Una delle definizioni più ricorrenti sul Design Thinking è la seguente: è un approccio che aiuta imprese e consumatori a orientarsi in un mondo sommerso dalla tecnologia e dall’informazione. Proprio in virtù di questo, vogliamo entrare nel cuore di un tema interessato ogni giorno da nuove tecnologie e informazione: quello delle startup.
Le startup del Design Thinking
L’Osservatorio Design Thinking for Business, all’interno della sua ricerca, ha affrontato con decisione questo aspetto, censendo 150 giovani aziende innovative (a livello internazionale) a supporto dei processi di Design Thinking.
Cosa è emerso? Partiamo con i finanziamenti. Dal punto di vista prettamente economico, i numeri dell’Osservatorio parlano di un finanziamento complessivo di 908 milioni di dollari (circa sette milioni in media per ogni startup). Gli Stati Uniti sono l’area più avanzata, con 86 startup, il doppio di quelle presenti in Europa (41). Fra le europee, poi, solo tre delle startup esaminate operano in Italia.
Ad analizzare i numeri, e a confrontarli con quelli di altri settori, il quadro che emerge è abbastanza chiaro. L’ecosistema delle startup a supporto dei processi di Design Thinking è ancora immaturo. Lo è a livello internazionale, ma ancora di più nel nostro Paese. Il fatto che solo tre delle startup analizzate operino all’interno dei nostri confini nazionali, è una conferma abbastanza palese di quanto i fornitori italiani di Design Thinking siano ancora obbligati a cercare all’estero nuove opportunità e collaborazioni per migliorare i propri processi di innovazione.
Tiriamo le somme
Il contesto in cui si opera, insomma, è abbastanza arretrato. Non solo in Italia. Il Design Thinking è un fenomeno ancora complesso e multiforme. Un approccio in cui convivono diverse applicazioni che dipendono sia dalla scala del progetto innovativo sia dalle diverse filosofie che guidano il settore. Il quadro, insomma, è molto frastagliato.
Ciononostante, la maggior parte delle startup censite dall’Osservatorio (84) conta più di 10 addetti, e sembra quindi dotata di una consolidata struttura organizzativa. Un particolare importante, che infonde speranze interessanti verso sviluppi futuri positivi.
Un ulteriore step è quello di suddividere le startup in base al tipo di soluzioni offerte. Come spiegato in altri articoli, infatti, il Design Thinking può declinarsi in 4 modelli. In ordine, Creative Confidence, Creative Problem Solving, Sprint Execution e Innovation of Meaning. Questo il quadro:
Il dato più interessante, fra questi, è quello che la maggior parte delle startup offra soluzioni di Creative Confidence. Un fattore da non sottovalutare, perché testimonia l’evoluzione del Design Thinking da approccio all’innovazione orientato principalmente alla creazione di nuovi prodotti a strumento per l’innovazione a un livello più alto, organizzativo e manageriale.
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