Startup e Retail

Di Valentina Pontiggia, Direttore Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail

La digital transformation è un processo necessario e urgente per il Retail italiano. Una trasformazione che ha speranze di successo solo se è il vertice aziendale che scommette su di essa e solo se non è vissuta come un’operazione tecnica da delegare all’IT. Una trasformazione che esige competenze e meccanismi formalizzati di innovazione e di change management.  Una trasformazione che, a volte, può avvenire in modo più veloce e snello se il retailer si apre verso un ecosistema di imprese in grado di sviluppare in chiave digitale un business tradizionale.

Per implementare progetti di innovazione digitale, alcuni retailer hanno iniziato a collaborare sempre più di frequente con attori esterni all’organizzazione, come fornitori tecnologici e startup. La contaminazione positiva di idee con questi ultimi attori è uno dei meccanismi di Open Innovation preferiti, proprio perché le startup hanno insita una carica innovativa, capace di accelerare il processo di trasformazione del Retail.

Hackathon, Call4Ideas, Digital Readiness Assessment: sono solo alcune delle modalità di collaborazione tra retailer e startup. Si va da iniziative più semplici, come le Call4Ideas, ovvero concorsi per la raccolta di idee innovative su un determinato tema, o gli Hackathons, ossia competizioni per realizzare, in poche ore, prototipi innovativi utili al business, ad operazioni più onerose, come il partner scouting o l’acquisizione di realtà esterne tramite Merger&Acquisition. 

Numerosi sono gli esempi di retailer a livello internazionale. E’ notizia di pochi giorni fa l’acquisizione – per 51 milioni di dollari – da parte di Walmart del retailer Moosejaw, merchant con 400 brand di abbigliamento e footwear a catalogo. L’operazione è un ulteriore passo avanti di Walmart nella corsa competitiva con Amazon e segue l’acquisizione del sito Shoebuy.com per 70 milioni di dollari di poche settimane fa e quella del portale generalista Jet.com, per 3 miliardi di dollari, dello scorso agosto. Parallelamente, Walmart ha realizzato negli ultimi anni anche un Innovation Lab per supportare decine e decine di startup e ha lanciato un Hackathon e una Call4Ideas, rispettivamente per la realizzazione della nuova mobile App e per il miglioramento della customer experience online. Target ha invece sviluppato un Innovation Center che funziona come una vera e propria startup con l’obiettivo di ottimizzare l’adozione di nuove tecnologie in azienda, mentre LVMH ha acquisito una startup asiatica di beauty eCommerce per l’espansione del marchio Sephora nel Sud-Est Asiatico.

E in Italia? Il fenomeno non è ancora così diffuso, ma stanno nascendo sempre nuove progettualità interessanti. Tra queste, troviamo il supporto di Adidas, Diesel, Miroglio e Percassi alle startup selezionate dal “Fashion&Retail Accelerator” di H-Farm, l’Innovation program di Miroglio che ha portato il gruppo ad acquisire il 51% della startup Tailoritaly – piattaforma online per personalizzare i capi di abbigliamento -, la partnership di MercaTò e Iper con Supermercato24 per la consegna della spesa a domicilio in un’ora. E poi ancora Eataly Net che ha stretto una collaborazione con la startup Milkman, per il servizio di delivery in giornata dei prodotti freschi, e Coop Liguria che si è affidata alla startup Mobysign, per lo sviluppo della sua soluzione di mobile payment.

Si tratta di esempi che ci dicono due cose. La prima: la strada è ancora lunga. La seconda: la partita è affascinante e tutta da giocare. L’augurio per il prossimo futuro è di poter raccontare tanti casi di successo, nati dalla collaborazione tra startup e retailer.

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Valentina Pontiggia

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