Creative Confidence, ovvero: coinvolgere le persone per dare loro maggiore confidenza con i processi creativi. Anche in questo caso parliamo di Design Thinking, il modello innovativo che, miscelando analisi e intuito, sta rivoluzionando le imprese.
Il Creative Confidence, in sostanza, è un’interpretazione molto diffusa del Design Thinking. Un approccio che ha un’ambizione abbastanza chiara: quella di stimolare imprenditorialità all’interno delle organizzazioni.
Le basi del modello Creative Confidence
Il paradigma del Design Thinking, con questo approccio, viene valorizzato nella sua abilità di creare confidenza con i processi creativi e innovativi che contraddistinguono l’innovazione. Del resto, oggi, è sempre più frequente fra le aziende la necessità di trovare nuove strade per l’innovazione e di trasmettere ai propri dipendenti il senso e la volontà di innovare. Ecco: l’approccio Creative Confidence ha proprio il crisma per porsi come strumento capace di aiutare le aziende a raggiungere questi obiettivi.
Come? Stimolando, ad esempio, attitudini alla base del Design Thinking. Dall’empatia, alla tolleranza al rischio ed al fallimento, fino alla capacità di gestire l’ambiguità e l’incertezza. Il Creative Confidence, insomma, crea all’interno delle organizzazioni i presupposti perché possano essere innovative e inclini al cambiamento.
La diffusione del Creative Confidence
C’è da dire che rispetto ad altre tipologie Design Thinking (basti pensare agli approcci Sprint Execution e Creative Problem Solving) il Creative Confidence è meno diffuso. Questo perché si tratta di un modello ancora in fase embrionale. Questo approccio è adottato soprattutto dai consulenti strategici (54%), seguiti dagli studi di design(35%) e dagli sviluppatori tecnologici (27%), mentre non è presente fra le agenzie digitali.
La minore diffusione di questo modello si riflette anche nel suo peso sui risultati finanziari delle imprese: i servizi basati su questo approccio valgono il 35% del fatturato annuale, di cui il 54,3% concentrato nell’ambito People (30,6% organizzazione e processi e 23,7% cultura aziendale), il 26,3% nell’ambito Solution (di cui il 16,2% nei servizi) e il 19,4% nell’ambito Direction (in cui spicca il 12,7% per il business model).
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