Fatturazione elettronica: il panorama europeo

Sebbene ad oggi non sia ancora stato definito un unico sistema di fatturazione elettronica in Europa, sempre più segnali indicano che l’obbligo per gli Stati membri di comunicare elettronicamente le transazioni transfrontaliere è ormai imminente. Già nel febbraio 2022, il Parlamento Europeo ha invitato la Commissione Europea a istituire una norma comune armonizzata per la fatturazione elettronica in tutta l’Unione Europea e la “corsa all’adeguamento” dei Paesi membri e delle aziende è già iniziata. In questo contesto frammentato e in continua evoluzione, diventa fondamentale conoscere le differenze tra i vari modelli europei di fatturazione elettronica e le continue dinamiche evolutive in atto, così da poter operare in modo corretto e conforme alle normative vigenti.

Mentre Italia e Serbia restano ad oggi gli unici Paesi in Europa ad avere un obbligo di fatturazione elettronica in tutti gli ambiti B2g e B2b (con alcune eccezioni), nel resto del continente assistiamo ad un panorama che sta affrontando in modo asincrono i diversi passi verso l’adozione degli obblighi. Negli ultimi anni diversi Stati europei hanno introdotto in varia misura azioni volte a estendere l’uso della fatturazione elettronica, in particolare focalizzandosi sull’obbligo di fatturazione elettronica per le pubbliche amministrazioni, cioè il B2g, in modo totale o parziale. In queste ultime restano escluse dall’obbligo alcune tipologie di contratti e transazioni particolari, ad esempio in alcuni stati i contratti assicurativi e le transazioni con pagamento immediato. Come detto, la stessa Unione Europea si sta muovendo in questa direzione, prevedendo nuovi obblighi sull’uso della fatturazione elettronica B2g a partire dal 2028.

Attualmente tra i Paesi con un obbligo B2g completo, oltre ad Italia e Serbia, figurano Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Croazia, Bosnia, Albania, Ungheria, Repubblica Ceca, Norvegia, Danimarca, Svezia, Estonia, Lituania e Belgio. Si riscontrano anche situazioni in cui l’obbligo B2g è ancora solo parziale come nel caso di Paesi Bassi, Austria, Germania, Ungheria, Slovacchia, Romania e Finlandia.

Un altro punto critico da considerare è l’aspetto tecnologico e infrastrutturale che i diversi Paesi hanno deciso o potranno scegliere di adottare. Sebbene esistano standard più o meno condivisi, gli approcci adottati sono estremamente vari, calibrati a livello nazionale o puntati sull’interoperabilità, come il framework PEPPOL, gestito dall’organizzazione OpenPeppol, che consente ad acquirenti e fornitori di collegarsi tramite qualsiasi Service Provider accreditato. L’International Observatory on eInvoicing ha indentificato 5 diversi modelli utilizzati in Europa:

•    Real-time invoice Reporting Model
•    Clearance Model
•    Centralised Exchange Model
•    Interoperability Model
•    Decentralised CTC and Exchange Model

Ma cosa spinge i Paesi europei e la stessa Commissione Europea verso l’introduzione della fatturazione elettronica? Legati all’obbligo di fatturazione elettronica vi sono importanti e positivi effetti a catena, di cui l’Italia è diventata un modello virtuoso a livello europeo. Infatti, la spinta alla digitalizzazione delle proprie fatture ha portato le aziende italiane ad iniziare a digitalizzare anche altri documenti. I dati dell’Osservatorio Digital B2b lo confermano: al 2019, l’EDI – una delle tecnologie alla base dell’eCommerce B2b – era adottata da 19.000 imprese, con una crescita del +19% rispetto al pre-obbligo, scambiando 240 milioni di documenti (+14%). Tra i documenti scambiati che hanno avuto una maggiore crescita, non troviamo la fattura (che su EDI ha fatto registrare numeri in linea con il 2018), ma le conferme d’ordine (+13%) e gli avvisi di spedizione (+9%). L’adempimento ha dunque portato le aziende, anche e soprattutto le PMI, verso una maggiore maturità digitale: ad oggi il 52% delle PMI italiane usa software di gestione elettronica documentale / software gestionali e il 51% emette e riceve ordini in formato digitale contro il 26% del 2019 pre-obbligo.

Se da un lato i risultati positivi come quelli riscontrati in Italia sono proprio ciò che spinge sempre più Stati a introdurre obblighi a vari livelli, altri fattori ne rallentano ancora l’applicabilità. Uno di questi, per esempio, è la Direttiva Europea n. 2006/112/CE, la cosiddetta Direttiva IVA, e in particolare gli articoli 218 e 232. Questi articoli stabiliscono che la fatturazione elettronica non è obbligatoria e che, all’interno dell’Unione Europea, le fatture possono essere emesse in formato elettronico a patto che il destinatario della fattura abbia prima acconsentito all’emissione di una fattura in formato elettronico. Per questo motivo, l’introduzione dell’obbligo alle fatture elettroniche a livello nazionale richiede il via libera dell’Unione Europea attraverso una speciale deroga. L’Italia l’ha ottenuta nel 2018 e poi di nuovo nel 2021 (valida fino al 2024). A seguirla sono stati anche altri Paesi dell’UE, che hanno recentemente richiesto tale deroga, come Francia, Spagna, Germania e Polonia. Proprio per far fronte a questa criticità, una nuova proposta europea prevede l’eliminazione di questo requisito a partire dal 2024. Il panorama europeo in tema di fatturazione elettronica è quindi in continuo cambiamento ed evoluzione, ma la strada sembra essere ormai ben tracciata verso la digitalizzazione del documento fattura.

A cura di

Asia Jane Leigh

Asia Jane Leigh

Digital B2b, Tdl e-invoicing

Research Analyst dell'Osservatorio Digital B2b, e del Tavolo di lavoro e-invoicing

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