L’IMPATTO DELLO SMART WORKING SULLA SOSTENIBILITÀ

A cura di:
Fiorella Crespi – Direttore dell’Osservatorio Smart Working
Giacomo Spiccia – Analista dell’Osservatorio Smart Working

L’adozione di un modello di Smart Working può innescare diversi effetti positivi in termini di sostenibilità. Come i nuovi modelli di lavoro possono giocare un ruolo fondamentale nelle strategie di aziende e Paesi che si pongono l’obiettivo di essere più sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico?

Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, lo Smart Working aiuta a diminuire l’impatto ecologico in diversi modi. In primo luogo, un utilizzo intelligente del lavoro a distanza permette di ridurre significativamente gli spostamenti quotidiani verso la sede aziendale. Questo si traduce in effetti diretti e indiretti: i primi riguardano la riduzione dei consumi di combustibili fossili e delle emissioni, con un conseguente abbassamento del livello di inquinamento atmosferico. I secondi riguardano gli impatti su città e territori: la diminuzione degli spostamenti casa-ufficio può rendere più efficiente l’intera gestione del sistema dei trasporti, grazie alla diminuzione della congestione dovuta al traffico urbano. I dati a riguardo raccolti dall’Osservatorio Smart Working nel 2021 parlano chiaro: solo considerando l’impatto legato alla riduzione degli spostamenti, è stato stimato un potenziale risparmio in termini di CO2 prodotta pari a 1,8 milioni di tonnellate all’anno, che corrisponde all’anidride carbonica assorbita da 51 milioni di alberi.
 
Lo Smart Working incide significativamente anche sulla sostenibilità sociale, incrementando il benessere e i livelli di soddisfazione dei dipendenti, resi più autonomi e più responsabili dei propri risultati. Il minor tempo dedicato al commuting consente un miglioramento in termini di work-life balance, che potrebbe portare ad un impatto positivo sulla gestione familiare e in termini di parità di genere. La corretta applicazione dello Smart Working – grazie ad una ri-organizzazione del lavoro che ribalti l’approccio presenzialista – potrebbe aiutare a ridurre il gender gap, redistribuendo in modo più equo gli impegni genitoriali. In questo senso, i dati dell’Osservatorio del 2021 ci dicono che le imprese ritengono che lo Smart Working abbia un impatto positivo sul supporto alla genitorialità, sull’inclusione delle persone che lavorano lontano dalla sede lavorativa e sul supporto alla disabilità.

La possibilità di lavorare in modo flessibile, in termini di luogo e tempo, ha delle implicazioni anche dal punto di vista economico. Adottando la prospettiva del lavoratore non è possibile definire in modo univoco il “segno” di tale bilancio. Infatti, se è evidente il risparmio consentito dagli spostamenti evitati, su altre dimensioni di spesa il risultato può dipendere anche dalle scelte e le policy dell’azienda. Tra queste vi sono le spese per il pasto, infatti a seconda possibilità o meno di fruire del buono pasto/indennizzo vi può essere un impatto economico o meno sul lavoratore. Allo stesso modo anche per le spese per la connettività, i device tecnologici e le utenze domestiche: i costi in questo senso potrebbero aumentare o diminuire a seconda delle policy in termini di rimborsi o bonus offerti dalle organizzazioni.
 
Il fatto di non doversi recare tutti i giorni in ufficio sta poi spingendo alcune persone scegliere di vivere al di fuori delle grandi città. Queste scelte hanno una duplice implicazione, il primo è quello di permettere un risparmio economico ai lavoratori. Secondo quanto riportato da un Dossier di Confesercenti, il 20% dei lavoratori fuorisede ha approfittato del lavoro agile per cambiare città. Inoltre, i dati sulla compravendita delle abitazioni situate nei comuni minori hanno registrato una crescita del 30,9% nell’ultimo trimestre del 2021, a confronto dello stesso periodo del 2019. Sfruttando questa tendenza, l’adozione strutturale dello Smart Working consentirebbe di ridurre del 10% il differenziale medio dei prezzi centro-periferia, con effetti diretti sulla vita di milioni di lavoratori.

Il secondo aspetto da considerare, in una prospettiva di medio-lungo periodo, è la possibilità di assistere ad un ripopolamento di piccoli centri e periferie, una riscoperta di territori lontani dalle grandi città.
Infine, un nuovo fenomeno connesso alla crescita di flessibilità nelle modalità di lavoro è “il lavoro disperso”, inteso come la possibilità di svolgere le proprie attività anche in luoghi molto distanti dalla sede aziendale per lunghi periodi. Molte persone stanno sfruttando questa possibilità integrando il lavoro da remoto con periodi di vacanza, dando un impulso positivo alle attività turistiche anche al di fuori dei periodi di alta stagione.

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