L’evoluzione verso la sostenibilità ambientale degli immobili logistici
La sostenibilità ambientale della filiera logistica può essere declinata in quattro principali aree di intervento: Network design, Trasporto, Magazzino e Packaging. Gli operatori del settore hanno a lungo agito soprattutto sulla fase di trasporto, che rimane tutt’ora delle una delle più impattanti in termini di emissioni di CO2, ma negli ultimi anni si sono anche diffusi interventi mirati all’efficientamento energetico dei magazzini e alla riduzione dei consumi e conseguentemente delle emissioni, sintomo dell’interesse delle aziende verso questa tematica. Interesse cresciuto di pari passo con la diffusione di certificazioni attestanti l’efficienza energetica degli edifici (LEED/BREEAM) e l’integrazione dei criteri ESG nella valutazione degli investimenti immobiliari.
Ma quali sono i principali interventi che le aziende compiono per migliorare le prestazioni energetiche degli immobili? Per rispondere a questa domanda, l’Osservatorio Contract Logistics ha svolto una mappatura degli immobili logistici che ha interessato 193 edifici, 127 italiani e 66 tedeschi, per una superficie totale di oltre 4,8 milioni di m2.
L’analisi ha esplorato l’implementazione di 30 possibili soluzioni che toccano tutti gli ambiti del magazzino, dall’infrastruttura alle strategie operative. Ne sono esempio le soluzioni di green building, impiantistica, illuminazione, movimentazione e automazione, gestione dei materiali, strategie operative come la pianificazione ottimale delle attività di movimentazione e la ricarica delle batterie ecc.
Tra le soluzioni di efficienza energetica maggiormente implementate, in Italia emergono quelle associate alle categorie impiantistica (nello specifico fotovoltaico e sistemi di climatizzazione intelligenti) e movimentazione e automazione(in particolare carrelli con batteria a ioni di litio e ricarica batterie ad alta frequenza). In Germania, invece, spiccano le soluzioni inerenti a green building (nel dettaglio isolamento termico e green roof). Queste differenze sono coerenti con le diverse condizioni climatiche dei due Paesi. Ovviamente la categoria illuminazione (nello specifico l’adozione di luci a LED) rimane la più implementata in entrambi i campioni, essendo uno degli interventi che richiede il minor investimento a fronte di significativi risparmi.
Osservando le priorità future delle aziende emerge in maniera netta il tema dell’energy management. Questo da un lato comporta la necessità di diventare auto-sufficienti dal punto di vista energetico e quindi di investire in fonti rinnovabili (non solo il fotovoltaico, ma anche l’energia termica ed eolica iniziano a destare interesse), dall’altro richiede l’abilità di gestire diversi vettori energetici contemporaneamente (idrogeno, elettricità, combustibile fossile). Inoltre, va sottolineato che questi interventi non sono efficaci solo se applicati in immobili nuovi, ma permettono di ottenere importanti benefici anche in immobili più datati.
I magazzini mappati sono stati analizzati anche in termini di consumi ed emissioni. Fondamentale rimane il ruolo dell’elettricità, che in entrambi i campioni rappresenta più del 50% delle emissioni. Ovviamente l’uso che ne viene fatto dipende fortemente dalle caratteristiche del sito logistico. Se negli edifici a temperatura controllata i consumi sono legati soprattutto all’alimentazione degli impianti di refrigerazione (dal 72% in caso di temperatura positiva all’85% per temperatura negativa), nei siti a temperatura ambiente prevale il consumo per illuminazione (42%) e movimentazione (28%). In Italia quasi la metà del fabbisogno annuale di energia elettrica è ottenuto in maniera rinnovabile: prodotto in sito, grazie a pannelli fotovoltaici, o acquistato da fornitori esterni certificati. In Germania il valore è molto più basso a causa di una minore efficienza del fotovoltaico e quindi a una sua minore diffusione. Un altro aspetto importante riguarda i consumi di refrigeranti: in Italia l’ammoniaca è il refrigerante più utilizzato, sintomo della volontà di ridurre le emissioni di CO2.
Al fine di intraprendere questa transizione, è fondamentale sviluppare un piano strutturato che consenta di identificare correttamente quali soluzioni di efficientamento energetico adottare, sulla base del contesto in cui è inserito il magazzino (tipo di magazzino, condizioni climatiche esterne, ecc.). Tale piano deve essere accompagnato dallo sviluppo di specifici KPI e sistemi di monitoraggio, in modo da attivare misure di correzione, intervento e miglioramento.
La strada da fare è ancora molta, soprattutto in riferimento agli immobili meno recenti, ma è evidente che si stiano facendo importanti passi verso il Green Warehousing e che ci sia una chiara volontà degli operatori del settore e della committenza di ridurre l’impatto energetico e climatico degli edifici logistici.
A cura di
Martina Coslovich
Contract Logistics “Gino Marchet”Analista dell’ Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet”. Si occupa di Ricerca nell’area Logistica e Supply Chain, con particolare riferimento allo studio di soluzioni di efficienza energetica e di intralogistica nell’ambito del tavolo di lavoro Logistics Real Estate & Intralogistica.
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