Il Workation è un fenomeno che indica un mix di attività lavorativa e soggiorno turistico, permettendo ai professionisti di svolgere le proprie mansioni da remoto in contesti di villeggiatura, lontano dalla propria abitazione o dall’ufficio tradizionale. Questa tendenza si è significativamente sviluppata come risposta alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria e ha trovato terreno fertile nell’accelerazione dei processi di digitalizzazione del lavoro, ridefinendo i confini convenzionali tra spazio professionale e ricreativo.

Iconcetto stesso di Turismo, convenzionalmente considerato come estraniazione dalla vita quotidiana, sta dunque mutando a favore di una logica in cui l’esperienza turistica e il lavoro possano convivere. Scopriamo in che modo all’interno di questo articolo, attraverso la ricerca degli Osservatorio Travel Innovation e Business Travel della POLIMI School of Management.

Cosa significa Workation?

Per inquadrare correttamente il concetto di Workation, è opportuno fornirne una definizione chiara e puntuale:

il Workation, neologismo nato dalla fusione di “work” (lavoro) e “vacation” (vacanza), rappresenta un modello lavorativo che permette di svolgere le proprie mansioni professionali da località turistiche o di villeggiatura. È conosciuto anche con il termine “Holiday Working”, espressione che evidenzia la sua stretta connessione con il concetto di Smart Working.

Ciò che caratterizza il Workation è la ricerca consapevole di un nuovo equilibrio tra produttività e benessere personale. Infatti, questa tendenza consente ai lavoratori di combinare produttività e svago, sperimentando nuovi ambienti di lavoro senza necessariamente utilizzare giorni di ferie.

A differenza del nomadismo digitale, che prevede uno stile di vita completamente itinerante, il Workation si configura generalmente come un’esperienza temporanea, che può durare da pochi giorni a diverse settimane. Durante questo periodo si alternano momenti dedicati agli impegni professionali e periodi di relax o esplorazione del territorio.

Chi può fare Workation e a cosa serve

Il Workation è accessibile principalmente a professionisti che possono operare da remoto, come consulenti, sviluppatori informatici, designer, content creator, traduttori, marketer digitali e knowledge worker in generale.

I requisiti essenziali includono una connessione internet affidabile e veloce, dispositivi tecnologici adeguati (laptop, smartphone, eventuali periferiche specifiche), e software per videoconferenze e collaborazione a distanza. L’utilizzo di tecnologie Cloud rappresenta un elemento imprescindibile, permettendo di accedere ai file di lavoro, applicazioni e risorse da qualsiasi località, garantendo continuità operativa senza compromessi. Fondamentale è anche avere un’organizzazione lavorativa che consenta flessibilità oraria o che valuti i risultati piuttosto che la presenza, oltre a capacità di autogestione e disciplina personale.

Dal punto di vista logistico, è importante scegliere alloggi che offrano spazi adatti al lavoro, possibilmente con postazioni ergonomiche e ambienti tranquilli. Molte strutture ricettive, cogliendo questa tendenza, hanno iniziato a proporre pacchetti specifici per “workationer”, con servizi dedicati come sale riunioni, connessioni potenziate e orari flessibili per i pasti.

Workation: vantaggi e svantaggi per aziende e dipendenti

Andando a guardare bene, il concetto di Workation definisce un paradigma già totalmente contenuto nello Smart Working. Allora perché dedicargli un’attenzione particolare? La risposta sta nel fatto che nel Workation acquisiscono ancor più rilevanza alcuni dei fattori specifici dello Smart Working – il bilanciamento lavoro e sfera personale e il lavoro per obiettivi – che quindi esigono una maggiore attenzione da parte di chi lo pratica e lo propone.

Nonostante le sfide, il Workation offre alle organizzazioni numerosi benefici potenziali. Ecco i principali vantaggi che le aziende possono trarre dall’implementazione di politiche che favoriscono questa modalità di lavoro:

  • incremento della produttività e creatività: l’ambiente stimolante e il cambio di scenario possono favorire nuove idee e maggiore concentrazione sui progetti;
  • attrazione e fidelizzazione dei talenti: offrire questa flessibilità diventa un benefit competitivo per attrarre professionisti qualificati, soprattutto giovani talenti;
  • riduzione dei costi operativi: minori spese per spazi fisici, utenze e manutenzione quando i dipendenti lavorano da remoto per periodi prolungati;
  • destagionalizzazione delle ferie: distribuendo meglio le assenze durante l’anno si evitano periodi critici di sottorganico;
  • miglioramento del benessere dei dipendenti: dipendenti più sereni e motivati, con conseguente riduzione di stress, burnout e assenteismo;
  • employer branding: l’immagine aziendale ne beneficia, comunicando una cultura innovativa, flessibile e attenta al wellbeing.

È importante considerare anche le potenziali criticità che il Workation può comportare per le organizzazioni. Una valutazione equilibrata deve tenere conto dei seguenti aspetti problematici:

  • coordinamento e supervisione: la gestione di team distribuiti geograficamente richiede strumenti e competenze specifiche;
  • rischi per la sicurezza dei dati: connessioni pubbliche e dispositivi in ambienti non protetti possono esporre informazioni sensibili;
  • disuguaglianze interne: non tutti i ruoli permettono il workation, creando potenziali disparità di trattamento tra dipendenti;
  • difficoltà nella costruzione della cultura aziendale: la ridotta presenza fisica può indebolire il senso di appartenenza e la coesione del team;
  • complicazioni normative e fiscali: quando il workation si svolge in Paesi diversi, possono sorgere problematiche legali, assicurative e fiscali;
  • confini sfumati tra lavoro e tempo libero: rischio che i dipendenti lavorino costantemente, compromettendo il recupero psicofisico;
  • potenziale calo dell’efficienza: le distrazioni dell’ambiente vacanziero potrebbero ridurre la produttività di alcuni dipendenti.

Workation: i numeri del fenomeno

Il Workation ha visto la sua prima attuazione su scala nazionale nell’estate del 2020, dopo il primo lockdown. A inizio giugno, Airbnb segnalava come stesse emergendo dalle ricerche effettuate sulla piattaforma che molte famiglie cercavano di sfruttare la possibilità di lavorare da remoto per trascorrere l’estate in una casa che combinasse le esigenze lavorative degli adulti con quelle di svago dei più piccoli. Inoltre, una ricerca di JFC evidenziava come ben il 23,6% smart worker avesse scelto di lavorare da remoto in una località turistica, per un totale di circa 424.800 holiday worker, nella quasi totalità dei casi con famiglia al seguito, e una media di 42 giorni.

A qualche anno di distanza, la quota di holiday worker sul totale dei viaggiatori è in leggera flessione rispetto al boom iniziale, ma comunque significativa.

Secondo la Ricerca dell’Osservatorio Travel Innovation, infatti, nel 2024 circa il 15% dei viaggiatori italiani hanno lavorato da un posto di vacanza nell’ultimo anno. Dal punto di vista delle aziende, invece, l’Osservatorio Business Travel ha rilevato che in Italia circa il 70% delle imprese consente di lavorare da località di vacanza, alternando ore di lavoro a momenti di svago.

Possiamo dunque aspettarci dal Workation che, nonostante una fisiologica diminuzione del fenomeno, rimanga una pratica diffusa.

Inoltre, insieme al Workation molte aziende hanno attivato simultaneamente iniziative di Bleisure (termine che formato dall’unione delle parole “business” e “leisure”), come l’aggiunta di giornate extra-lavorative a seguito di un viaggio di lavoro o l’utilizzo dei punti fedeltà accumulati nelle trasferte per viaggi personali.

Gli impatti per il settore del Turismo

Un aspetto significativo del Workation riguarda gli impatti economici nel settore del turismo.

L’Holiday Working genera esternalità positive significative per territori tradizionalmente esclusi dai circuiti turistici principali. Luoghi come borghi rurali e piccole località, spesso afflitti da stagionalità e spopolamento, trovano nel Workation un’opportunità per diversificare l’economia locale. JFC aveva evidenziato che, sempre nel 2020, nel 92,3% dei casi i lavoratori agili in vacanza avevano scelto appartamenti e case in affitto o seconde case di proprietà o messe a loro disposizione da amici o familiari in località amene, ma spesso diverse dai grandi centri turistici.

Dall’altro lato, il fenomeno contribuisce a una maggiore sostenibilità, grazie alla distribuzione equilibrata dei visitatori, riducendo la pressione sulle destinazioni sovraffollate e favorendo interazioni più autentiche tra visitatori e comunità.

Un esempio di applicazione virtuosa del Workation è avvenuto nell’Oltrepò pavese, dove prima della pandemia il turismo stentava da anni, con ristoranti e alberghi sempre più vuoti. Per reazione alle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, il turismo su queste colline ha avuto un fortissimo impulso, e gli attori locali si sono attrezzati per sfruttare il rinnovato interesse potenziando i servizi, dai tour in bicicletta agli spazi di coworking.

Smart Working e Turismo in Italia: binomio vincente?

Per gli operatori del settore il fenomeno ha infatti aperto un mercato finora poco esplorato, ma decisamente promettente. Ma cosa accadrebbe se una destinazione Italiana fosse in grado di convincere solo lo 0,03% della popolazione dei Paesi freddi europei (Germania, Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, Polonia) a lavorare da remoto un mese in Italia? Si potrebbero raccogliere 1.400.000 notti in più, con il relativo indotto. Questi numeri cambierebbero le sorti di molte destinazioni, anche destagionalizzandole (maggio, nella maggior parte delle destinazioni italiane, offre un clima ampiamente migliore di molti Paesi freddi dell’Europa). Lo step successivo per la rivitalizzazione di queste aree è divenire attrattive anche per nuovi residenti, capaci di portare valore al territorio in modo continuativo. Con la ricchezza culturale e ambientale che hanno, tante regioni italiane potrebbero diventare il paradiso degli smart worker delle grandi aziende big tech.

Alla luce di queste osservazioni, possiamo affermare che il Workation rappresenta una nuova opportunità per lo sviluppo del Turismo. Con un serio piano di attrazione (non solo di turisti ma anche di residenti), tante destinazioni italiane potrebbero riscoprire una nuova giovinezza, risollevandosi dallo stato di spopolamento e abbandono a cui sembravano destinate, a favore di un Turismo più equilibrato e resiliente. Per fare tutto questo servono però servizi (connessione, istruzione e sanità in primis) e un serio piano di attrazione.

Lascia un commento

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments