Nell’ultimo decennio si è affermata la necessità di affrontare un cambio di paradigma per perseguire due principali traiettorie di trasformazione – la transizione digitale e quella verde – in un’ottica sempre più umano-centrica. Nel 2025, i cambiamenti geopolitici hanno modificato le priorità a livello nazionale e internazionale, riducendo apparentemente l’urgenza della transizione green. Tuttavia, rimane fondamentale innovare per usare meglio le risorse, affrontare il cambiamento climatico e ridurre le disuguaglianze. La Twin Transition (doppia transizione, digitale e verde) non comporta solamente effetti ambientali e sociali, ma offre nuove opportunità attraverso la creazione di nuovi mercati e alla spinta all’innovazione. Per questo, anche se i governi potrebbero dare meno attenzione al tema, imprese e leader aziendali dovrebbero continuare a promuovere questa trasformazione.
È proprio in questo scenario complesso che la Twin Transition acquisisce rilevanza strategica per le PMI italiane. I dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della POLIMI School of Management dipingono però uno scenario in chiaroscuro: il 54% delle piccole e medie imprese dichiara di investire intensamente nel digitale, mentre il 76% riconosce la transizione green come obiettivo prioritario. Eppure, solo il 20% ha sviluppato progetti che prevedono l’impiego di tecnologie avanzate come Big Data, Blockchain o Intelligenza Artificiale, e appena il 27% ha individuato una figura di coordinamento per la sostenibilità ambientale.
Cos’è la Twin Transition: oltre la definizione teorica
La Twin Transition, letteralmente “doppia transizione”, rappresenta l’integrazione sinergica tra Trasformazione Digitale e transizione ecologica. Non si tratta semplicemente di digitalizzare i processi e contemporaneamente ridurre l’impatto ambientale, ma di creare un circolo virtuoso dove il digitale diventa l’abilitatore della sostenibilità e viceversa.
Il concetto, nato in ambito europeo e posto al centro del Green Deal, si basa su una premessa fondamentale: le sfide del cambiamento climatico e della competitività economica nell’era digitale non possono essere affrontate separatamente. Come sottolinea la Commissione Europea, l’obiettivo non è “scegliere uno a scapito dell’altro, ma trovare un percorso sinergico che sfrutti gli sviluppi digitali per spingere avanti le iniziative verdi”.
Nella pratica, questo significa che un’azienda manifatturiera che implementa sensori IoT per monitorare i consumi energetici non sta solo digitalizzando i suoi processi, ma sta creando le basi per un modello di produzione più sostenibile. Allo stesso tempo, l’obiettivo di ridurre le emissioni spinge verso soluzioni tecnologiche innovative che altrimenti non sarebbero state considerate. Emerge, inoltre, chiaramente il fatto che, il perseguimento di questa sinergia, comporti numerosi vantaggi per l’azienda: minori costi energetici, maggiore controllo sulla qualità della produzione, possibilità di operare in filiere regolamentate e con aziende soggette a obblighi di rendicontazione, migliore reputazione presso clienti e consumatori, opportunità di servire nuovi mercati e acquisire un vantaggio competitivo.
La Ricerca dell’Osservatorio evidenzia che il 57% delle PMI italiane impiega già strumenti digitali per perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, segno che la Twin Transition non è solo un’aspirazione teorica ma una realtà emergente nel tessuto imprenditoriale nazionale.
Gli approcci strategici alla Twin Transition
L’implementazione della Twin Transition richiede un cambio di paradigma culturale prima ancora che tecnologico. Non basta aggiungere tecnologie digitali ai processi esistenti o adottare pratiche green isolate: serve una visione sistemica che riprogetti il modello di business dall’interno.
L’approccio “by digital” e “in digital”
Come evidenziato da esperti del settore, la Twin Transition si articola su due dimensioni complementari. La prima, definita “sustainability by digital”, utilizza le tecnologie digitali per abilitare la sostenibilità: dalle piattaforme di analisi dei dati che ottimizzano i consumi energetici, ai sistemi di tracciabilità che garantiscono la trasparenza della filiera produttiva.
La seconda dimensione, “sustainability in digital”, si concentra sulla sostenibilità del digitale stesso. È un paradosso spesso trascurato: l’industria IT è responsabile di circa il 4% delle emissioni globali, percentuale destinata a salire al 14% entro il 2040. Ecco perché la Twin Transition non può ignorare l’impatto ambientale delle infrastrutture digitali, dai data center alle reti di telecomunicazione.
La progettazione circolare dei processi
Il vero salto qualitativo avviene quando le aziende iniziano a riprogettare i propri modelli di business secondo i principi dell’economia circolare, utilizzando il digitale come elemento abilitante. Questo approccio non si limita al riciclo o alla riduzione degli sprechi, ma ripensa completamente il ciclo di vita dei prodotti e dei servizi.
Alcuni esempi mostrano PMI che stanno sviluppando piattaforme digitali per la condivisione di risorse con altri stakeholder. Altri riguardano la creazione di marketplace per materiali di scarto che diventano materie prime per altre aziende. Il digitale diventa così il collante che trasforma scarti isolati in ecosistemi produttivi interconnessi.
La situazione italiana: luci e ombre della doppia transizione
Il panorama italiano mostra segnali incoraggianti ma anche criticità strutturali che richiedono attenzione. La ricerca degli Osservatori Digital Innovation rivela che, nonostante l’interesse crescente, il passaggio dalla teoria alla pratica presenta ancora ostacoli significativi.
I progressi nella digitalizzazione
Sul fronte digitale, le PMI italiane hanno compiuto passi importanti. Il 54% dichiara un elevato livello di investimento in tecnologie digitali, nonostante l’incertezza economica globale. Sono molto diffuse le soluzioni di sicurezza informatica, i software gestionali e gli applicatori di collaborazione, segno che le basi della digitalizzazione si stanno consolidando, ma le PMI ancora faticano nell’integrazione dei diversi strumenti adottati.
Particolarmente significativo è il ricorso agli strumenti agevolativi pubblici: il 45% delle PMI ha utilizzato incentivi, principalmente per iniziative di trasformazione digitale. Il PNRR e le politiche regionali stanno effettivamente sostenendo questa trasformazione, anche se permangono problemi di complessità burocratica e difficoltà nell’accesso alle informazioni.
Le sfide della transizione green
La transizione ecologica presenta un quadro più frammentato. Mentre il 76% delle PMI dichiara la sostenibilità come priorità, solo il 27% ha individuato figure dedicate al coordinamento. Questo dato rivela uno degli ostacoli principali alla Twin Transition: la mancanza di competenze integrate che sappiano coniugare sostenibilità e innovazione digitale.
Le motivazioni dietro l’interesse per la sostenibilità sono spesso ancora legate a fattori esterni: miglioramento della reputazione aziendale, efficienza operativa, conformità normativa. Mancano ancora quegli impulsi che testimoniano una “elaborazione culturale autonoma” sul tema, come evidenziato dalla Ricerca.
Il gap delle competenze specialistiche
Una delle criticità più evidenti riguarda la carenza di competenze. Il 34% delle PMI identifica nell’assenza di adeguate competenze digitali l’ostacolo principale alla digitalizzazione. È poco frequente l’inserimento di laureati STEM (acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics), dottori di ricerca o diplomati di alta formazione, figure che sarebbero cruciali per guidare l’integrazione tra digitale e sostenibilità.
Questo gap si riflette anche nella bassa adozione di tecnologie avanzate: solo un ristretto numero di aziende ha sviluppato progetti con Big Data, Blockchain, Intelligenza Artificiale o realtà aumentata. Sono proprio queste tecnologie, però, che potrebbero abilitare i modelli di business circolari più innovativi.
Le tecnologie abilitanti della Twin Transition
La Twin Transition non è neutra rispetto alle tecnologie: alcune soluzioni digitali si prestano meglio di altre a creare sinergie con gli obiettivi di sostenibilità. La scelta delle tecnologie giuste diventa quindi strategica per il successo dell’approccio integrato.
Internet of Things e sensoristica avanzata
I sensori IoT rappresentano probabilmente la tecnologia più matura per la Twin Transition. Permettono di monitorare in tempo reale consumi energetici, emissioni, sprechi e inefficienze, creando la base dati necessaria per ottimizzazioni continue. Il loro impatto va oltre il semplice monitoraggio: abilitano modelli di manutenzione predittiva che prolungano la vita dei macchinari e riducono i consumi.
Intelligenza Artificiale e Machine Learning
L’AI gioca un ruolo cruciale nell’analisi dei Big Data generati dai sistemi di monitoraggio, identificando pattern e correlazioni non evidenti. Gli algoritmi di Machine Learning possono ottimizzare automaticamente i processi produttivi, ridurre gli sprechi e prevedere i fabbisogni energetici con precisione crescente.
Blockchain per la tracciabilità
La Blockchain si è affermata come tecnologia chiave per garantire la trasparenza delle filiere produttive, elemento essenziale per i modelli di economia circolare. Permette di tracciare l’origine dei materiali, certificare processi sostenibili e creare sistemi di incentivi per comportamenti virtuosi lungo tutta la catena del valore.
Digital Twin e simulazione
I “gemelli digitali” permettono di simulare l’impatto ambientale di diverse scelte produttive prima di implementarle fisicamente, riducendo sprechi e ottimizzando l’uso delle risorse. Questa tecnologia è particolarmente promettente per le PMI manifatturiere che vogliono testare scenari di circolarità.
L’ecosistema di supporto: dal PNRR alle iniziative regionali
La Twin Transition non può essere affrontata dalle singole imprese in isolamento: richiede un ecosistema di supporto che faciliti l’innovazione e la condivisione di conoscenze. In Italia, questo ecosistema si sta strutturando attorno a diverse iniziative pubbliche e private.
Il ruolo del PNRR
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza pone la Twin Transition al centro della strategia di sviluppo italiana. Le sei missioni del PNRR sono progettate per creare sinergie tra digitalizzazione e sostenibilità, con investimenti significativi in infrastrutture digitali, transizione ecologica e innovazione.
Il 37% delle PMI che hanno accesso a strumenti agevolativi li utilizza per lo sviluppo di competenze per la transizione digitale, segno che il sistema di incentivi sta iniziando a funzionare. Tuttavia, permangono criticità nella comunicazione e nell’accessibilità delle misure, specialmente per le imprese più piccole.
Competence Center e Digital Innovation Hub
Le reti dei Competence Center,dei Digital Innovation Hub, dei Punti Impresa Digitale edei più recenti European Digital Innovation Hub rappresentano un’infrastruttura cruciale per supportare le PMI nella Twin Transition. Questi centri offrono competenze specialistiche, laboratori attrezzati e progetti pilota che permettono alle imprese di sperimentare soluzioni innovative senza investimenti iniziali eccessivi.
La Ricerca evidenzia che l’accesso a questi centri è ritenuto abbastanza agevole (solo il 7% delle PMI lo considera una criticità), ma è ancora bassa la percentuale di imprese che se ne avvale attivamente (9% delle PMI che collaborano con enti esterni per progetti di Digital Transformation). C’è quindi margine per aumentare l’utilizzo di queste risorse.
Collaborazioni territoriali e filiere integrate
Le esperienze più interessanti di Twin Transition emergono spesso da collaborazioni territoriali che coinvolgono più attori della stessa filiera. I distretti industriali italiani, con la loro tradizione di cooperazione, si stanno rivelando terreno fertile per progetti integrati di digitalizzazione, sostenibilità e per lo sviluppo di competenze distintive in questi ambiti.
Il futuro della Twin Transition in Italia
Nonostante le potenzialità evidenti, la Twin Transition deve ancora superare ostacoli significativi per diffondersi capillarmente nel tessuto imprenditoriale italiano.
Il problema principale riguarda la governance dei progetti integrati: tradizionalmente, le competenze digitali e quelle ambientali risiedono in aree aziendali diverse, con linguaggi e obiettivi non sempre allineati. La mancanza di figure di coordinamento integrate (solo il 27% delle PMI le ha individuate) riflette questa difficoltà organizzativa.
Sul fronte finanziario, il 47% delle PMI utilizza esclusivamente risorse proprie per la trasformazione, limitando l’ambizione dei progetti e rallentando l’adozione di tecnologie avanzate. Il ricorso a strumenti innovativi come equity o minibond rimane ancora marginale, perdendo opportunità che potrebbero accelerare il processo. Il rischio è che solo le PMI dotate di sufficiente liquidità propria continuino a investire in Trasformazione Digitale, accentuando il divario tra le imprese più solide e quelle più fragili.
Un elemento critico emerso dalla ricerca riguarda le disparità nella connettività: il 41% delle PMI non dispone di connessione FTTH, con percentuali che nelle province meno coperte scendono sotto il 30%. Paradossalmente, questo gap può trasformarsi in opportunità per progettare fin dall’origine infrastrutture digitali sostenibili.
La strada verso una Twin Transition di successo richiede un cambio di paradigma a tutti i livelli. Le PMI devono superare la logica degli interventi tattici isolati e sviluppare una visione strategica che integri sostenibilità e digitalizzazione nel DNA aziendale. L’ecosistema di supporto deve semplificare l’accesso agli strumenti disponibili e personalizzare l’offerta sulle specificità settoriali, mentre a livello sistemico l’Italia deve continuare a investire in infrastrutture e competenze ibride.
Come sottolinea Claudio Rorato, “risulta cruciale l’apporto dell’ecosistema. Tutte le parti in causa devono aiutare le PMI a navigare la complessità, favorire l’innesco di processi di contaminazione e promuovere una vera cultura dell’innovazione”. La Twin Transition non è più un’opzione per il futuro, ma una necessità per il presente. Le PMI che sapranno cogliere per prime questa opportunità non solo contribuiranno a un’economia più sostenibile, ma si posizioneranno come leader nei mercati di domani.
Contenuti suggeriti dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI