AZIENDA

Fondata in Olanda nel 1960, Randstad è una società leader al mondo nei servizi per
le risorse umane. Nel 2021 ha trovato lavoro a circa 2 milioni di persone e formato
450.000 talenti in 38 Paesi raggiungendo un fatturato complessivo pari a 24,6 miliardi
di euro. Randstad è presente in Italia dal 1999 e conta oggi più di 300 filiali e circa 3000
dipendenti.

ESIGENZA

Il settore in cui Randstad opera sta vivendo un importante periodo di transizione
e mutamenti. La diffusione di nuovi scenari digitali sta rivoluzionando il modo di
interfacciarsi con lavoratori e imprese, sta cambiando le dinamiche di mercato e
impattando il ruolo stesso di Randstad. Come evidenziato da Luca Fallica, Head Program
Management & Digital Innovation di Randstad Italia, “per rispondere a questi continui
stimoli abbiamo approntato una nuova strategia digitale, con l’obiettivo di cogliere
rapidamente le opportunità offerte dalle tecnologie emergenti, sperimentando nuovi
concept e modelli di business. Il tutto con la precisa volontà di mantenere sempre la
persona al centro dei nostri progetti innovativi, puntando ad un incrocio virtuoso tra
relazioni umane e tecnologia.”

SOLUZIONE IMPLEMENTATA

Per meglio perseguire questa direzione, Randstad Italia ha definito una nuova struttura
di Digital Innovation e inserito la figura di Digital Innovation Manager ricoperta da Matteo
Malvicini. Tale struttura ha l’obiettivo di sviluppare attività di scouting di nuovi trend
tecnologici e opportunità digitali da sperimentare ed eventualmente industrializzare in
azienda. In questo processo, il legame con il business è fondamentale e le attività di
scouting di innovazioni sono guidate dalla volontà di rispondere a concreti bisogni e
obiettivi di business, avendo al tempo stesso una componente fortemente proattiva volta ad
individuare nuove opportunità intercettate all’esterno. Per alimentare e stimolare il legame
tra business e tecnologia, Randstad Italia ha in previsione la definizione di nuove figure
professionali che abbiano il compito di facilitare questa condivisione e contaminazione
reciproca.
“Sin da subito abbiamo cercato di diffondere in azienda un approccio culturale che fosse il
più possibile indirizzato all’imprenditorialità e all’accettazione delle novità e del rischio che
ne possono derivare. Per fare davvero innovazione vogliamo puntare sul coinvolgimento
concreto della popolazione aziendale in modo trasversale e su un approccio fortemente
indirizzato all’innovazione aperta”, ha commentato Matteo Malvicini. La struttura di
Digital Innovation ha da subito voluto cogliere le opportunità derivanti da approcci di
Open Innovation, in primis guardando proprio alle startup come attori da cui trarre spunti
di innovazione e con cui sviluppare nuove progettualità. Anche da questa spinta deriva
la decisione di Randstad Italia di aderire alla nona edizione dell’Osservatorio Startup
Thinking del Politecnico di Milano.

BENEFICI

In poco più di metà anno la struttura Digital Innovation di Randstad Italia ha avviato in modo
diffuso attività di scouting di startup ed è stata in grado di incontrarne quasi 100. Queste
interazioni hanno permesso di approfondire aree nuove e sviluppare conoscenza su temi
prima inesplorati dall’azienda, e hanno portato alla nascita di collaborazioni concrete in
diversi ambiti, tra cui l’Artificial Intelligence in ambito di Digital Marketing, progetti digitali
paperless, la Digital Adoption, la blockchain, NFTs e, non ultimo, il metaverso.
La soluzione in ambito metaverso è un caso particolarmente significativo perché vede
Randstad Italia come la prima società di recruiting a livello mondiale ad aver sviluppato
una soluzione di business nel metaverso. Sono stati sviluppati ambienti digitali pensati
per fornire un’esperienza phygital a clienti e collaboratori, dove è possibile organizzare
colloqui, meeting, eventi e webinar. Questo è solo il punto di partenza di un progetto tramite
il quale Randstad Italia si vuole configurare come pioniere non solo nel proprio settore,
contribuendo all’innovazione dell’ecosistema digitale italiano, favorendo l’adozione di
nuove tecnologie ad aziende partner e non solo.