Le ICO (Initial Coin Offering) hanno rivoluzionato il panorama del finanziamento aziendale, offrendo alle startup innovative un modo completamente nuovo di raccogliere capitali attraverso la tecnologia Blockchain. Negli anni, questo strumento ha attirato l’attenzione di investitori, regolatori e imprenditori di tutto il mondo.

In quest’articolo, realizzata dall’Osservatorio Blockchain & Web3 della POLIMI School of Management, scoprirai tutto quello che c’è da sapere sulle ICO: cosa sono esattamente, come funzionano, quali sono le diverse tipologie di token coinvolti, i rischi e le opportunità del settore, fornendo una panoramica completa di questo fenomeno.

Cosa sono le ICO (Initial Coin Offering)

Una ICO (acronimo di Initial Coin Offering, in italiano Offerta Iniziale di Moneta) è un meccanismo innovativo di finanziamento per nuove iniziative progettuali basate su tecnologia Blockchain. Attraverso questo strumento, le startup e le aziende possono raccogliere capitali vendendo ai finanziatori dei token digitali che garantiscono specifici diritti sull’iniziativa sviluppata.

Il concetto alla base delle ICO è relativamente semplice: invece di cercare finanziamenti attraverso canali tradizionali come banche o venture capitalist, le aziende creano e vendono token digitali direttamente agli investitori interessati.

Cos’è un Token e qual è la differenza con i Coin

Per comprendere appieno il funzionamento delle ICO, è fondamentale chiarire cosa si intende per token e come si differenzia dai coin.

Un token è un’unità digitale creata su una Blockchain che può rappresentare diversi tipi di valore o diritti.

A differenza delle criptovalute tradizionali (chiamate coin) come Bitcoin, Ethereum o Litecoin, che hanno una propria Blockchain indipendente, i token vengono generalmente creati su piattaforme Blockchain esistenti (come Ethereum) utilizzando standard specifici.

In altre parole:

  • i coin sono criptovalute “native” con una Blockchain propria (es. Bitcoin sulla blockchain Bitcoin);
  • i token sono unità digitali create su Blockchain già esistenti (es. molti token creati sulla blockchain di Ethereum).

Nel contesto delle ICO, benché il nome includa la parola “Coin”, nella maggior parte dei casi ciò che viene effettivamente venduto sono token, non coin con Blockchain indipendente.

I token possono assumere diverse forme e funzioni: possono garantire l’accesso a servizi futuri, rappresentare quote di proprietà, fungere da mezzo di pagamento all’interno di un ecosistema specifico, oppure conferire diritti di voto nelle decisioni aziendali.

Differenza tra IPO e ICO

Il termine Initial Coin Offering (ICO) deriva dal più tradizionale Initial Public Offering (IPO) utilizzato per indicare l’offerta pubblica di titoli di una società che intende quotarsi per la prima volta sul mercato azionario.

Benché entrambe le procedure abbiano l’obiettivo comune di raccogliere capitali per la realizzazione di un progetto, una ICO differisce tuttavia in due aspetti fondamentali:

  • oggetto principale dell’offerta: mentre nelle IPO vengono vendute azioni della società, nelle ICO l’oggetto principale dell’offerta è costituito da coin o token digitali;
  • luogo di svolgimento: le IPO si realizzano su mercati regolamentati e supervisionati dalle autorità finanziarie, mentre le ICO si svolgono su piattaforme Blockchain, generalmente con minori vincoli normativi.

Queste differenze sostanziali comportano implicazioni significative in termini di regolamentazione, trasparenza e tutela degli investitori, aspetti che hanno reso le ICO tanto attraenti quanto controverse nel panorama finanziario globale.

ICO e Blockchain: evoluzione del fenomeno

La storia delle ICO affonda le radici nei primi esperimenti di crowdfunding basato su Blockchain. I primi tentativi risalgono al luglio 2013, quando Mastercoin – un protocollo per creare nuove criptovalute sulla Blockchain di Bitcoin – riuscì a raccogliere 500.000 dollari semplicemente pubblicando un indirizzo Bitcoin a cui inviare i fondi. Questo approccio pionieristico dimostrò le potenzialità del finanziamento decentralizzato.

Nell’aprile 2014, Maidsafe – progetto scozzese per una rete internet decentralizzata – raggiunse un traguardo ancora più significativo, raccogliendo 7 milioni di dollari in sole 5 ore. Questi primi successi portarono alla necessità di creare standard più strutturati per il settore.

Il momento di svolta arrivò nel luglio 2014 con Ethereum, che raccolse 18,4 milioni di dollari sotto forma di donazione e lanciò una piattaforma rivoluzionaria insieme allo standard ERC20 per la creazione di nuovi token sulla propria Blockchain. Questo standard semplificò enormemente il processo di creazione e gestione dei token, aprendo la strada alla proliferazione delle ICO. Tuttavia, i primi problemi non tardarono ad arrivare. Nel giugno 2016, TheDAO subì un attacco informatico che portò al furto di 55 milioni di dollari, evidenziando i rischi di sicurezza legati a questo nuovo strumento di finanziamento.

Nonostante le difficoltà iniziali, il 2017 si rivelò l’anno del boom delle ICO. Ad aprile, Gnosis, una piattaforma di previsioni di mercato basata su Ethereum, raccolse 12,5 milioni di dollari in appena dodici minuti. A giugno, l’exchange israeliano Bancor stabilì un nuovo record raccogliendo 153 milioni di dollari in sole tre ore. Ad agosto dello stesso anno, le somme raccolte attraverso le ICO superarono per la prima volta gli investimenti dei venture capitalist tradizionali.

Il fenomeno raggiunse il mainstream quando, a settembre 2017, anche le celebrità iniziarono a sponsorizzare ICO: Paris Hilton promosse la piattaforma di Digital Marketing Lydian, che riuscì a raccogliere 11 milioni di dollari.

Come funziona una ICO: le 4 fasi di un processo tipico

Il processo di realizzazione di una ICO può essere descritto in 4 fasi principali:

  1. stesura di un whitepaper che descriva il progetto e il suo stato di avanzamento, il fabbisogno di finanziamento, quanti token resteranno in mano ai fondatori, con quali (cripto)valute si potranno acquistare i token e quanto durerà la campagna;
  2. attività di comunicazione, spesso attraverso la creazione di pagine di discussione dedicate, campagne sui social media e partecipazione a eventi del settore Blockchain; l’obiettivo è attrarre potenziali investitori e creare una community interessata al progetto;
  3. acquisto dei token da parte degli investitori attraverso le criptovalute specificate nel whitepaper: se non vengono raggiunti gli obiettivi di raccolta, i fondi vengono restituiti agli investitori, se invece vengono raggiunti i requisiti, i fondi raccolti vengono utilizzati per iniziare o completare il progetto;
  4. al termine della vendita iniziale, i token vengono inseriti nei listini di scambio (exchange) di criptovalute, dove possono essere liberamente scambiati tra gli utenti, creando un mercato secondario per il token.

Questo processo strutturato consente alle aziende di accedere a capitali globali in modo relativamente rapido, bypassando molte delle barriere tradizionali del finanziamento aziendale.

Il token al “centro” delle Initial Coin Offering

I token rappresentano dunque il cuore pulsante di ogni ICO, e la loro tipologia determina significativamente le caratteristiche dell’offerta e le implicazioni normative. Le tipologie di token oggetto dell’offerta nelle ICO possono essere riassunte in due principali categorie: utility token e security token.

Utility Token

Gli utility token rappresentano un modo per finanziare progetti che prima non potevano essere finanziati. Per consentire la costruzione di tali ecosistemi alcuni token possono essere “pre-estratti”, oltre che essere venduti in “crowd-sales” durante l’offerta di token. L’ utilità di questo token è che permetterà di accedere in futuro al prodotto o servizio di un’azienda.

Con la creazione di utility token, una startup può vendere “coupon digitali” per il servizio che sta sviluppando, proprio come ad esempio alcuni rivenditori di elettronica accettano preordini per videogiochi che verranno rilasciati solo dopo diversi mesi. Gli utility token rappresentano servizi o unità di servizi che possono essere acquistati. Una delle caratteristiche distintive degli utility token è che non sono progettati come strumento di investimento, il che li esenta dalle leggi che governano invece i titoli finanziari a tutela dei risparmiatori. Ciò rende il loro mercato più libero dai vari vincoli e controlli che altrimenti dovrebbero affrontare.

Per evitare complicazioni legali, i creatori di utility token spesso si riferiscono alle loro campagne di raccolta fondi utilizzando terminologie alternative come “eventi di generazione di token” (TGE) o “eventi di distribuzione di token” (TDE),evitando accuratamente di essere associati a qualcosa di assimilabile a un’offerta di titoli finanziari.

Security Token

security token (o asset token) rappresentano una categoria completamente diversa: sono token il cui valore è direttamente collegato a un bene esterno negoziabile. Questa tipologia diventa quindi assimilabile a titoli finanziari ed è quindi soggetta alle norme che li regolano. La mancata osservanza di tali norme e regolamenti potrebbe comportare sanzioni e potrebbe minacciare di far deragliare il progetto. Tuttavia, se le startup soddisfacessero tutti gli obblighi normativi, la Tokenized Security potrebbe avere il potenziale per un’ampia varietà di applicazioni. La più promettente delle quali è la possibilità di emettere token che rappresentino azioni della società.

Initial Coin Offering: opportunità e rischi

Il fenomeno delle ICO ha mostrato fin dall’inizio la sua natura dual: da un lato rappresenta un’opportunità rivoluzionaria per l’innovazione finanziaria, dall’altro ha esposto il mercato a rischi significativi, inclusi tentativi di frode e truffe.

I problemi sono emersi con particolare evidenza durante il periodo di massima popolarità.. Nel dicembre 2017, e nei mesi successivi, diversi casi hanno evidenziato le vulnerabilità del sistema: PlexCoin viene bloccata perché accusata di dichiarare ritorni sugli investimenti impossibili da ottenere e di aver utilizzato falsi esperti per certificarli; i fondatori di Centra (sponsorizzata da Floyd Mayweather) vengono riconosciuti colpevoli di frode. I fondatori di Benebit, che avevano fornito generalità false, chiudono tutti gli account della startup e spariscono con i 2,7 milioni raccolti.

Di fronte a questi problemi, i regolatori iniziarono a intervenire con decisione. Nel gennaio 2018, Facebook, seguita poi da Google, vietò le campagne che pubblicizzano ICO e criptovalute. La Cina adottò una posizione ancora più drastica, vietando completamente le ICO e dichiarando le vendite di token “illegal and disruptive to economic and financial stability“. Nel febbraio 2018, invece, l’Autorità svizzera di vigilanza dei mercati finanziari pubblicò le prime linee guida strutturate per chi desiderava lanciare una ICO, tentando di creare un framework normativo più chiaro..

Attualmente il panorama normativo delle ICO è ancora frammentato. Paesi come Svizzera e Malta adottano un approccio favorevole e regolato per attrarre capitali. L’Unione Europea, con il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), ha introdotto una disciplina più chiara e organica per il settore delle criptovalute. Gli Stati Uniti, invece, mantengono una posizione cauta: la SEC (Securities and Exchange Commission, l’Autorità americana di vigilanza sui mercati finanziari) considera molte ICO come offerte di titoli. La Cina vieta le ICO in modo rigoroso, mentre la Corea del Sud si sta muovendo da un approccio restrittivo verso una regolamentazione più strutturata.

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