A gennaio è stata divulgata una notizia che era attesa da tempo nel mondo del Supply Chain Finance. Dopo diversi annunci, è stata realizzata un’operazione di Inventory Finance, basata su pegno rotativo non possessorio, agevolata da tecnologia blockchain. L’applicazione è avvenuta a beneficio di Latteria Soresina, che ha così ottenuto un finanziamento usando come garanzia le proprie forme di Grana Padano.
Qualcuno che leggerà questo articolo potrà pensare che sia qualcosa di già visto, non è di certo la prima volta che si discute di finanziamento delle scorte su un bene come il Grana Padano, cioè un formaggio che richiede un lungo periodo di stagionatura. Che cosa porta allora a considerare questa operazione la prima in Europa con queste caratteristiche?
Il valore del pegno non possessorio e del pegno rotativo
Era il giugno 2016 la prima volta che parlammo dei vantaggi di un modello di finanziamento delle scorte che si basasse su un pegno non possessorio. Soluzioni di finanziamento delle scorte ce n’erano già state, ma in situazione di pegno possessorio, che comportavano il deposito delle forme di formaggio presso speciali magazzini di proprietà della banca finanziatrice, fino alla restituzione del finanziamento. Queste soluzioni risultavano applicabili a categorie di prodotti molto ristrette: prodotti il cui valore non diminuisce nel tempo, anzi aumenta, con un’elevata domanda e un prezzo determinato dalle borse merci, riconoscibili a livello di singolo item.
Il pegno non possessorio permette di usare come garanzia anche prodotti che rimangono in possesso del debitore, che può quindi continuare ad usarli, trasformarli e venderli, trasferendo il finanziamento tra prodotti di pari valore. Quando è stato introdotto, sembrava una possibilità per ampliare di molto il livello di utilizzo dell’Inventory Finance. Per poterlo applicare, però, occorreva un registro nazionale, in cui registrare queste operazioni ed ovviare a diversi rischi, in primis quello di doppio finanziamento. Tale registro è stato finalmente annunciato l’estate scorsa dall’Agenzia delle Entrate, ma ad oggi non risulta ancora attivo.
L’applicazione di Latteria Soresina risulta innovativa proprio perché sfrutta esplicitamente il modello del pegno non possessorio e rotativo, perché in questo modo il produttore può conservare il prodotto nel proprio magazzino, quindi con minori costi e maggior controllo, e può sostituirle nel corso del tempo con altre forme, mantenendo quindi il finanziamento.
Il valore della tecnologia blockchain
Secondo elemento di innovatività di questa notizia risiede nel ricorso alla tecnologia blockchain. Tale tecnologia ha ricevuto nel corso degli scorsi anni un forte hype di interesse, presentandosi come incredibilmente innovativa, per poi scontrarsi con difficoltà di implementazione e con la classica domanda: “ma perché serve davvero la blockchain?”.
Nell’uso di soluzioni di Inventory Finance, un punto che rimane spesso aperto riguarda una barriera menzionata dal finanziatore, vale a dire il rischio di perdita di controllo del prodotto. Grazie al ricorso alla tecnologia blockchain, il produttore e la banca condividono un database digitale che include dati relativi al monitoraggio costante della merce.
Queste nuove soluzioni portano diverse novità nel mondo del Supply Chain Finance.
Quali vantaggi per il Supply Chain Finance?
Sicuramente questa prima adozione avviene in un settore in cui da tempo si fa già uso dell’Inventory Finance. A nostro avviso, però, questo non rappresenta un limite, ma semplicemente una volontà di adottare un banco di prova noto, per permettere di concentrarsi sugli ambiti di novità, affinarli e comprendere le modalità di applicarli in ambiti anche differenti. Sarà interessante vedere nei prossimi anni se da questa prima applicazione ne emergeranno altri in settori diversi, dando finalmente un boost ad una soluzione così rilevante per il mondo Supply Chain Finance. In un ambiente economico a forte spinta manifatturiera, come quello italiano, il livello delle scorte delle nostre imprese rimane significativo e bisognoso di liquidità.
In questa direzione, sarà interessante vedere se si riuscirà ad offrire queste soluzioni innovative non solo ai grandi player, ma anche agli attori più piccoli e più a monte della filiera, dando effettivo supporto all’intera catena, come spesso auspicato.
Il secondo aspetto riguarda una prima prova concreta e reale di adozione della tecnologia blockchain in questo ambito. Dopo diversi progetti pilota, un caso concreto potrà evidenziare a sua volta opportunità di uso della tecnologia lungo la filiera. Ci si augura che questo possa diventare prodromo di un uso più esteso, che includa anche il ricorso per esempio a Smart Contract.
Il terzo aspetto riguarda una domanda interessante da porsi, in merito al fatto che la tecnologia blockchain impatti anche sull’opponibilità a terzi del pegno non possessorio; l’attuale normativa, infatti, lega tale caratteristica soltanto al registro e risulta da monitorare se la tecnologia blockchain possa ovviare a tale richiesta.
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