Le direzioni di innovazione del mercato dell’identità digitale

A cura di:
Giorgia Dragoni – Ricercatrice senior dell’Osservatorio Digital Identity

L’Osservatorio Digital Identity svolge annualmente un’analisi del panorama internazionale delle startup in ambito di identificazione elettronica, per individuare quali sono le direzioni di innovazione in questa parte del mercato.

Un mercato in fermento
Il mercato delle startup appare da diversi anni in fermento. Per esempio, considerando la definizione istituzionale (aziende fondate negli ultimi 5 anni che abbiano ricevuto almeno un finanziamento negli ultimi 2 anni) nel 2020 sono state individuate 261 startup nell’ambito, rispetto alle 173 identificate nel 2019. L’ecosistema risulta quindi forte crescita, con 153 nuove startup rientrate nei parametri di analisi in un solo anno, con un finanziamento medio di 5,5 milioni di euro ciascuna. Inoltre, delle 108 startup già presenti, 26 hanno registrato una crescita nei finanziamenti, pari al 50% sul totale dei finanziamenti del 2019.

I trend innovativi delle startup: proposizione di valore, settore e la tecnologia
Le direzioni di innovazione spingono per soluzioni di riconoscimento dedicate agli utenti finali che sono offerte dalla maggior parte delle startup analizzate, seguite dal riconoscimento per i dipendenti, che riceve il finanziamento medio maggiore. A queste, si contrappongono startup trasversali, ossia che offrono il servizio di riconoscimento per diverse entità (dai dipendenti, alle persone legali, agli oggetti). Quest’ultimo gruppo riceve il finanziamento complessivo maggiore.

Nel mercato c’è una forte tendenza verso la specializzazione: la maggior parte delle startup ha infatti un’offerta di servizi focalizzata esclusivamente sull’identità digitale e questo gruppo riesce a raccoglie la quasi totalità dei finanziamenti, mentre le startup che offrono anche servizi accessori (come la firma digitale), costituiscono una parte minore del mercato.

Per quanto riguarda l’ambito applicativo, il mercato spinge su un’offerta di soluzioni general purpose, che si rivolgono quindi trasversalmente a più aree, mentre le soluzioni verticali sono state fortemente guidate dall’emergenza pandemica e si concentrano sui settori finanziario, sanitario e aziendale. L’ambito sanitario ha registrato la maggior crescita nei finanziamenti ottenuti, che sono più che triplicati in un anno.
Un esempio interessante di startup general purpose è Openpath, realtà americana che offre che ha raccolto 63 milioni di dollari sviluppando una serie di dispositivi intelligenti, tra cui wearable e tecnologie NFC, per il controllo degli accessi fisici in negozi, palestre, campus e abitazioni private. Guardando invece a un esempio più verticale, Spring labs è una startup specializzata sull’ambito finanziario che ha raccolto 30,8 milioni di dollari in finanziamenti, sviluppando un protocollo decentralizzato su blockchain per la creazione di ecosistemi finanziari dove è possibile condividere i dati personali in modo sicuro e privato.

Un ulteriore elemento su cui le startup dettano le direzioni di innovazione del mercato sono i trend tecnologici valorizzati all’interno dell’offerta. La pandemia ha chiaramente evidenziato la necessità da parte delle aziende di avere uno strumento che permette l’identificazione certificata dei propri clienti online, e le startup si sono adattate a questo bisogno del mercato introducendo una serie di tecnologie abilitanti. In primis, abbiamo le soluzioni basate su biometria, che puntano a risolvere il classico trade-off tra sicurezza ed esperienza utente, combinando strumenti con elevati livelli di robustezza che sono anche estremamente facili e veloci da utilizzare. In secondo luogo, abbiamo le tecnologie di integrazione come API (Application Programming Interface) e SDK (Software Development Kit) che permettono di supportare gli applicativi aziendali mantenendo attivi i flussi di dati e informazioni. In ultimo, abbiamo la blockchain, una tecnologia ancora molto innovativa e dalle molteplici applicazioni possibili, tra cui i sistemi di identità digitale decentralizzati e del modello self-sovereign, guardata con interesse sia dalle aziende privata che dagli enti istituzionali.

Per quanto riguarda la biometria, le startup sono alla continua ricerca di fattori di riconoscimento innovativi, che semplifichino l’esperienza utente. Al momento, il riconoscimento facciale e l’impronta digitale rimangono le soluzioni più comuni e diffuse, con il secondo che riceve il finanziamento medio maggiore. Iniziano però a emergere anche elementi estremamente innovativi, come il riconoscimento del pattern venoso o della conformazione ossea, oltre che soluzioni basate sull’analisi del comportamento dell’utente.
Un esempio interessante di una startup che ha risposto alle esigenze nate nel contesto della pandemia, facendo leva proprio sulla biometria, è Proxy, azienda americana che ha costruito una piattaforma per la gestione dell’identità digitale degli studenti integrata con i certificati sanitari di immunità per il COVID-19, ricevendo 58,8 milioni di dollari.

Legame sempre più stretto tra il mondo delle startup e le aziende tradizionali
Le collaborazioni tra startup e aziende tradizionali sono un tassello importante per permettere all’offerta di adattarsi rapidamente alle necessità del mercato in continua evoluzione. Un esempio di questa tendenza è Keyless, startup fondata nel 2019 a Londra. Keyless ha sviluppato una tecnologia unica per abilitare il riconoscimento biometrico dei dipendenti, permettendo loro di effettuare accessi in modalità passwordless. Questa startup, censita sin dalla prima edizione di questa analisi, è una delle più interessanti e promettenti in ambito identità digitale e sta sviluppando velocemente collaborazioni con aziende strutturate. Ha recentemente stretto una partnership con Microsoft Azure AD B2c, grazie alla quale, i clienti B2c della piattaforma potranno usufruire della prima autenticazione senza password tramite biometria facciale, che è in conformità alle linee guida PSD2 e GDPR.
Infine, un ulteriore caso di interesse è la recente acquisizione di Evernym da parte di Avast. Evernym è una impresa innovativa che si occupa di identità decentralizzata, basata sul modello SSI, mentre Avast è una impresa di cybersecurity, che conta oltre 435 milioni di utenti attivi mensili. Questa collaborazione mira a portare il modello di SSI, basato sull’idea di restituire agli utenti il controllo dei propri dati, ad una base ampia di utenti, per sfruttarne appieno le potenzialità.

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