Il professionista come attivatore di un sistema virtuoso: il Distretto della Felicità

Sistema, una parola che evoca relazioni e interconnessioni. Facile da pensare, un po’ meno da realizzare. Il mondo professionale è naturalmente predisposto, visto il ruolo da intermediario e spesso da outsourcer, ad agire da facilitatore di approcci sistemici. L’intervista che segue, riporta proprio l’esperienza di Luca Piscaglia, consulente del lavoro, titolare dell’omonimo studio, che ha promosso con successo un’iniziativa virtuosa – il Distretto della Felicità – ma complessa, coinvolgendo lo Studio, la Pubblica Amministrazione locale, le aziende, le forze sindacali.

Dove e come nasce l’idea del Distretto della Felicità?
Il Distretto della Felicità nasce nel 2013 per conciliare il tempo lavorativo con quello familiare nel Distretto calzaturiero del Rubicone, coinvolgendo soprattutto i territori di San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone e Gatteo, in provincia di Forlì-Cesena.
A quell’epoca il territorio stava perdendo appeal da parte delle nuove generazioni e, soprattutto, delle donne delle imprese manifatturiere della zona, prevalentemente a vocazione femminile. Era a rischio il ricambio generazionale nella forza lavoro e, di conseguenza, la sopravvivenza delle aziende del Distretto. Occorreva recuperare attrattività presso i giovani e permettere un’integrazione della forza lavoro femminile. Per farlo, ho effettuato alcuni approfondimenti, consultando studi scientifici, dati e facendo alcune interviste. Scartato il tema retributivo, che non rappresentava l’essenza del problema, sono emersi componenti intangibili nell’ambito dei rapporti di lavoro, come il recupero della qualità del tempo e l’armonizzazione tra vita privata e lavorativa. È così che nasce il progetto “Distretto della Felicità”.

Come si è articolato il progetto e quali attori sono stati coinvolti?
La conciliazione tra vita privata e lavoro è articolata e complessa perché, oltre alle imprese, coinvolge anche tutti i servizi territoriali.
La prima fase dell’iniziativa si è focalizzata sulla razionalizzazione degli orari di lavoro e, di conseguenza, sul miglioramento dei servizi territoriali per renderli più fruibili ai lavoratori. L’orario adottato dalla totalità delle aziende del territorio è sempre stato organizzato su due turni: dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18.  Una simile articolazione occupava un’ampia fascia di tempo, che rendeva difficile l’armonizzazione tra esigenze private e lavorative, gravando in modo particolare sulla componente femminile.
Il supporto delle strutture pubbliche è stato fondamentale per raccogliere le informazioni – tramite questionari gestiti da Italia Lavoro e dal CISE della CCIAA della Romagna – sulle esigenze dei lavoratori, per organizzare gli interventi finalizzati al miglioramento qualitativo delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, per verificare, successivamente, i risultati raggiunti.
L’amministrazione locale, nella figura del Sindaco di San Mauro Pascoli, Luciana Garbuglia, si è rivelata cruciale per la modifica degli orari dei servizi pubblici. Questi ultimi si sono adattati ai nuovi orari attuati nelle fabbriche, prevedendo ad esempio il rientro pomeridiano nelle scuole, il cambio degli orari dei medici di base e degli sportelli bancari, così da essere più compatibili con le rinnovate esigenze aziendali legate ai nuovi orari di lavoro.
Nel contesto territoriale è inoltre attivo un insieme di servizi privati, che facilitano la conciliazione con i tempi lavorativi delle famiglie: asilo nido e scuola dell’infanzia, dopo scuola, servizi diretti ad anziani e disabili attraverso strutture dedicate.

Quali passi sono stati compiuti inizialmente per avviare il Progetto?
Il Distretto della Felicità si è inizialmente focalizzato sui tempi di lavoro, cercando delle risposte per rendere elastica la fascia di occupabilità: è stata ridotta la pausa pranzo, è stato introdotto l’orario flessibile in ingresso e in uscita, sono stati creati gruppi omogenei con orari continuati e, infine, è stato incoraggiato lo smart working, slegando la prestazione da orari e luoghi fissi di lavoro.
L’adozione di orari di lavoro con una pausa ridotta ha fatto emergere, com’era prevedibile, l’esigenza di gestire la pausa pranzo. Nel 2022 è stata realizzata una mensa interaziendale all’interno del Distretto, fruibile da tutti i lavoratori delle aziende del territorio e con forme di finanziamento del costo del pasto condiviso tra aziende e lavoratori, prevedendo l’utilizzo della normativa sul welfare per trarre i maggiori benefici in termini di tassazione e contribuzione.

Quali passi, invece, per il futuro?
Tra i principali servizi che potrebbero arrecare vantaggi ai lavoratori/lavoratrici con figli, vi sono senza dubbio quelli legati all’istruzione. Grazie al supporto di una cooperativa sociale del territorio, si intende creare una struttura più ampia, in grado di accogliere i bambini 0 – 14 anni, per coprire in toto le esigenze di chi necessita di servizi di asilo nido, scuola dell’infanzia e scuola primaria e secondaria di primo grado. Questo progetto potrà essere in parte finanziato dalle aziende facenti parte del Distretto, le quali a fronte delle risorse investite, godranno di un diritto di prelazione per i figli dei propri dipendenti all’interno della struttura. Alla base di un sistema così complesso di welfare territoriale deve necessariamente esserci un sistema di integrazione che coinvolga reciprocamente aziende e lavoratori.

Che sintesi trarre, oggi, dal Distretto della Felicità, trascorsi una decina d’anni dal suo avviamento?
Il progetto del “Distretto della felicità” continua, ancora oggi, a incuriosire e a essere un modello per altre realtà del territorio nazionale. Il progetto è stato via via accolto positivamente dai lavoratori e la sua gestione è diventata conseguentemente oggetto delle normali relazioni sindacali. Difatti, le organizzazioni sindacali sono pienamente coinvolte nell’evoluzione del progetto e il loro ruolo può divenire in futuro fondamentale per un incremento della platea dei lavoratori coinvolti, per una più puntuale analisi delle esigenze degli stessi, nonché per un contributo allo sviluppo del modello di welfare territoriale.
In definitiva, tutti i lavoratori delle aziende che in qualche modo hanno preso parte al progetto non tornerebbero indietro e sono pienamente grati al “Distretto della Felicità” per aver loro restituito del tempo.  Ma la cosa che ancora stupisce tanti studiosi, è come tutto ciò sia nato dalla passione e dall’amore verso il proprio territorio da parte di un libero professionista. Forse anche le libere professioni oggi hanno raggiunto un ruolo sociale che mai prima era stato evidenziato!

Articolo scritto con il contributo di Luca Piscaglia, Consulente del Lavoro, Studio Piscaglia

A cura di

Claudio Rorato

Claudio Rorato

Professionisti, Innovazione Digitale nelle PMI

Responsabile Scientifico e Direttore dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale, Direttore dell'Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI

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