Nel corso degli ultimi anni, il tema della Sostenibilità è diventato prioritario all’interno dell’agenda strategica delle aziende di tutto il mondo. La crescente attenzione verso l’ambiente, la società e la governance d’impresa si traduce nella diffusione dei criteri ESG (Environmental, Social, Governance), ormai indispensabili non solo per orientare le scelte di investimento, rafforzare la reputazione aziendale e garantire la conformità normativa, ma anche per generare opportunità di sviluppo strategico.
Anche i numeri dimostrano questa tendenza: secondo l’Osservatorio Digital & Sustainable della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2024 ben il 93% delle grandi aziende italiane investe in Sostenibilità. Nelle PMI (piccole e medie imprese), invece, la percentuale scende al 42%.
In questo articolo, realizzato dall’Osservatorio, approfondiremo il significato dei criteri ESG e dei loro tre pilastri fondamentali, analizzeremo le ragioni per cui è strategico adottare questi standard e forniremo spunti per costruire e implementare una strategia ESG efficace, affrontando anche le principali sfide che le aziende devono superare.
Cosa significa ESG e quali sono i tre pilastri fondamentali
I criteri ESG rappresentano un framework di valutazione che permette di misurare l’impegno e le performance di un’azienda relativamente ai tre ambiti della Sostenibilità, quali ambientale, sociale e di governance. Questi criteri sono diventati lo standard di riferimento per valutare quanto un’organizzazione sia realmente sostenibile e responsabile nel lungo termine.
Nato in ambito finanziario nel 2004, il concetto ESG si è progressivamente diffuso, diventando uno standard nella valutazione delle aziende, non solo dagli investitori istituzionali, ma anche dai consumatori, dalle autorità di regolamentazione e dagli stakeholder interni ed esterni.
Aderire ai criteri ESG non significa semplicemente adottare prassi ecologiche o filantropiche, ma ripensare la strategia aziendale a 360°, misurando e comunicando le performancerelative a temi ambientali, sociali e di governance.
Analizziamo nel dettaglio ciascuno dei tre pilastri che costituiscono il framework ESG.
Ambiente (Environmental)
La sfera ambientale degli ESG comprende tutte le politiche, strategie e iniziative che un’azienda adotta per ridurre il proprio impatto sul pianeta, tutelare le risorse naturali e promuovere la transizione verso modelli produttivi sempre più ecologici e circolari. Le imprese sono oggi chiamate non solo a rispettare le normative vigenti in materia ambientale, ma anche a innovare i propri processi per contribuire concretamente alla lotta contro il cambiamento climatico, al contenimento dell’inquinamento e alla salvaguardia della biodiversità.
Le iniziative possono comprendere:
- gestione delle emissioni di gas serra;
- raccolta differenziata dei rifiuti e riciclo;
- risparmio energetico e utilizzo di energie rinnovabili;
- pianificazione della mobilità sostenibile;
- gestione delle risorse idriche;
- riduzione dell’impronta ecologica lungo la filiera produttiva.
Per esempio, molte imprese stanno investendo in sistemi digitali per il monitoraggio continuo delle emissioni o per l’ottimizzazione dei consumi energetici.
Sociale (Social)
La dimensione sociale degli standard ESG riguarda tutte le iniziative e le pratiche che un’azienda mette in atto per valorizzare le persone, promuovere un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso e costruire rapporti basati su trasparenza e responsabilità con dipendenti, fornitori, clienti e comunità. Prendersi cura dell’aspetto sociale significa garantire condizioni di lavoro dignitose, pari opportunità, rispetto dei diritti umani e favorire la crescita professionale e personale dei collaboratori. Inoltre, implica un impegno concreto nel contribuire al benessere delle comunità in cui l’azienda opera, attraverso attività di responsabilità sociale e volontariato.
Le principali dimensioni sociali ESG comprendono:
- pari opportunità e inclusione;
- formazione e sviluppo delle competenze;
- salute e sicurezza sul lavoro;
- welfare aziendale e conciliazione vita-lavoro;
- attività di volontariato e engagement sociale;
- rapporti etici con i fornitori e responsabilità sociale della filiera.
Adottare indicatori e obiettivi sociali significa non solo migliorare il clima interno, ma anche rafforzare il posizionamento aziendale agli occhi di investitori e clienti.
Governance (Governance)
La governance rappresenta il sistema di regole, strutture e processi attraverso cui un’azienda viene amministrata, controllata e guidata verso il raggiungimento dei propri obiettivi in modo etico, responsabile e trasparente. Una governance solida è alla base della fiducia degli stakeholder, facilita la creazione di valore a lungo termine e assicura che l’azienda sia in grado di prevenire rischi, gestire criticità e rispondere a eventuali problemi con tempestività ed efficacia.
Aspetti chiave sono:
- struttura e indipendenza del consiglio di amministrazione;
- politiche anticorruzione e antiriciclaggio;
- processi decisionali trasparenti e tracciabili;
- audit interni ed esterni regolari, ossia controlli periodici effettuati da team interni o da revisori esterni per verificare la correttezza delle attività;
- gestione dei rischi e conformità normativa;
- remunerazione equa e trasparente per i vertici.
Un solido sistema di governance aiuta a prevenire scandali, garantire comportamenti etici e facilitare l’accesso ai capitali.
Perché sono stati introdotti gli obiettivi internazionali ESG
L’adozione dei criteri ESG rappresenta una risposta strutturata e coordinata alle crescenti pressioni economiche, ambientali e sociali che caratterizzano il panorama globale contemporaneo. Questo processo è stato guidato da alcuni driver fondamentali, presentati di seguito.
1. Mitigare i rischi ambientali e climatici globali
Il cambiamento climatico, l’inquinamento, la perdita di biodiversità e l’esaurimento delle risorse naturali sono fenomeni che minacciano la stabilità economica e la qualità della vita a livello mondiale. La comunità internazionale, attraverso l’Accordo di Parigi sul clima (2015), si è impegnata a mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, puntando idealmente a +1,5°C.
2. Promuovere giustizia sociale, diversità e inclusione
Le crescenti disuguaglianze economiche, le discriminazioni basate su genere, orientamento sessuale o etnia e le violazioni dei diritti umani mostrano come la dimensione sociale sia spesso trascurata nei modelli di sviluppo tradizionali. La pandemia di COVID-19 e numerosi episodi di precarietà e condizioni lavorative inique hanno ulteriormente messo in luce la fragilità del tessuto sociale e la necessità di un cambio di paradigma. Un’azienda sostenibile è chiamata a tutelare la propria forza lavoro, garantire pari opportunità, rispettare la parità di genere, evitare pratiche discriminatorie e supportare il benessere delle comunità locali.
3. Rafforzare l’integrità e la trasparenza nella governance
Numerosi scandali finanziari e casi di corruzione hanno evidenziato il bisogno di sistemi di governo aziendale più trasparenti, partecipativi e orientati al lungo termine. L’obiettivo è fondare la crescita futura su integrità, accountability, gestione etica del rischio e relazione di fiducia tra azienda e stakeholder. Un sistema di governance efficace riduce il rischio regolatorio e reputazionale e pone le basi per innovazione e resilienza.
Quadro di riferimento: dagli SDGs ONU al Green Deal europeo
Gli obiettivi ESG sono direttamente collegati agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals, SDGs), adottati da 193 Paesi nel 2015 nell’ambito dell’Agenda 2030. In particolare, le tematiche ESG ricadono su almeno sette Sustainable Development Goals:
- SDG 7 – Energia pulita e accessibile
- SDG 8 – Lavoro dignitoso e crescita economica
- SDG 9 – Industria, innovazione e infrastrutture
- SDG 12 – Consumo e produzione responsabili
- SDG 13 – Lotta contro il cambiamento climatico
- SDG 16 – Pace, giustizia e istituzioni solide
- SDG 17 – Partnership per gli obiettivi
La Commissione Europea ha tradotto questi principi nel Green Deal Europeo, che mira a decarbonizzare l’economia entro il 2050, rendere sostenibili i flussi finanziari, tutelare la biodiversità, promuovere la trasparenza e le pari opportunità.
Perché adottare una strategia ESG
L’integrazione dei criteri ESG rappresenta una leva strategica fondamentale per garantire competitività e resilienza a lungo termine. Di seguito i principali vantaggi che spingono le organizzazioni ad abbracciare questa strategia.
1. Accesso al capitale e agli investimenti
I criteri ESG sono diventati una condizione sine qua non per l’attrazione di investimenti, sia in ambito pubblico che privato. Fondi pensione, banche e asset manager dedicano risorse sempre crescenti a imprese considerate “green” e socialmente responsabili.
2. Reputazione e fiducia degli stakeholder
Adottare prassi ESG migliora la reputazione aziendale, rafforza la fiducia dei clienti e favorisce il coinvolgimento degli stakeholder. La trasparenza nella comunicazione dei risultati ESG è ormai una richiesta esplicita di mercati e regolatori.
A livello europeo, con la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD), la rendicontazione ESG è diventata obbligatoria per molte aziende. L’integrazione dei criteri ESG permette di evitare sanzioni, semplifica la gestione dei rischi e prepara l’impresa a un futuro sempre più regolato.
4. Efficienza operativa e innovazione
Le iniziative ESG, soprattutto quelle che si integrano con aspetti digitali, permettono di ripensare i processi e adottare soluzioni innovative che riducono i costi e aumentano la competitività. La Trasformazione Digitale, se ben governata, può rappresentare un acceleratore chiave per la Sostenibilità.
5. Attrazione e fidelizzazione dei talenti
Sempre più persone scelgono di lavorare in imprese che dimostrano valori responsabili. Una solida strategia ESG permette quindi di migliorare l’employer branding e facilitare la retention dei dipendenti.
Cosa sono gli standard ESG
Gli standard ESG rappresentano metodologie strutturate e riconosciute a livello internazionale che traducono i criteri ESG in indicatori concreti e metriche specifiche. Questi strumenti forniscono alle aziende linee guida pratiche per misurare, monitorare e comunicare le proprie performance nei tre ambiti della Sostenibilità, garantendo uniformità di approccio e comparabilità dei risultati. Alcuni tra gli standard più diffusi sono:
- ESRS (European Sustainability Reporting Standards): standard obbligatori per le aziende soggette alla CSRD, adottano il concetto di doppia materialità;da un lato viene valutato l’impatto dei fattori ESG sulle performance d’impresa, dall’altro come le attività dell’azienda influenzino ambiente e società;
- GRI (Global Reporting Initiative) Standards: standard volontari più utilizzati a livello globale per la rendicontazione della Sostenibilità che consentono di redigere report dettagliati su aspetti ambientali, sociali ed economici dell’attività aziendale;
- SASB (Sustainability Accounting Standards Board): set di indicatori specifici per il settore industriale, che facilitano il confronto tra aziende dello stesso ambito e focalizzano l’analisi sui temi di maggiore rilevanza per ciascun settore;
- TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures): raccomandazioni per integrare nei report aziendali i rischi e le opportunità connessi al cambiamento climatico, con l’obiettivo di aiutare investitori e stakeholder a valutare la resilienza delle strategie aziendali rispetto alle sfide ambientali;
- PRI (Principles for Responsible Investment): principi promossi dalle Nazioni Unite che forniscono linee guida agli investitori istituzionali per integrare i fattori ESG nei processi di investimento, nella gestione attiva e nell’engagement con le imprese partecipate;
- ISO 26000: standard internazionale che offre linee guida sulla responsabilità sociale delle organizzazioni, ponendo l’accento su aspetti come i diritti umani, le pratiche lavorative, la tutela dell’ambiente e la correttezza delle prassi gestionali.
Le aziende devono selezionare gli standard più adatti al proprio contesto e aggiornarli in base a evoluzioni normative e aspettative degli stakeholder.
Che cos’è il rating ESG e come funziona
Il rating ESG è una valutazione fornita da agenzie indipendenti che consente di valutare quanto un’azienda sia realmente sostenibile nei tre ambiti. Attraverso l’analisi di numerosi dati – come policy aziendali, risultati ambientali, iniziative sociali, composizione degli organi di gestione, rispetto delle normative, trasparenza e performance – viene assegnato un punteggio che offre una fotografia sintetica dell’impegno e delle azioni dell’impresa in tema di Sostenibilità.
Il rating ESG è ormai uno strumento chiave su più fronti:
- aiuta investitori, banche, assicurazioni e grandi clienti a selezionare partner solidi e affidabili sotto il profilo della responsabilità sociale e ambientale;
- supporta le aziende nel monitorare i propri progressi e individuare ambiti di miglioramento;
- rappresenta un vantaggio competitivo sia per la reputazione che per l’accesso a finanziamenti e mercati.
Le principali agenzie di rating (come MSCI, Sustainalytics, EcoVadis, Refinitiv, S&P Global) analizzano indicatori specifici, bilanci, report di Sostenibilità e informazioni pubbliche. Ogni agenzia utilizza un proprio metodo, ma in generale il rating ESG si esprime secondo scalature numeriche o alfabetiche:
- scala alfabetica: da AAA (massima Sostenibilità e basso rischio ESG), passando per AA, A, BBB, BB, B, fino a CCC (l’indicatore minimo di performance e rischio più alto); questa scala viene utilizzata ad esempio da MSCI o S&P Global;
- scala numerica crescente: da 0 a 100 punti, dove un punteggio più alto indica migliori performance ESG; EcoVadis, ad esempio, utilizza questa scala e distingue le aziende con medaglie come Bronze, Silver, Gold o Platinum in base alla fascia raggiunta;
- scala numerica decrescente: alcune agenzie, tra cui Sustainalytics, utilizzano scale numeriche in cui i valori più bassi indicano minor rischio ESG, con categorie come “Low Risk”, “Medium Risk”, “High Risk”.
Normative e regolamentazioni ESG a livello europeo e internazionale
La regolamentazione in tema ESG è in rapido sviluppo, soprattutto in Europa dove la Sostenibilità è al centro del Green Deal. Tra le principali normative troviamo:
Le regolamentazioni sono in costante evoluzione e coinvolgono un numero crescente di imprese, anche PMI, ponendo la compliance ESG tra le principali priorità dei prossimi anni.
Come costruire una strategia ESG
Per strutturare una strategia ESG efficace, in particolare per le aziende italiane ed europee, è utile seguire alcune fasi fondamentali.
1. Analisi e valutazione iniziale
In questa fase si parte dall’analisi approfondita della situazione attuale dell’azienda nei tre ambiti ESG. Ad esempio, un’impresa manifatturiera potrebbe mappare le proprie emissioni di CO₂, valutare la sicurezza dei propri impianti, o analizzare come vengono gestiti i rapporti con i fornitori.
Si identificano dunque rischi (come l’eventuale esposizione a sanzioni ambientali o problemi legati alla salute dei lavoratori) e opportunità (per esempio, interventi volti ad incrementare l’efficienza energetica o a migliorare la reputazione). Il coinvolgimento di responsabili di produzione, risorse umane, acquisti e comunicazione aiuta a ottenere un quadro completo e condiviso.
2. Definizione degli obiettivi
Dopo aver compreso la situazione, è essenziale fissare obiettivi chiari e misurabili. Se, ad esempio, un’azienda volesse ridurre le emissioni di gas serra, l’obiettivo potrebbe essere quello di diminuire del 20% le emissioni dirette entro il 2027. Se si puntasse sulla diversità, si potrebbero invece fissare obiettivi sul raggiungimento di una quota minima di donne in posizioni dirigenziali. Gli obiettivi devono essere realistici e in linea con la mission aziendale, così da essere integrati nella strategia complessiva.
3. Coinvolgimento degli stakeholder
Una strategia efficace non nasce “dall’alto”, ma dal dialogo con chi vive e interagisce con l’azienda. Un’azienda manifatturiera, ad esempio, potrebbe organizzare workshop con i dipendenti per raccogliere idee su come migliorare il benessere sul lavoro, consultare i fornitori per garantire pratiche sostenibili lungo la filiera e interagire con la comunità locale per valutare gli impatti sociali delle attività produttive. Comunicare in modo chiaro e ascoltare le esigenze è fondamentale per costruire fiducia e consenso.
4. Implementazione di azioni concrete
A questo punto si passa ai fatti. Le azioni possono essere molto diverse a seconda degli obiettivi: un’azienda può investire in pannelli fotovoltaici per ridurre l’energia proveniente da fonti fossili, lanciare programmi di formazione per promuovere l’inclusione, implementare un codice etico che vieta pratiche corruttive, oppure adottare tecnologie blockchain per garantire la tracciabilità dei prodotti lungo la filiera. È importante che queste iniziative siano ben pianificate e integrate nelle attività quotidiane.
5. Monitoraggio e comunicazione
Misurare i progressi è fondamentale per comprendere il livello di efficacia della strategia. Per esempio, un’impresa può installare sistemi di monitoraggio per le emissioni, raccogliere feedback regolari dai dipendenti e redigere report annuali conformi a standard come il GRI. La comunicazione deve essere trasparente e aggiornata, con report pubblicati sul sito aziendale, post sui social media, newsletter e incontri con gli stakeholder. Questo aiuta a mantenere alta l’attenzione e a consolidare la credibilità.
6. Revisione e miglioramento continuo
Infine, la strategia ESG non è un traguardo fisso, ma un percorso in continua evoluzione. L’azienda deve aggiornare gli obiettivi in base alle nuove normative (per esempio, nuovi limiti sulle emissioni), ai risultati ottenuti (per esempio, accelerare se si supera un target) e alle richieste di clienti e investitori. Questo ciclo continuo di miglioramento garantisce che la strategia rimanga rilevante ed efficace nel tempo.
Gli ostacoli all’adozione di una strategia ESG e le relative soluzioni
L’adozione di una strategia ESG efficace non è priva di sfide da affrontare. Tra le principali criticità per le imprese troviamo:
- mancanza di competenze specifiche: l’integrazione di tematiche ESG, soprattutto in relazione all’uso di tecnologie digitali, richiede personale formato e aggiornato;
- difficoltà nel reperire e gestire dati di qualità: la rendicontazione ESG implica la raccolta di molti dati e la capacità di integrarli con i sistemi informativi aziendali;
- elevato costo delle iniziative: l’implementazione di soluzioni sostenibili, la digitalizzazione dei processi e la compliance normativa possono comportare investimenti significativi nel breve termine;
- resistenza al cambiamento interno: modifiche organizzative profonde possono generare attriti e spinta conservativa tra i dipendenti;
- incertezza normativa: la continua evoluzione di leggi nazionali ed europee richiede adattamenti costanti;
- rischi di greenwashing e reputazionali: la comunicazione ESG deve essere trasparente e rispondente ai fatti.
Per affrontare queste sfide, le aziende possono seguire un approccio graduale e ben strutturato. Il primo passo è sviluppare collaborazioni con consulenti specializzati e centri di competenza, così da acquisire rapidamente le conoscenze necessarie senza dover formare tutto il personale interno. Allo stesso tempo, investire in software e piattaforme digitali dedicate aiuta ad automatizzare la raccolta dei dati ESG, semplificando notevolmente la gestione e riducendo gli errori.
Dal punto di vista economico, pianificare gli investimenti a medio termine e dimostrare chiaramente i benefici delle iniziative ESG facilita l’ottenimento delle risorse necessarie. Inoltre, sfruttare incentivi pubblici e finanziamenti agevolati può ridurre l’impatto dei costi iniziali. Per gestire la resistenza interna al cambiamento, è importante coinvolgere attivamente i dipendenti attraverso programmi di formazione e comunicazione.
Infine, rimanere aggiornati sull’evoluzione normativa attraverso network professionali e associazioni di categoria permette di anticipare i cambiamenti normativi. Per quanto riguarda la comunicazione, adottare criteri di trasparenza rigorosi e sottoporre i risultati ESG a verifiche esterne indipendenti protegge l’azienda da rischi di reputazione e accuse di greenwashing.
ESG: una scelta strategica per il futuro
Le aziende che adottano una prospettiva “sustainable by design” non solo si preparano alle sfide del futuro, ma si pongono come leader e promotori di cambiamento nel loro settore. Il digitale è un alleato fondamentale sia per l’efficienza sia per la trasparenza: piattaforme di monitoraggio, sistemi di analytics e reportistica automatizzata sono ormai strumenti chiave per comunicare in modo efficace la Sostenibilità, ridurre errori e rischi e creare nuove opportunità di business. Tuttavia, nel 2024 solo 1 grande impresa su 3 usa l’Innovazione Digitale intensivamente per raggiungere obiettivi di Sostenibilità a tutto tondo (ambientale, sociale, di governance).
A livello pratico, sviluppare una cultura ESG significa investire in formazione, innovazione e coinvolgimento, misurare costantemente i progressi e dialogare con tutti gli attori della filiera.
Le difficoltà non mancano, ma le imprese che sapranno superarle potranno prosperare in uno scenario dove impatto positivo, efficienza e compliance sono le chiavi per una crescita duratura.
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