Da formato alternativo di comunicazione a contenuto premium da monetizzare con modelli a subscription. È questo il percorso che ha dato una seconda giovinezza ai podcast, attirando l’attenzione di grandi player, dal mondo dell’informazione a quello della musica.
Perché il Podcast piace proprio a tutti?
Esistente da sempre nell’era digitale e legato principalmente a contenuti radio, il podcast sta ora vivendo un momento di particolare successo. Piace molto ai consumatori che, on-demand e attraverso diversi canali più adatti (dallo smartphone agli smart speaker), possono accedere in piena libertà e autonomia ai contenuti di proprio interesse. Piace alle aziende che con semplicità possono replicare e/o divulgare i loro contenuti. Un trade-off vincente che nel corso degli ultimi anni ha spinto la diffusione del podcast e, di conseguenza, ne ha migliorato la qualità.
Sono tanti i player che hanno puntato gli occhi su questo prodotto, investendo e ultimamente anche abilitando modelli pay per la loro distribuzione e fruizione.
Ad oggi parliamo principalmente di attori statunitensi dove il podcast è altamente diffuso. Negli anni si sono sviluppate piattaforme dedicate come Stitcher, Spreaker, Overcast o Podbean. Ma il crescente successo e le conseguenti opportunità hanno attirato le mira dei grandi player del digitale: da Apple, che già da qualche anno ha sviluppato un’applicazione dedicata, ad Amazon, che ha acquisito Wondery – piattaforma di podcasting – e che ha aggiunto all’interno della sua area dedicata agli audiolibri (Audible) una sezione riservata ai podcast. Senza dimenticare Spotify, che più di recente ha affiancato proprio i podcast ai contenuti musicali.
Il mercato italiano del Podcast
L’ingresso nell’arena competitiva di questi ultimi attori è dovuto in particolar modo alle crescenti opportunità di monetizzazione del contenuto anche nelle loro logiche “all-you-can-eat” dei pacchetti ad abbonamento. Amazon e Spotify hanno fin da subito spinto in questa direzione, mentre Apple solo di recente ha annunciato l’intenzione di passare a questo modello.
Si tratta quindi di un mercato interessante e in forte crescita, ma ancora in fase piuttosto embrionale tra i consumatori italiani. Dai dati raccolti in una ricerca congiunta dell’Osservatorio Digital Content e di BVA-Doxa emerge infatti che nel 2020, in Italia, solo 1 internet user su 5 consuma podcast e lo fa dedicando all’ascolto in media circa 20 minuti, dato inferiore rispetto ai 30 minuti dedicati in media ad altre attività, come la visione di contenuti video, l’accesso all’informazioni, l’ascolto di musica o il gioco.
Inoltre, durante la prima ondata della pandemia, il podcast in Italia si è rivelato il contenuto con la minor crescita: solo il 2% del campione intervistato ha dichiarato di averne aumentato il consumo, dato nettamente più basso al confronto dell’incremento registrato dai contenuti video (+40%), dal gaming (+14%) e dalla musica (+12%).
Il podcast, insomma, si sta rivelando sempre più un contenuto interessante e con opportunità di business. E l’esperienza osservata in mercati digitalmente più avanzati ci lascia immaginare un futuro di successo anche nel mercato italiano. Sembra solo questione di tempo.
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