Facebook, Amazon e Google: la visione social del merito creditizio

Comunicato stampa Supply Chain Finance Dicembre 2016

Di Antonella Moretto e Federico Caniato, Direttori Osservatorio Supply Chain Finance

Negli ultimi mesi giganti quali Facebook, Amazon e Google hanno dichiarato la loro intenzione di avvicinare il mondo bancario ponendosi di fatto come intermediari finanziari, e il settore bancario comincia a tremare. A fronte della licenza ottenuta da Facebook ad operare come intermediario creditizio non più solo a livello americano ma anche a livello europeo, la rete ha già coniato termini quali “Facebook bank”, come riportato su Wired lo scorso novembre. Al momento l’ambizione non è solo costituire una vera e propria banca, ma bensì anche sfruttare i dati in proprio possesso per aumentare la conoscenza degli operatori sui potenziali debitori. È, infatti, ormai noto che questi player dispongono di informazioni sugli utenti più accurate, numerose e tempestive di qualunque provider immaginabile e quindi il passo dall’utilizzo dei dati a scopo di marketing al loro sfruttamento a scopo di profilazione finanziaria appare breve. L’intenzione inizialmente dichiarata è quella di sfruttare i dati sulle persone fisiche per definire più puntualmente l’effettivo merito di credito dei diversi soggetti, ma la possibilità di estendere tale approccio dalle persone fisiche alle imprese non appare più fantascienza. Soprattutto per quanto riguarda il mondo delle PMI – ambito di indiscutibile rilevanza per il contesto italiano e in cui la distinzione tra azienda e persona fisica in molti casi risulta alquanto labile – tale mole informativa sarebbe preziosa. Da anni, infatti, il dibattito sulla rappresentatività degli attuali metodi di definizione del merito creditizio per i piccoli player è acceso e, spesso, i big data vengono citati come una possibile fonte informativa per affiancare i parametri meramente finanziari con informazioni soft in larga misura. L’attenzione di player quali Facebook, Amazon e Google su questi temi potrebbe rivelarsi la vera svolta disruptive in questa direzione, potendo potenzialmente diventare la vera spinta propulsiva, volta a dare accelerazione ad un fenomeno ancora in parte ai blocchi di partenza. Le banche, infatti, sono soggette a vincoli esterni stringenti e procedure consolidate difficili da sradicare, che rendono poco flessibile un cambio di paradigma. Sicuramente è quindi prematuro dire se nei prossimi cinque anni i metodi di merito creditizio saranno totalmente cambiati e rivisti, ma è anche altrettanto vero che il settore sta subendo delle spinte rilevanti e che anche il mondo bancario tradizionale non può più ignorarle. C’è solo da chiedersi se il futuro non sia già qui.

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Antonella Moretto

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