Il settore agricolo italiano si trova ad affrontare sfide senza precedenti: dalla necessità di incrementare la redditività al contrasto dei cambiamenti climatici, dalla tutela della biodiversità alla riduzione degli sprechi alimentari. In questo scenario complesso, l’agricoltura rigenerativa sta emergendo come una delle soluzioni più promettenti ed efficaci, tanto da essere adottata dal 53% delle aziende agricole giuridicamente strutturate.

Basandoci sui dati della ricerca condotta dall’Osservatorio Food Sustainability della POLIMI School of Management, scopriremo come questo approccio innovativo stia trasformando il panorama agroalimentare italiano. L’agricoltura rigenerativa combina sapientemente pratiche tradizionali consolidate con tecnologie all’avanguardia, rappresentando non solo una tendenza, ma un vero e proprio pilastro fondamentale per la transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili.

Che cos’è l’agricoltura rigenerativa: definizione e principi

L’agricoltura rigenerativa è un sistema di pratiche agricole che si basa sull’uso sostenibile e rigenerativo delle risorse naturali. L’obiettivo principale è prevenire l’esaurimento delle risorse e ridurne lo spreco, tutelando e migliorando il “capitale naturale” attraverso strategie che rigenerano i suoli e proteggono la biodiversità.

Nel mondo agricolo italiano, questo sistema ha da sempre rappresentato la base del buon funzionamento del settore agroalimentare. Oggi vengono sviluppati nuovi prodotti innovativi, come pannelli isolanti realizzati con la pula di riso, cibi ad alto valore nutrizionale processati nel post-raccolta, e tecnologie avanzate per il recupero energetico e il compostaggio.

Come funziona l’agricoltura rigenerativa: il sistema dell’economia circolare

Il funzionamento dell’agricoltura rigenerativa si basa su un approccio sistemico che integra diversi elementi in un ciclo virtuoso. Il filo rosso che collega tutte le azioni è l’economia circolare: si riusano eccedenze e sottoprodotti, si riciclano e recuperano gli scarti, si tutela e migliora il “capitale naturale”.

Questo sistema opera attraverso quattro pilastri principali:

  • tutela della biodiversità e degli ecosistemi: rappresenta la base del sistema, creando ambienti agricoli resilienti e garantendo i servizi ecosistemici essenziali come l’impollinazione naturale, il controllo biologico dei parassiti e la regolazione del ciclo dell’acqua;
  • input produttivi circolari: utilizzo di materie prime ricavate da scarti di processo precedenti, acqua riutilizzata ed energie da fonti rinnovabili, creando un ciclo produttivo autosufficiente;
  • valorizzazione delle eccedenze: le eccedenze di produzione vengono trasformate in opportunità attraverso il recupero, la donazione e la ritrasformazione, evitando sprechi e generando valore aggiunto;
  • gestione di scarti e biomasse: scarti e biomasse diventano materie prime per l’industria, fertilizzanti agricoli o altre applicazioni, trasformando completamente il concetto di rifiuto in risorsa;
  • integrazione sistemica: ogni elemento del processo è progettato per supportare gli altri, creando sinergie che ottimizzano l’uso delle risorse naturali e massimizzano l’efficienza produttiva.

Le principali pratiche dell’agricoltura rigenerativa

L’agricoltura rigenerativa si articola attraverso diverse tecniche specifiche che stanno dimostrando la loro efficacia nel panorama agricolo italiano. Queste pratiche operano in sinergia per creare un sistema integrato capace di rispondere alle sfide contemporanee del settore. Vediamo di seguito le principali.

Agricoltura integrata

L’agricoltura integrata rappresenta la pratica più diffusa e combina metodi biologici con approcci tradizionali per ridurre l’uso di input chimici, mantenendo al contempo elevati standard produttivi e la qualità dei raccolti.

Agricoltura conservativa

L’agricoltura conservativa si concentra sulla riduzione delle lavorazioni del terreno. Questa pratica migliora la struttura del suolo, aumenta la sua capacità di trattenere acqua e carbonio, e riduce significativamente l’erosione.

Gestione circolare dei residui

La maggior parte delle imprese agricole adotta in modo pragmatico strategie per valorizzare eccedenze, residui e scarti della produzione agricola. Questo approccio trasforma ogni elemento del processo produttivo in una risorsa utile, eliminando il concetto tradizionale di rifiuto e creando opportunità economiche aggiuntive.

Benefici e vantaggi per le aziende agricole

L’adozione di pratiche rigenerative genera vantaggi concreti e misurabili per le aziende agricole italiane. Sul fronte ambientale, queste tecniche contribuiscono a ridurre le pressioni sul suolo e tutelare le risorse idriche e la biodiversità, aiutando le imprese ad adattarsi a condizioni climatiche sempre più estreme e imprevedibili.

Dal punto di vista economico, l’agricoltura rigenerativa permette alle aziende di incrementare la redditività attraverso la riduzione dei costi di input, il recupero di valore dalle eccedenze e la trasformazione degli scarti in fonti di reddito aggiuntive.

I vantaggi operativi includono:

  • riduzione della dipendenza da input esterni costosi;
  • miglioramento della fertilità naturale dei suoli;
  • diversificazione delle fonti di reddito attraverso il recupero di sottoprodotti;
  • maggiore resilienza delle colture agli stress climatici;
  • accesso a mercati premium sempre più sensibili alla sostenibilità.

Agricoltura rigenerativa in Italia: i numeri

I dati dell’Osservatorio Food Sustainability sull’anno 2024rivelano un quadro incoraggiante per l’adozione di pratiche rigenerative nel nostro Paese.

Le pratiche rigenerative si posizionano al primo posto tra le strategie circolari adottate in Italia, con il 53% delle aziende agricole che le applica attivamente. Questo dato assume ancora maggiore rilevanza considerando che il 74% delle aziende agricole con forma giuridica strutturata adotta almeno una pratica circolare.

Analizzando le singole pratiche, emerge che il 45% delle aziende implementa strategie di agricoltura integrata, mentre il 38% delle imprese utilizza tecniche di agricoltura conservativa. La sensibilità verso la protezione dell’ambiente si manifesta anche attraverso la tutela della biodiversità, praticata dal 20% delle aziende, e le attività dirette al mantenimento degli ecosistemi, realizzate dal 16% delle realtà agricole.

Un aspetto particolarmente interessante riguarda la diffusione trasversale di queste pratiche: l’adozione varia in base alle dimensioni aziendali dall’82% delle imprese molto grandi al 73% delle piccole imprese, dimostrando come le pratiche rigenerative siano accessibili e vantaggiose per realtà di diverse dimensioni.

Sfide e opportunità future

Le pressioni economiche e ambientali che il settore agricolo italiano deve affrontare richiedono un approccio multidimensionale. Come evidenziato dalla ricerca dell’Osservatorio, non può esserci vera sostenibilità se non si preservano, oltre all’ambiente, la competitività, la redditività e l’attrattività dell’agricoltura.

Il passaggio da una visione fortemente ambientale della sostenibilità a un approccio più multidimensionale che considera gli aspetti economici e sociali rappresenta una delle sfide principali. La maggior parte degli schemi di valutazione nel settore agroalimentare tendono a concentrarsi sugli aspetti ambientali, tralasciando fattori cruciali per la sopravvivenza del settore.

L’implementazione dell’agricoltura rigenerativa richiede collaborazioni di sistema e approcci inclusivi che coinvolgano tutti gli attori della filiera. Nessuno deve essere lasciato indietro, a partire dagli agricoltori fino ai consumatori e cittadini.

Il futuro dell’agricoltura italiana

L’agricoltura rigenerativa non è solo una tendenza, ma una rivoluzione necessaria per garantire la sicurezza alimentare, la sostenibilità ambientale e la prosperità economica del settore agroalimentare italiano. I dati dell’Osservatorio Food Sustainability dimostrano che questa transizione è già in atto, con oltre la metà delle aziende italiane che hanno abbracciato pratiche rigenerative.

Il successo di questo modello dipende dalla capacità di sviluppare sinergie efficaci tra tutti gli elementi del sistema produttivo e dalla promozione di un approccio sistemico alla sostenibilità. La strada è tracciata: ora serve lavorare sulle collaborazioni, sulla valorizzazione delle relazioni e sullo sviluppo di approcci multidimensionali, sempre con il supporto dell’innovazione.

L’agricoltura italiana ha l’opportunità di diventare un modello di riferimento mondiale per la transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili, valorizzando al massimo le proprie risorse e competenze distintive. Il futuro del settore è nelle pratiche che rigenerano, non solo che producono.

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