Startup Hi-tech: i finanziamenti in Italia raddoppiano!
Lecosistema startup italiano sfiora i 600 milioni di di finanziamenti raccolti in un anno, alle startup hi-tech 267 milioni di in più rispetto al 2017: a trainare la crescita i finanziamenti e gli investimenti esteri.
Nel 2018 gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 598 milioni di euro, in crescita dell’81% rispetto al valore totale consuntivo del 2017 (331 milioni di euro).
L’ecosistema italiano sfiora i 600 milioni di € di finanziamenti raccolti in un anno
Alle startup hi-tech 267 milioni di € in più rispetto al 2017
Gli investimenti esteri rappresentano ancora il principale traino per l’ecosistema, con 229 milioni di € raccolti nel solo 2018 (+82%) grazie al sempre più stretto legame con il mondo imprenditoriale USA (dal quale proviene il 73% del totale del capitale estero).
Raddoppia il contributo degli attori formali, composto da fondi di Venture Capital indipendenti (VC) o aziendali (CVC), Governmental Venture Capital (GVC) o Finanziarie Regionali, che raggiunge i 215 milioni di €.
Cresce fino a 154 milioni di € (+58%) anche la quota derivante dagli attori informali, come Business Angel Network e piattaforme di Equity Crowdfunding.
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Milano, 29 novembre 2018 – Nel 2018 le startup hi-tech italiane hanno raccolto 267 milioni di euro in più rispetto al 2017, quasi raddoppiando il valore complessivo del settore. Una crescita inedita dal 2012 (anno del primo Decreto Legge sulle startup innovative), che rafforza il trend positivo degli ultimi anni e il ruolo degli investitori esteri – formali e informali – che raggiungono il 38% del capitale messo a disposizione.
Risulta sempre più evidente la complementarietà tra il ruolo del comparto informale (26% della raccolta totale) e quello dei player formali (36%): la necessità di attrarre investimenti con taglio medio-elevato da parte di quest’ultimi (nel 2017 i finanziamenti superiori al milione di € sono stati il 46% dei round complessivi) serve proprio a non vanificare e dare seguito al fondamentale ruolo svolto dagli informali nelle primissime fasi del ciclo di vita delle startup.
Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup – l’Associazione dell’ecosistema startup italiano – giunto alla sua sesta edizione e presentato in occasione del convegno “Imprese e startup nel vortice della trasformazione digitale: alla ricerca dell’innovazione”.
“Nel 2018 gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 598 milioni di euro, in crescita dell’81% rispetto al valore totale consuntivo del 2017 (331 milioni).” afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Per la prima volta dal 2012, primo anno di registrazione dei finanziamenti da parte del nostro Osservatorio – corrispondente all’introduzione del Decreto Legge del 10 ottobre 2012 sulle startup innovative – l’ecosistema mostra una crescita così netta, che rafforza il trend positivo già evidenziato lo scorso anno: nel 2018 le startup hi-tech raccolgono 267 milioni di euro in più rispetto al 2017, quasi raddoppiando il valore complessivo. Un valore che sfiora i 600 milioni di euro, rappresentando un vero e proprio giro di boa verso l’obiettivo del miliardo di euro di finanziamenti annui, posto ambiziosamente per stimolare uno sviluppo che renda merito alla qualità delle nostre startup hi-tech”
Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2018
Gli investimenti da parte di attori formali raddoppiano, passando dai 107 milioni del 2017 ai 215 milioni del 2018. Negli ultimi anni abbiamo spesso assistito a variazioni oscillatorie in questo comparto, spesso non particolarmente significative in termini di valore assoluto. Questo risultato, estremamente positivo e senza precedenti nel nostro Paese, riporta gli investitori formali a rivestire un importante ruolo di traino della crescita complessiva.
Le ragioni alle spalle di tale espansione sono molteplici. In primis, la presenza di startup e scaleup sempre più meritevoli e ad alto potenziale, in grado di attrarre grandi operazioni: per la prima volta dal 2012, rileviamo in Italia 12 round nell’ordine delle decine di milioni di euro. Queste operazioni da sole valgono oltre 315 milioni di euro, e coinvolgono pesantemente i VC nazionali – con alcuni casi rilevanti di syndication insieme a attori informali e privati. In secondo luogo, la rivalutazione positiva degli investimenti passati effettuata nel 2017 da parte di alcuni tra i principali “fondi di fondi”, che ha portato un nuovo afflusso di capitali a disposizione dei VC per investire a partire dal 2018.
“La combinazione di queste due principali motivazioni illustra l’emergere e il consolidarsi di un ciclo mutuamente rinforzante tra domanda di capitali (le startup e le scaleup con sempre maggior potenziale) e l’offerta (i fondi formali, alimentati a loro volta dai fondi di fondi): ciclo che, se alimentato con continuità, potrà portare una crescita strutturale e organica del nostro ecosistema nazionale, che vada oltre alcune grandi operazioni di natura contingente.” afferma Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Aumenta inoltre il taglio medio degli investimenti da parte dei VC: se nel 2016 circa il 42% degli investimenti era maggiore di 1 milione di euro, il consuntivo 2017 mostra come il 46% dei round superino la rappresentativa soglia del milione. Questa combinazione di elementi consente di guardare al futuro con discreto ottimismo, denotando come l’Italia, nonostante le note difficoltà, stia offrendo una risposta concreta ad uno dei problemi strutturali del nostro ecosistema, più volte sottolineato nel corso degli ultimi anni, ovvero l’assenza di round significativi”..
I finanziamenti internazionali
La componente dei finanziamenti internazionali si conferma anche quest’anno estremamente rilevante e in forte crescita rispetto all’anno precedente: gli investimenti esteri nel 2018 raggiungono i 229 milioni di euro (38,3% sulla raccolta complessiva), +82% rispetto ai 126 milioni di euro consuntivati nel 2017. Questo dato, estremamente positivo, e? tuttavia impattato in maniera netta da singole grandi operazioni (una delle quali addirittura in tripla cifra, 100 milioni di euro, vero e proprio record per il nostro ecosistema). Ma se tali operazioni si verificano ogni anno in numero crescente e con una certa sistematicità, possiamo certamente affermare che la componente internazionale è una ulteriore grande opportunità ancora parzialmente inesplorata per sostenere la crescita del nostro ecosistema, anche tramite forme di co-investimento.
L’investment inflow, ossia i capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di player esteri, provengono prevalentemente da USA (72,73%), Europa (23,36%), Cina (3,77%) e Brasile (0,06%). Focalizzandosi sui 53,5 milioni di euro provenienti da investitori Europei, si riscontra un 71% da investitori con sede in UK (una percentuale doppia rispetto al 2017, a testimonianza del forte interesse mostrato da investitori britannici per le nostre startup), seguiti da Benelux e Svizzera (7 % ciascuno), Francia e Germania (entrambe al 5%) e Spagna (4%). Anche quest’anno, inoltre, la stragrande maggioranza degli investimenti internazionali proviene da attori formali (203 milioni di euro, pari all’88,6% del totale).
“La strada per rendere il nostro ecosistema startup hi-tech favorevole non solo alla nascita, ma anche al finanziamento, sviluppo e crescita di startup è ancora lunga e tortuosa, ma tracciata.” Conclude Antonio Ghezzi. “Si tratta ora di abilitare il passaggio da uno ?startup ecosystem? a uno ?scaleup ecosystem?, caratterizzato sempre più da round di dimensioni significative che consentano alle startup di scalare e crescere a livello internazionale, evitando un loro prematuro trasferimento in altri paesi per via di carenze strutturali nell’accesso al capitale di rischio e a competenze di supporto a livello nazionale. Limitare tali “perdite” potrà aiutarci ad accelerare il raggiungimento dell’obiettivo di 1 miliardo di euro di investimenti annui, avvicinando a piccoli passi l’Italia alla condizione ideale di ?startup nation? in grado di trattenere e sostenere le proprie realtà imprenditoriali: una condizione tipica di alcuni ecosistemi imprenditoriali più maturi, che, dotati di un’infrastruttura e un approccio sistemico all’imprenditorialità, continuano a correre più rapidamente di noi”.
Leggi anche il comunicato stampa dell’Osservatorio Startup Intelligence
*La ricerca e le attività 2018 dell’Osservatorio Digital Transformation Academy e dell’Osservatorio Startup Intelligence sono state realizzate con Cefriel, MIP e PoliHub e sono sostenute da: A2A, ACEA, ACI, Agos, Altroconsumo, Amadori, BNP Paribas Leasing Solutions, BPER, Cigierre, Danieli, E.ON, Edison, Enel, Eni, Esselunga, Europ Assistance, Generali, Gruppo Hera, GSK, Iccrea Banca, Inail, IGP Decaux, Intesa Sanpaolo, Jacobs, Janssen-Johnson&Johnson, Leonardo, Luxottica, Otsuka, Pelliconi, Pirelli, Poste Italiane, Prysmian Group, Q8, Roche, Sinelec, Siram, Sisal, TIM WCAP, Unicoop Firenze, Vivigas, Alpenite, Appian, Econocom, Omnia, ASSI, AUSED, CDTI, CIO AICA Forum, Club TI, FPA e Italia Startup.
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La School of Management del Politecnico di Milano, costituita nel 2003, accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nel campo dell’economia, del management e dell’industrial engineering, che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. La Scuola ha ricevuto nel 2007 il prestigioso accreditamento EQUIS. Nel 2009 è entrata per la prima volta nel ranking del Financial Times delle migliori Business School europee. Nel marzo 2013 ha ottenuto il prestigioso accreditamento internazionale da AMBA per i programmi MBA e Executive MBA. La Scuola può contare su un corpo docente di più di duecento tra professori, ricercatori, tutor e staff e ogni anno vede oltre seicento matricole entrare nel programma undergraduate. La Scuola è membro PRME, Cladea e QTEM. Fanno parte della Scuola: il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e MIP Graduate School of Business che, in particolare, si focalizza sulla formazione executive e sui programmi Master.
Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) nascono nel 1999 con l’obiettivo di fare cultura in tutti i principali ambiti di Innovazione Digitale. La Vision che guida gli Osservatori è che l’Innovazione Digitale sia un fattore essenziale per lo sviluppo del Paese. La Mission degli Osservatori è produrre e diffondere conoscenza sulle opportunità e gli impatti che le tecnologie digitali hanno su imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, tramite modelli interpretativi basati su solide evidenze empiriche e spazi di confronto indipendenti, pre-competitivi e duraturi nel tempo, che aggregano la domanda e l’offerta di innovazione digitale in Italia. Gli Osservatori sono ormai molteplici e affrontano in particolare tutte le tematiche più innovative: Agenda Digitale, Artificial Intelligence, Big Data Analytics & Business Intelligence, Blockchain & Distributed Ledger, Cloud Transformation, Cloud nella PA, Contract Logistics, Digital Thinking for Business, Digital Transformation Academy, eCommerce B2c, eGovernment, Export, Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b, Fintech & Insurtech, Food Sustainability, Gestione Progettazione e PLM (GeCo), Gioco Online, HR Innovation Practice, Industria 4.0, Information Security & Privacy, Innovazione Digitale in Sanità, Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, Innovazione Digitale nel Retail, Innovazione Digitale nel Turismo, Innovazione Digitale nell’Industria dello Sport, Internet Media, Internet of Things, Kids & Toys, Mobile B2c Strategy, Mobile Banking, Mobile Payment & Commerce, Multicanalità, Omnichannel Customer Experience, Professionisti e Innovazione Digitale, Smart Agrifood, Smart Working, Startup Hi-tech, Startup Intelligence, Supply Chain Finance, Tech Company – Innovazione nel Canale ICT.
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