isolati, riducendo le opportunità di interazione sociale e di collaborazione con colleghi;
  • difficoltà nel mantenere un confine tra vita privata e lavoro: la mancanza di separazione fisica tra casa e ufficio può portare a una sovrapposizione delle due dimensioni, con un aumento del rischio di stress e burnout;
  • rischi per la produttività: se non ben gestito, il telelavoro può comportare distrazioni domestiche, come le attività familiari o la gestione della casa, che influenzano la concentrazione e la produttività;
  • mancanza di supervisione diretta: la gestione a distanza può ridurre il controllo immediato sulle performance dei dipendenti e rendere più difficile monitorare la qualità del lavoro;
  • accesso limitato alle risorse aziendali: lavorando sempre da remoto, i dipendenti potrebbero non avere facile accesso a strumenti e risorse aziendali, il che può rallentare i processi e la collaborazione.

Quali sono le differenze tra Telelavoro e Smart Working

Telelavoro e Lavoro Agile possono essere considerate entrambe pratiche di remote working, ma con alcune sostanziali differenze, in gran parte legate all’idea di flessibilità e autonomia lavorativa.

Mentre il Telelavoro si definisce semplicemente come una prestazione lavorativa svolta al di fuori del contesto aziendale, il Lavoro Agile fa riferimento a una filosofia manageriale che introduce una nuova concezione del tempo e dello spazio di lavoro, che può eventualmente includere il lavoro da remoto.

A differenza del Telelavoro, lavorare in Smart Working include anche i seguenti aspetti:

  • poter scegliere con autonomia e responsabilità gli orari di lavoro;
  • utilizzare con flessibilità i diversi strumenti in base alle esigenze;
  • scegliere i luoghi di lavoro all’esterno della sede aziendale o all’interno dell’ufficio in base all’attività lavorativa da svolgere.
AspettoTelelavoroSmart Working (Lavoro Agile)
Sede di lavoroFissa, solitamente da casa o da un luogo stabilitoVariabile: casa, coworking, ufficio, altri spazi anche pubblici
OrarioRigido e predeterminatoFlessibile e deciso dal lavoratore in base agli obiettivi
SupervisioneControllo diretto e/o verifica telematicaBasata su fiducia e raggiungimento dei risultati
ContrattoRegole precise, disciplinate contrattualmente e legalmenteMaggiore autonomia contrattuale, conforme alla Legge 81/2017
Utilizzo strumentiAssegnati dall’azienda, standardizzatiPossibilità di usare strumenti e tecnologie in base alle esigenze, anche proprie
Autonomia nel lavoroLimitata, processi e compiti rigorosamente stabilitiElevata, con responsabilità personale nella gestione delle attività
Luoghi di lavoro ammessiDefiniti dal contratto (es. solo casa)Ampia scelta (casa, sedi aziendali, spazi condivisi, ecc.)

Nel complesso, quindi, il Lavoro Agile si basa sulla fiducia e sulla responsabilizzazione dei lavoratori su risultati e obiettivi raggiunti. Il lavoratore può scegliere tempi, strumenti e luoghi di lavoro più adatti alle proprie esigenze e a quelle dell’azienda, favorendo un miglior equilibrio tra vita privata e professionale.

Come si è evoluto il Lavoro da Remoto

Negli ultimi anni, il lavoro da remoto ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle organizzazioni italiane. Se durante il periodo emergenziale molti lavoratori si sono trovati a operare da casa senza possibilità di scelta – una situazione non sempre riconducibile né al vero Telelavoro né allo Smart Working – oggi il panorama è profondamente cambiato.

L’esperienza forzata vissuta in passato ha lasciato il posto a modelli più strutturati e innovativi, dove i concetti di flessibilità, autonomia e fiducia diventano elementi chiave dell’organizzazione del lavoro. Il cosiddetto “Smart Working emergenziale”, attuato in via temporanea e privo delle caratteristiche tipiche del Lavoro Agile, si è così evoluto verso soluzioni più consapevoli e vantaggiose anche nel lungo termine, con benefici a livello di produttività, benessere organizzativo e impatto ambientale.

Nel 2025, secondo l’ultima Ricerca dell’Osservatorio Smart Working, il numero di smart worker in Italia è tornato a crescere dopo la fase di stabilizzazione post-pandemia, raggiungendo quota 3,575 milioni, +0,6% rispetto al 2024. La presenza di iniziative di Smart Working nelle grandi imprese italiane raggiunge il 95% (rispecchiando la diffusione dell’anno precedente), mentre nelle Pubbliche Amministrazioni il 67% (+6 punti percentuali rispetto all’anno precedente). Nelle PMI la diffusione si ferma al 45% (-8 pp).

Come espresso da Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart Working, durante il Convegno dei risultati di Ricerca dell’Osservatorio, “Lo Smart Working in Italia è oggi una realtà consolidata, soprattutto nelle grandi imprese. Sempre più organizzazioni abbandonano modelli tradizionali in presenza per adottare modelli ibridi che alternano il lavoro in sede a quello da remoto, in cui l’obiettivo è costruire un equilibrio virtuoso tra le due modalità, garantendo coesione di team, autonomia individuale e mantenimento del legame con l’organizzazione. Oggi il vero interrogativo per i manager non riguarda “se” fare Smart Working, ma come far evolvere i modelli per renderli sempre più efficaci ed evitare che si assestino in routine “scontate” che non garantiscono la necessaria tensione al miglioramento. Per sfruttare appieno le potenzialità di trasformazione dello Smart Working, capi e collaboratori devono lavorare per rafforzare continuamente la capacità di assegnare e perseguire obiettivi di progetto, di delegare e di sentirsi responsabilizzati sui risultati, mentre le organizzazioni devono riflettere sull’evoluzione di questi modelli per rispondere alle esigenze emergenti delle persone e cogliere le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica”.

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