Le reti private 5G
Parlando di Industrial 5G, una componente tecnologica chiave è quella delle reti private 5G o, secondo la denominazione del 3GPP, delle Non Public Networks (NPN). Esse sono reti “Non Pubbliche” in quanto i servizi offerti, variamente specializzati, sono disponibili solo per limitato numero di utenti o dispositivi molto specifici.
Quello delle reti private non è un fenomeno emerso con il paradigma tecnologico del 5G, ma rappresenta un’importante componente architetturale e strategica per gli operatori e gli utilizzatori, proprio per il ventaglio di nuovi servizi avanzati e affidabili che con le reti di quarta generazione non erano realizzabili. Le caratteristiche principali delle reti private 5G sono: la copertura radio dedicata, l’utilizzo mirato e garantito delle risorse di rete focalizzato al servizio radio offerto e la possibilità di utilizzare le infrastrutture cloud del cliente per realizzare un’architettura. Una delle più critiche è proprio la copertura dedicata, che richiede importanti investimenti da parte di chi gestisce l’ambito industriale e dall’operatore.
Inoltre, la gestione e l’utilizzo dello spettro costituiscono un altro aspetto importante. Tuttavia, se pur standardizzate dal 3GPP a livello mondiale, l’effettiva disponibilità di frequenza per i servizi 5G e il suo utilizzo dipendono dai singoli Stati. All’interno della stessa Unione Europea non esiste una direttiva unica che indichi una via di sviluppo condivisa per questa tipologia di reti.
Nell’Edizione appena conclusa dell’Osservatorio 5G & Beyond è stata condotta un’analisi per valutare i possibili drivers per lo sviluppo di Business case 5G nei paesi appartenenti ad EU27. Tra le variabili considerate è presente la possibilità di acquistare spettro 5G per uso privato anche da parte delle aziende end user, indipendentemente dal coinvolgimento di operatori TLC. Per fare ciò, è stata condotto un censimento dei deployment privati e dedicati nei paesi selezionati e sono state poi approfondite le diverse politiche di spettro in nazioni con economie simili a quella italiana attraverso interviste e fonti secondarie pubbliche. Rispetto a quest’ultima analisi, si è cercato di tracciare una panoramica della disponibilità dello spettro in banda bassa (600-900 Mhz), media (3,3-4,2 Ghz) e alta (26-66GHz) in quattro paesi, rispettivamente Italia, Spagna, Francia, Germania. Di questi, il paese che offre il miglior ventaglio di opzioni per godere della disponibilità dello spettro per uso privato è la Germania, con 100MHz di spettro in banda 3,7-3,8 Ghz, accessibile anche a aziende end user, e delle licenze di uso locale in banda alta tra i 24,25 e i 27,5 GHz. In Francia sono disponibili invece licenze di test in banda alta, mentre in banda media 2,575 e 2,615 GHz. È stato aperto anche un bando per l’utilizzo di piattaforme di test in banda 3,8-4,0 Ghz.
In Spagna, la disponibilità di spettro sembra essere più ridotta rispetto ai paesi appena menzionati; tuttavia, sono disponibili 20Mhz di spettro in banda 2.1 Ghz e licenze di test in banda alta. In Italia, invece, l’utilizzo privato di spettro 5G, oltre a quello già assegnato agli operatori principali, non è al momento contemplato. È evidente quindi, che senza poter contare sulla disponibilità di spettro da allocare per le reti 5G private o NPN questo nuovo ecosistema, in Italia, dipende fortemente dalle scelte che faranno gli operatori di sviluppare o meno questo mercato.
Confrontando questa panoramica appena descritta con il censimento dei deployment privati e dedicati, ciò che emerge è che nei paesi con maggior disponibilità di spettro per uso privato si contano più sperimentazioni con il 5G. In particolare, in Germania, dove le tempistiche per ottenere lo spettro sono brevi, si contano molteplici deployment sperimentali privati o dedicati di 5G. Tuttavia, tra i casi censiti è difficile trovare un caso che sia “Almost Ready”, ossia uno use case per cui è chiaro l’obiettivo, ma che è utilizzato in maniera molto limitata e per il quale ci vorrà ancora del tempo prima di entrare in produzione. La possibilità, dunque, di acquistare spettro da parte delle aziende senza doversi appoggiare ad un operatore, come in Germania, non sembra attualmente rappresentare un vantaggio così evidente nello sviluppo del mercato. È una condizione che sicuramente sta favorendo la sperimentazione ma, ad oggi, non si sta tramutando in un vantaggio di nessun altro tipo. I numeri, infatti, sono comunque esigui e di conseguenza è necessario ragione su altri possibili fattori che potrebbero limitare l’adozione del 5G.
I problemi principali riscontrati anche in nazioni con politiche di spettro che favoriscono l’uso locale sono quelli che possiamo riscontrare anche in Italia, cioè la mancanza di: un ecosistema maturo in grado di rispondere alle esigenze di business delle aziende, device per sviluppare use case basati su 5G e una value proposition chiara che giustifichi l’investimento iniziale. Quello che ad oggi sembra favorire la nascita di deployment 5G è più che altro il tessuto economico locale, per cui aziende di grandi dimensioni, con grandi capacità di spesa e un livello di digitalizzazione avanzato, stanno cercando di crearsi una base di conoscenza che gli permetta di cogliere tutti i vantaggi di questa tecnologia non appena il mercato avrà delle progettualità chiare da proporre.
A cura di
Luca Dozio
Security, Cloud, Data Center, 5GDirettore Osservatorio 5G & Beyond e Ricercatore Senior Osservatorio Cloud Transformation.Ha conseguito la laurea in Ingegneria Gestionale con una specializzazione in Supply Chain Management nel settembre 2015. Da allora lavora presso gli Osservatori Digital Innovation svolgendo attività di ricerca e progetti sui temi dell’innovazione digitale, con focus su Cloud Transformation e reti 5G. Nel 2019 ha completato un Percorso Executive in Gestione Strategica dell’Innovazione Digitale.
Mattia Magnaghi
5G & BeyondMattia è ricercatore analista presso l’Osservatorio 5G & Beyond e dottorando della School of Management del Politecnico di Milano
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