La notizia dell’investimento di PIR (Petrolifera Italo Rumena) – in collaborazione Edison – di un nuovo terminal LNG (dall’inglese Liquefied Natural Gas) a Ravenna apre scenari incoraggianti sul futuro dell’LNG nell’autotrasporto. Così come l’inaugurazione della stazione LNG presso l’Interporto di Padova avvenuta in questa settimana.
Parliamo di un carburante ecologico, con riduzione delle emissioni particolato superiori al 90% e riduzioni di CO2 comprese tra il 10% e il 15%, senza contare la minore rumorosità dei motori. Tanto che le aziende committenti stanno iniziando a richiedere nei tender soluzioni nell’ottica di una corporate responsibility sempre più attenta al tema dell’impatto ambientale.
È una tecnologia che sta vivendo un momento di vero e proprio boom in Italia: almeno 20 distributori LNG attivati entro fine 2017, consegne crescenti di trattori alimentati da questo carburante (Iveco e Scania), costi di esercizio che appaiono concorrenziali e permettono di recuperare il gap nel costo di acquisto delle macchine. I mezzi di prima generazione avevano alcune limitazione tecniche, tra cui la potenza ridotta e l’autonomia limitata. Ora che questi vincoli sono stati superati (anche se non totalmente), stiamo assistendo alla diffusione di una vera alternativa al diesel nel mondo dell’autotrasporto pesante.
Avere terminal di distribuzione prossimi ai punti di consumo permetterà di ridurre i costi di approvvigionamento, in questo momento il vero ostacolo alla diffusione (insieme al costo dei mezzi, mitigato dalle politiche di incentivo pubblico): oggi l’LNG arriva da Barcellona, Marsiglia o dall’Olanda. Un domani proverrà da terminal marittimi quali Ravenna o Livorno. Il che significa sostenibilità di prezzo nel medio periodo.
Andrea Fossa e Damiano Frosi, Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano
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