Una banca dati per la fragilità: pratiche innovative dalle Terre d’Argine

Il 31 gennaio scorso, in occasione del Convegno di presentazione dei risultati della ricerca 2022, l’Osservatorio Agenda Digitale ha premiato le soluzioni più innovative adottate da startup e PMI, dagli Enti Locali, dagli Enti Regionali e dalle PA centrali nell’ambito della realizzazione dell’Agenda Digitale. Tra i progetti presentati per la categoria “Enti Locali”, ha prevalso una soluzione che ha dimostrato di possedere particolari caratteri di unicità, innovatività e scalabilità in altri territori e ad altri livelli.

Abbiamo intervistato Alberto Bellelli, Sindaco di Carpi e Presidente dell’Unione delle Terre d’Argine, e Daniele De Simone, Posizione Organizzativa del settore Servizi Informativi dell’Unione delle Terre d’Argine, per farci raccontare le potenzialità dello strumento che la loro amministrazione ha realizzato per i cittadini del territorio.

Domanda: Come nasce il progetto?

A.B.: L’idea alla base del progetto risale ai giorni del terremoto che sconvolse l’Emilia nel maggio 2012, quando ricoprivo il ruolo di Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Carpi: con la necessità di evacuare e mettere in sicurezza gli edifici e le abitazioni delle persone fragili, toccammo con mano le difficoltà legate al numero elevato di persone anziane che versavano in condizioni di fragilità all’interno del nostro territorio. Stiamo parlando di anziani soli, a reti familiari lontane, anziani conviventi con altri anziani o con assistenti familiari, insomma in condizioni di non-autosufficienza e fragilità sociale. Acquisimmo in quel momento maggiore consapevolezza sui pericoli a cui queste persone erano esposte in caso si verificassero nuovamente emergenze sismiche o anche alluvionali (ndr Carpi e i comuni dell’Unione si trovano in una zona attraversata dal Secchia, fiume noto per le sue piene autunnali particolarmente violente). È partito allora un grande lavoro di catalogazione e mappatura di tutte queste situazioni, che ci consentisse di avere maggiore controllo su queste criticità in caso di emergenze. Poter sapere quante sono le persone fragili, dove si trovano, come allertarle e soprattutto conoscere di quale tipo di supporto necessitano fa una grande differenza nello svolgimento delle operazioni di evacuazione e soccorso.

Domanda: Quali applicazioni ha avuto il progetto dopo la genesi?

A.B.: Un esempio recente: quando si è manifestato il pericolo di contagio da Covid-19 e il rischio per la vita di tanti anziani abbiamo capito subito che questo strumento ci avrebbe potuto aiutare. Abbiamo potuto localizzare i soggetti fragili e supportarli nella gestione del periodo di lockdown, impiegando alcuni dipendenti comunali nel contatto telefonico quotidiano con più di 4000 persone, coordinando con il terzo settore la consegna di medicinali e della spesa alimentare a chi ne facesse richiesta nel corso di queste conversazioni. Un altro caso è quello della rottura dell’argine del Secchia, nel dicembre 2020, quando è stato possibile individuare ex-ante i soggetti fragili che avrebbero avuto bisogno di un supporto addizionale nell’emergenza: attraverso l’applicativo, i servizi sociali, in collaborazione con gli operatori sanitari, hanno dapprima individuato e poi contattato e monitorato i soggetti fragili residenti nei pressi degli argini a rischio che erano impossibilitati a mobilitarsi autonomamente per motivi di salute. La piattaforma integra dati sanitari aggiornati quotidianamente che permettono di individuare rapidamente le persone con problemi di mobilizzazione (ad esempio soggetti che fanno uso di carrozzine, sollevatori o che sono allettati) e/o di soggetti che necessitano di supporti e attrezzature salvavita (respiratori, concentratori di ossigeno, etc…). Tutte queste informazioni, unite alla precisa geolocalizzazione fornita dal sistema, ha permesso alla Protezione Civile di intervenire in modo puntuale fornendo al domicilio dei pazienti il sostegno occorrente con gli strumenti adeguati e specifici e di provvedere, ove necessaria, all’evacuazione dell’utenza.

Domanda: Tecnicamente si è trattato di un lavoro difficile da realizzare? Quali scogli avete trovato?

D.D.S.: Il grande ostacolo è stato di tipo amministrativo, per ottenere l’autorizzazione all’uso del dato. Integrare le banche dati proprie dell’amministrazione dei quattro Comuni componenti l’Unione, quelle del sistema sanitario di competenza dell’AUSL di Modena e la banca dati delle persone fragili fornita dai servizi sociali del territorio ha richiesto un lavoro di studio e implementazione della regolamentazione tutt’altro che semplice. Per soddisfare i requisiti tracciati negli articoli 28 e 32 del testo GDPR è stato necessario implementare standard di cybersicurezza molto elevati; dunque, per liberare lo scambio di questi dati sensibili tra sorgenti differenti abbiamo instaurato canali cifrati con protocolli SSL in modo tale che queste informazioni non potessero essere intercettate da terzi. Ottenere queste autorizzazioni ci ha permesso però di creare una banca dati accessibile online ovunque e a qualsiasi ora che è veramente molto ricca di dati sociali, sanitari e demografici costantemente aggiornati attraverso il coinvolgimento dei servizi sociali dell’Unione e dell’AUSL di Modena. Attraverso servizi di georeferenziazione, vengono associate a ogni soggetto le coordinate geografiche relative al domicilio. Ad oggi, sono più di 15mila le persone fragili localizzate dalla nostra applicazione.

Domanda: C’è anche a un progetto di controllo domotico dei Care Residence, per costruire meccanismi di monitoraggio delle funzioni vitali dell’ospite tramite tecnologie IoT. Ci volete dire qualcosa di più anche su questo?

D.D.S.: Assolutamente. Si tratta di una seconda direttrice di intervento a supporto delle persone fragili. L’intervento consiste nell’installazione di sensori Lowaran all’interno degli appartamenti forniti in servizio di Care Residence, con l’intento di offrire dati utili ai caregiver della struttura. Tramite un’app gli operatori possono monitorare alcuni parametri vitali degli ospiti. I sensori sono scollegati dalla rete elettrica, possiedono batterie che durano 5 anni e scambiano dati tramite una tecnologia radio cifrata e a bassa frequenza. I dati raccolti sono ripuliti con un sistema di parsing e riportati su una dashboard per il care giver utente. Il progetto è in continuo sviluppo per tenere sotto controllo i soggetti ospiti, ad esempio i soggetti con problemi cardiovascolari per i quali il monitoraggio costante dei parametri vitali fa la differenza. Il sistema è in grado di interpolare i dati del fascicolo sanitario per intercettare puntualmente i bisogni di cura dei soggetti serviti e fornire al caregiver un dossier completo sulle esigenze dell’ospite.

Domanda: Di quali collaborazioni vi siete avvalsi per realizzare questo progetto?

A.B.: Le relazioni con AUSER, con l’ASP delle Terre d’Argine, con l’Università di Modena e Reggio Emilia sono state fondamentali. Crediamo che collaborazioni ampie e con soggetti di diversa natura siano necessarie per realizzare progetti di impatto come questo, in cui è fondamentale integrare banche dati e competenze provenienti da istituzioni con finalità diverse.

A cura di

Alessandra Bucci

Alessandra Bucci

Agenda Digitale

Ha una Laurea Magistrale in Economia Politica ed è attualmente dottoranda al Politecnico di Milano, dove studia come le politiche digitali possano ridurre le disuguaglianze sociali. Inoltre, lavora come ricercatrice presso l'Osservatorio Agenda Digitale, focalizzandosi sull'innovazione digitale nella Pubblica Amministrazione.

Tommaso Giaccardi

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Agenda Digitale

Analista Osservatorio Agenda Digitale

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