I droni: i nuovi alleati tecnologici al servizio della sanità di domani

A cura di:
Alberto Curnis, Ricercatore, Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata

In un contesto segnato dagli anni difficili della pandemia Covid-19 che ha messo a dura prova i sistemi sanitari di tutto il mondo, lasciando intravedere alcune rilevanti fragilità, cresce l’interesse a trovare nella tecnologia un nuovo potente alleato con cui accrescere la resilienza dell’intero apparato trovandosi in questo modo pronti ad affrontare efficacemente sia le esigenze attuali sia le possibili minacce future.
Tra i differenti trend tecnologici in atto, infatti il settore della sanità sta guardando con un occhio di riguardo anche l’emergente tecnologia dei droni e molteplici sono i progetti sperimentali in via di sviluppo a livello mondiale.

IL PROGETTO SEUAM (SANITARY EMERGENCY URBAN AIR MOBILITY)
Tra i vari progetti italiani, troviamo il progetto SEUAM (Sanitary Emergency Urban Air Mobility), sviluppato dal SIS 118, finalizzato all’introduzione dei droni a supporto delle Centrali Operative designate a intervenire in situazioni di emergenza. A un anno di distanza dal lancio dell’iniziativa è stata annunciata l’entrata nella fase finale con l’avvio delle prime sperimentazioni in Puglia, in Calabria e in Campania.
In attesa della pubblicazione dei risultati dei primi test, è bene mettere in luce i benefici potenzialmente ottenibili che stanno spingendo diverse realtà a interessarsi alla tecnologia. In primis troviamo la riduzione dei tempi di intervento, in quanto l’impiego dei droni e lo sfruttamento della “terza dimensione”, ossia quella aerea, possono far fronte alle esigenze di rapidità rese sempre più complesse dal crescente congestionamento delle tratte stradali. Un aspetto non indifferente in questo contesto, in cui pochi minuti, o meglio secondi, rappresentano un fattore determinante per salvare una vita.
Altro aspetto riguarda certamente la facilità di accesso ad aree remote, difficilmente raggiungibili con i mezzi tradizionali dove l’impiego del drone può rappresentare una delle poche soluzioni per estendere efficacemente la capillarità del sistema distributivo sanitario. Parallelamente, è importante ribadire che l’impiego di questa tecnologia non dev’essere in alcun modo visto come un sostituto dei mezzi tradizionali, ma bensì come una soluzione complementare in grado di abbattere alcune delle limitazioni attualmente presenti (sovraccarichi delle linee tradizionali, necessità di maggiore tempestività).
Infine, la comparsa di virus come il Covid-19 ha evidenziato la necessità di soluzioni di consegna “contactless” per evitare la diffusione del contagio e a questo scopo l’utilizzo dei droni rappresenta certamente una soluzione concreta in grado di preservare la sicurezza sia dei pazienti sia degli operatori sanitari.

IL PANORAMA INTERNAZIONALE E L’APERTURA ALLA SPERIMENTAZIONE IN ITALIA
Allargando l’orizzonte al contesto internazionale, sono 63 i casi applicativi riguardanti l’impiego dei droni per il trasporto nel settore della sanità censiti tra il 2019 e il 2021 dall’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata del Politecnico di Milano. Un numero destinato certamente a crescere nei prossimi anni in virtù del forte interesse che tali applicazioni stanno raccogliendo.
I progetti riguardanti la consegna di differenti tipologie di merci (dispositivi medici; farmaci; tamponi, vaccini, test anti-covid; sangue; organi; ricette mediche) riguardano nel 60% dei casi sperimentazioni. Il 10%, dei progetti, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, è riuscito ad andare oltre il test passando a una vera e propria operatività. La restante parte dei progetti si trova invece in una fase di annuncio, ossia una dichiarazione pubblica di intenti da parte di una società/ente di voler indagare e avviare le prime sperimentazioni nei prossimi anni.
A livello geografico, il 44% dei casi censiti si colloca in Europa (di cui 9 progetti su 63 condotti in Italia), il 37% in America e a seguire Africa (14%), Asia (3%) e Oceania (2%). Una spinta a livello europeo certamente influenzata dalle molteplici iniziative in atto per lo sviluppo dell’Advanced Air Mobility, ossia la Mobilità del futuro. Proprio in questo scenario, l’Italia ha annunciato di voler essere uno degli apripista con la pubblicazione a settembre 2021 da parte dell’ENAC del Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo della Mobilità Aerea Avanzata. Un’apertura alle sperimentazioni che sta riguardando fortemente il settore della sanità, come testimoniato dalla sigla di diversi Protocolli d’Intesa tra l’ENAC e le Regioni, tra queste il Lazio, il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Lombardia e la Toscana.

LE SFIDE ALL’IMPLEMENTAZIONE
L’implementazione dei droni per il trasporto nel settore della sanità ha innegabilmente di fronte a sé una serie di sfide da affrontare riguardanti sia gli aspetti di conservazione della merce durante il volo (la tipologia di contenitore; il monitoraggio e mantenimento della temperatura; la valutazione e lo smorzamento delle vibrazioni) sia riguardanti l’operazione stessa (la sicurezza; la tempestività del trasporto; il rapporto costi-benefici). Tutto questo richiederà un lavoro a livello di ecosistema e un adeguato allineamento tra avanzamento tecnologico e infrastrutturale, sviluppo della regolamentazione delle operazioni e una progressiva accettazione sociale.
L’apertura alle prime sperimentazioni anche in Italia rappresenta certamente un passo importante per andare incontro a queste sfide e procedere, successivamente, all’implementazione di questi servizi nella nostra quotidianità. Ora non ci resta altro che attendere con il fiato sospeso i primi risultati dei test e prepararci, auspicabilmente, all’entrata di un nuovo alleato al servizio della sanità di domani.

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