Quando si parla di distribuzione digitale di video d’intrattenimento si commette spesso l’errore di pensare esclusivamente a contenuti televisivi e cinematografici. Retaggio di un passato incentrato sulla televisione e sul cinema come unici canali di trasmissione. Il digitale ha però sparigliato le carte aprendo la strada a nuovi contenuti audiovisivi.
TV vs Social Video: la competizione si allarga
La trasformazione più rilevante ed evidente è la diffusione di video User Generated Content (UGC), ossia prodotti e distribuiti dagli stessi utenti finali. Ma anche quella di video realizzati da streamer professionisti e non. Negli ultimi anni sono proliferate le piattaforme orientate a questi contenuti. Da un lato abbiamo i social network che hanno sviluppato soluzioni ad hoc per la distribuzione e condivisione dei video – come Facebook Watch, Instagram Reels e TikTok –, dall’altra abbiamo piattaforme più orientate al mondo professionistico e che più si avvicinano ai paradigmi televisivi, come Twitch e YouTube.
Per i broadcaster tradizionali e per le “classiche” piattaforme Over-The-Top (OTT) questi player rappresentano ora dei nuovi competitor. Non tanto in termini di offerta, bensì sul tempo dei consumatori e, di conseguenza, sulle loro intenzioni di spesa. Nate con un focus su un target giovane, queste nuove piattaforme stanno sempre più coinvolgendo fasce generazionali più mature e iniziano a ricoprire un ruolo di rilievo nelle preferenze di scelta dei consumatori. Ad oggi, gli internet user italiani dichiarano di dedicare in media 15,5h alla settimana per fruire di contenuti video televisivi e 6,5h alla settimana per contenuti video non televisivi sui social media.
Boom delle Smart Tv: quali conseguenze per l’industria audiovisiva
A inasprire la competizione, però, ora c’è il ruolo determinante giocato dalla convergenza dell’offerta tra i vari canali distributivi. E se lo Smartphone è ormai da qualche anno un dispositivo tenuto in grande considerazione (e col 5G provocherà un ulteriore boost), oggi vi è un “nuovo” canale che potrebbe alterare nuovamente gli equilibri competitivi: la Smart (o Connected) TV. A svilupparvi applicazioni, infatti, non vi sono solo i broadcaster e le classiche piattaforme OTT ma anche i social media: YouTube e Twitch sono già presenti e fortemente radicati, mentre più di recente Facebook Watch e TikTok sono in fase di sperimentazione in alcuni mercati.
È chiaro che vi siano implicazioni sul comportamento del consumatore, il quale può sostituire la programmazione televisiva con il dedicare tempo a fruire direttamente dal televisore di nuovi contenuti video d’intrattenimento. Ad oggi, il 16% degli internet user italiani già rinuncia a guardare un programma in TV per fruire di contenuti video sui social; e circa 1/3 lo fa proprio su Smart Tv. Parliamo di un fenomeno ancora contenuto ma molto probabilmente destinato a rafforzarsi grazie alla crescente diffusione – spinta anche dai bonus statali legati al passaggio al nuovo digitale terrestre – di televisioni connesse e al potenziamento nazionale dell’infrastruttura di rete.
Insomma, il contesto distributivo di video d’intrattenimento è in forte trasformazione. E l’arena competitiva si sta sempre più allargando di nuovi attori con modelli di produzione e di business distanti dalle logiche tradizionali. Si tratta di una nuova sfida per l’industria audiovisiva che, dopo aver dovuto affrontare negli scorsi anni la competizione delle piattaforme OTT e il passaggio dal lineare all’on-demand, ora deve fare i conti con questo nuovo fenomeno.
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