Torna prepotentemente a farsi vivo il tema dei copyright sui contenuti musicali. E questa volta a essere sotto attacco è Twitch, la sempre più famosa piattaforma – di proprietà di Amazon – di live streaming per video gamer (e non solo).
Gestire i diritti d’autore su Video e Live Streaming sul web è da anni un tema delicato e di difficile controllo. Sono stati tanti i dibatti e i meccanismi attuati su Youtube, che nel corso della sua storia ha dovuto stringere accordi con i detentori dei diritti e implementare soluzioni per controllare il contenuto fin dal caricamento, cercando di punire chi viola, anche inconsapevolmente, i copyrights.
Twitch e diritto d’autore: aumentano le violazioni e le polemiche
Così su Twitch – in USA, rivalendosi del DMCA (Digital Millenium Copyright Act) – è partita un’indagine sui contenuti caricati nel triennio 2017-2019. E sono state riscontrate fin da subito numerose violazioni che hanno obbligato la piattaforma a prendere provvedimenti nei confronti degli utenti e degli streamer. Quando Twitch identifica una violazione manda un avviso – detto strike – all’utente, che deve rimuovere immediatamente quel contenuto. Al terzo richiamo scatta il ban permanente dalla piattaforma.
Provvedimento che naturalmente ha sollevato non poche polemiche tra gli streamer, autori di centinaia (in alcuni casi di migliaia) di contenuti nel triennio incriminato e che con molta facilità arriveranno al terzo strike mettendo così a rischio la propria carriera professionale.
Come tutelare il copyright nel live streaming?
È chiaro che il problema è serio e rilevante, così come è chiaro che per tutelare l’ecosistema, ogni contenuto debba essere gestito in maniera efficace fin dal momento di creazione del live streaming.
Così se da un lato Twitch stessa ha dichiarato di star lavorando a soluzioni di scanning automatico dei contenuti caricati – in partnership con Audible Magic – al fine di evidenziare e cancellare un contenuto con un’eventuale violazione del copyright, dall’altro nascono iniziative centralizzate a livello di filiera. È il caso di Socan, società canadese di collecting, e di Sacem, l’equivalente francese della SIAE.
In entrambi in casi la finalità è mettere in piedi uno schema di royalties sui live streaming per le principali piattaforme, da Facebook a Youtube. Il concetto alla base è quello di applicare i termini della gestione collettiva a video live con più di 1.000 visualizzazioni, con l’obiettivo di recuperare le royalties dalle piattaforme e di remunerare i compensi agli artisti detentori del diritto d’autore.
Si tratta di soluzioni di sistema molto complesse e che vedono nella tracciabilità permessa dalla digitalizzazione la carta vincente. Una sfida portata avanti ancora una volta in prima linea dalla filiera musicale, filiera – tra quelle dei contenuti autorali – che con più reattività ha saputo adeguarsi ai cambiamenti imposti dal digitale.
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