Supply Chain Finance: benvenuti nella collaborative arena!
LItalia è il secondo mercato del Supply Chain Finance in Europa mentre il mercato potenziale del credito di filiera vale 530 mld di euro, ma solo il 28% è già servito: tutti i dati nella ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano
L’Italia è il secondo mercato del Supply Chain Finance in Europa
Il mercato potenziale del credito di filiera vale 530 mld di euro, ma solo il 28% è già servito
In Italia si attendono in media 77 giorni per l’incasso dei crediti commerciali, 91 giorni per il pagamento dei debiti. Il mercato potenziale del Supply Chain Finance in Italia è il secondo più grande d’Europa, ma cresce anche il mercato servito (pari al 28%, 147 miliardi) su cui iniziano ad affacciarsi anche le PMI
Il mercato servito è ancora dominato dalle soluzioni tradizionali, come l’Anticipo Fattura (79 miliardi di euro) e il Factoring (58 miliardi), ma sono Reverse Factoring (4 miliardi, +33%) e Invoice Auction (40 milioni, +500%) a crescere più velocemente
La proliferazione delle soluzioni fintech e il bisogno di innovazione degli attori tradizionali spingono la diffusione di partnership fra gli operatori della filiera: 30 in Italia nell’ultimo anno, il doppio nel mondo
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Milano, 13 marzo 2019 – Si moltiplicano le collaborazioni fra banche, provider tecnologici, associazioni di filiera, operatori logistici e società fintech, si diffondono nuove tecnologie, come Blockchain, Internet of Things e Artificial Intelligence, e si consolida l’uso di soluzioni innovative. In Italia il Supply Chain Finance – l’insieme delle soluzioni per il finanziamento del capitale circolante che fanno leva sul ruolo delle aziende all’interno della filiera – è ormai un ecosistema consolidato che coinvolge tanti attori, offre opportunità concrete per il finanziamento delle imprese e inizia a essere accessibile anche alle Pmi.
Il mercato potenziale resta ancora ampio e in crescita, pari a 530 miliardi di euro* (+2,5%), di cui 480 miliardi verso i clienti (81%, in crescita del 3,3%) e 50 miliardi verso le imprese collegate (19%, in calo del 4,2%), il secondo in Europa dopo la Francia (662 miliardi di euro) e subito prima della Germania (503 miliardi). Ma non mancano i segnali positivi: i tempi medi di incasso dei crediti commerciali scendono a 77 giorni (-4,3%), a 91 giorni per il pagamento dei debiti e risulta in crescita anche il mercato servito, pari al 28% del totale per un valore di 147 miliardi di euro (+3,5%). Le soluzioni più presenti sono ancora quelle più tradizionali, come l’Anticipo Fattura, cioè il finanziamento bancario delle fatture non ancora riscosse, che passa dagli 75 miliardi del 2016 ai 79 del 2017 (il 15% del mercato, +5,3%), e il Factoring, la cessione di crediti commerciali vantati da un’azienda verso i debitori, stabile a quota 58 miliardi (11%). Nell’ultimo anno, però, a crescere sono stati soprattutto il Reverse Factoring, che permette ai fornitori di sfruttare il merito creditizio di un’azienda cliente per ottenere prezzi più bassi e vale 4 miliardi (lo 0.8% del mercato, +33%), l’utilizzo della Carta di Credito, che genera un valore di 2,6 miliardi (lo 0,5% del mercato, +6,7%) e soluzioni innovative legate al Fintech come l’Invoice Auction, un marketplace per l’anticipo fattura basato su una piattaforma tecnologica che consente a terze parti con disponibilità di capitali di investire nelle fatture emesse dalle aziende, che vale appena 0,04 miliardi (0,01% del mercato) ma è cresciuto del 500% in un anno. Le operazioni di Cartolarizzazione dei crediti commerciali, infine, valgono 2,5% miliardi, pari allo 0,5% del mercato
*Il mercato potenziale è stato calcolato considerando il montecrediti delle imprese italiane al 31/12/2017, comprensivo sia dei crediti verso i clienti sia dei crediti verso le imprese collegate, ma escludendo i crediti verso controllate e controllanti.
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La Ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance
Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, presentata questa mattina a Milano al convegno “Welcome to the Supply Chain Finance collaborative arena” (www.osservatori.net). “Il mercato potenziale rimane ampio, ma il mercato servito comincia a mostrare segnali incoraggianti di adozione di soluzioni innovative, anche grazie all’importante spinta del fenomeno fintech – commenta Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance -. Un altro ottimo segnale è il moltiplicarsi delle collaborazioni all’interno della filiera, per ottimizzare la relazione fra compratori e fornitori, fra attori dell’ecosistema con diversi modelli di business, per sfruttare nuove opportunità, e con operatori fino a poco tempo fa estranei al settore, come le piattaforme di eCommerce o i provider logistici”..
“Il settore è oggi più maturo, con soluzioni innovative quali l’Invoice Auction, la Carta di Credito e il Dynamic Discounting che non sono più soltanto esempi isolati – afferma Antonella Moretto, Direttrice dell’Osservatorio Supply Chain Finance -. Le nuove tecnologie consentono anche alle piccole e medie di imprese l’accesso all’ecosistema del credito di filiera, ma allo stesso tempo inducono le aziende a considerare contemporaneamente diverse prestazioni, un obiettivo raggiungibile soltanto con un’attenta gestione dei processi interni e delle competenze organizzative”.
Il Supply Chain Finance in Italia e in Europa
Le soluzioni di Supply Chain Finance più adottate a livello europeo sono il Reverse Factoring, presente nel 45% delle imprese europee e nel 55% di quelle italiane, seguita dal Dynamic Discounting (il pagamento anticipato da parte del cliente a fronte di uno sconto da parte del fornitore sull’importo della fattura), adottato dal 16% delle aziende europee e dal 22% di quelle nazionali. Ci sono poi l’Inventory Financing (il finanziamento breve delle scorte attraverso una linea di credito, 9% e 13%) e il Purchase Order Finance (quando un’impresa usa un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per ottenere un finanziamento, 3% e 10%). Lo rivela un’indagine dell’Osservatorio in collaborazione con la Supply Chain Finance Community e PricewaterhouseCooper che confronta la percezione del Supply Chain Finance tra le imprese italiane e le imprese operanti a livello europe.
Il Supply Chain Finance viene adottato dalle imprese sia italiane sia europee come leva strategica per il miglioramento delle relazioni con i partner della Supply Chain, in modo particolare con i fornitori strategici e con spesa significativa, mentre è meno rilevante la volontà di inserire nel programma i fornitori con problemi finanziari. In Italia sono anche le innovazioni tecnologiche e lo sviluppo di piattaforme bancarie evolute a guidare l’adozione di queste soluzioni, mentre in Europa la spinta maggiore è la forte pressione esterna per l’ottimizzazione del circolante. Il processo è però spesso rallentato da alcune barriere, che in Italia sono soprattutto economico-finanziarie: ad esempio la mancanza di una massa critica di transazioni, mentre in Europa sono relative alla scarsa collaborazione tra partner e tra funzioni aziendali.
Fra gli attori coinvolti, accanto al peso importante di operatori tradizionali, come banche, factor e fornitori di piattaforme, si affacciano attori innovativi come i provider di informazioni. In Italia sono rilevanti anche gli operatori logistici e i fondi di investimento, mentre le imprese europee si affidano spesso alle società di consulenza per la fase di selezione e implementazione delle soluzioni. I principali benefici indicati dal campione analizzato riguardano le migliori condizioni di accesso al credito, la maggior cooperazione fra i partner della filiera e le migliori performance di sostenibilità, mentre le voci di costo più elevate sono legate agli oneri finanziari e alla gestione operativa delle soluzioni e alla gestione del cambiamento dei processi e dei contratti.
Le collaborazioni nella filiera
La proliferazione delle soluzioni fintech e la necessità di innovare da parte degli attori tradizionali spingono la diffusione di partnership fra gli operatori della filiera, 30 in Italia nell’ultimo anno e più del doppio a livello mondiale. Fra queste emergono le partnership fra provider finanziari (banche, factor, assicurazioni), che portano mercato e managerialità, e provider tecnologici (attori consolidati o startup), che forniscono piattaforme e tecnologie abilitanti e idee innovative, pari al 37,3% del totale. Seguono le collaborazioni tra provider finanziari e associazioni di categoria o imprese capofiliera come strumento di supporto concreto a filiere specifiche (26,5%), le partnership fra fornitori tecnologici o di informazioni per allargare reciprocamente la propria offerta (20,5%) e quelle tra provider finanziari per supportare attori più deboli come le PMI, filiere specifiche o processi critici quali quelli di internazionalizzazione (15,7%).
Il credito di filiera per le Pmi
L’Osservatorio ha indagato anche il ruolo delle Pmi nell’ecosistema del Supply Chain Finance, non solo come utilizzatrici delle soluzioni ma anche come promotrici per supportare i propri fornitori. Fra questi si distinguono le Pmi “Dreamers”, le imprese che vorrebbero sostenere la crescita della propria filiera adottando soluzioni di Supply Chain Finance ma si trovano ad operare in un ambiente non abbastanza maturo, le “Hurried”, che già utilizzano queste soluzioni ma in modo destrutturato e soltanto per gestire le emergenze, e le “Analytical”, che invece riescono a utilizzarle in modo strutturato, grazie a un’approfondita conoscenza degli strumenti e un’attenta analisi dei costi e dei benefici, e con l’obiettivo di migliorare gli indicatori finanziari.
Le tecnologie del Supply Chain Finance
Le imprese intervistate dall’Osservatorio vedono nelle tecnologie innovative come Blockchain, Internet of Things, Artificial Intelligence e Big Data Analytics, un incentivo a creare condizioni migliori per il funzionamento del Supply Chain Finance, semplificando l’integrazione dei flussi fisici e finanziari, soprattutto grazie alla Blockchain e IoT, e l’automazione del processo, facendo leva su IoT, Artificial Intelligence e Big Data Analytics. Queste tecnologie possono anche aiutare a limitare molti rischi del Supply Chain Finance, quali il rischio operativo, il rischio di doppio finanziamento o il rischio di non ottenere le performance sperate, e agire da vero motore di propulsione per tutti gli aspetti più operativi e di processo. L’uso combinato delle tecnologie, infine, è la chiave per raggiungere le migliori prestazioni, perché nessuna di queste da sola riesce ad avere un impatto pervasivo su tutti i requisiti o su tutte le fonti di rischio.
Le opportunità in Cina
Il mercato cinese del Supply Chain Finance è in fortissima espansione, con un valore stimato di 2,7 trilioni di dollari entro il 2020 (secondo lo Studio Forward Business 2018), un’attenzione crescente alle tecnologie fintech e la presenza sul mercato di una grande varietà di attori, dalle banche alle piattaforme di eCommerce, passando per fornitori logistici, i provider tecnologici e aziende industriali. Le logiche di gestione sono però molto diverse da quelle europee e l’Osservatorio Supply Chain Finance ha identificato quattro diversi modelli di business delle aziende cinesi che offrono soluzioni di Supply Chain Finance. Ci sono aziende che seguono un modello Strategic Supply Chain Finance Platform, con soluzioni utilizzate lungo l’intera filiera e offerte dai produttori sia ai fornitori sia ai distributori per consolidare le proprie relazioni strategiche. Il Guaranteed SCF Platform, invece, è un approccio che sfrutta una piattaforma dedicata ai propri fornitori per rispondere a necessità occasionali di finanziamento della filiera a monte. E-merchants SCF platform, poi, è una tipologia di soluzioni ideata per supportare finanziariamente i venditori delle piattaforme e-commerce. All inclusive SCF Platform, infine, è il modello adottato da quelle imprese che vogliono estendere i servizi oltre alla digitalizzazione del ciclo dell’ordine a tutta la filiera.
*L’edizione 2018-2019 dell’Osservatorio Supply Chain Finance è realizzata con il supporto di Banca Sella, BFF Banking Group, CRIBIS, Groupama, Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia, Lutech, Modefinance, Niuma, TESISQUARE®, Tradeshift, 2RCapital, Banco BPM, IFItalia Gruppo BNP Paribas, BPER, Credem, Exprivia, FinDynamic, Fintastico, Sace Simest, Santander, Studio Rinaldi Dottori Commercialisti, UniCredit, DAFNE, ACMI, ADACI, AITI, Assifact, Assobiomedica, Assolombarda, CNDCEC, Confindustria Bergamo.
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Ufficio stampa Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano
Barbara Balabio
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La School of Management del Politecnico di Milano, costituita nel 2003, accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nel campo dell’economia, del management e dell’industrial engineering che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. La Scuola ha ricevuto, nel 2007, il prestigioso accreditamento EQUIS. Nel 2009 è entrata per la prima volta nel ranking del Financial Times delle migliori Business School europee. Nel 2013 ha ottenuto il prestigioso accreditamento internazionale da AMBA. Dal 2015, la Scuola è membro di AACSB International. La Scuola è presente inoltre nei QS World University Rankings. Nel 2017, la School of Management è la prima business school italiana a vedere riconosciuta la qualità dei propri corsi erogati in digital learning nei master Executive MBA attraverso la certificazione EOCCS. La Scuola è membro PRME, Cladea e QTEM.
Fanno parte della Scuola: il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e il MIP Graduate School of Business che, in particolare, si focalizza sulla formazione executive e sui programmi Master. Le attivita della School of Management legate all’Innovazione Digitale si articolano in Osservatori Digital Innovation, che fanno capo per le attivita di ricerca al Dipartimento di Ingegneria Gestionale, e Formazione executive e programmi Master, erogati dal MIP. Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) nascono nel 1999 con l’obiettivo di fare cultura in tutti i principali ambiti di Innovazione Digitale. Oggi sono un punto di riferimento qualificato sull’Innovazione Digitale in Italia che integra attività di Ricerca, Comunicazione e Aggiornamento continuo. La Vision che guida gli Osservatori eÌ che l’Innovazione Digitale sia un fattore essenziale per lo sviluppo del Paese. La mission eÌ produrre e diffondere conoscenza sulle opportunità e gli impatti che le tecnologie digitali hanno su imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, tramite modelli interpretativi basati su solide evidenze empiriche e spazi di confronto indipendenti, pre-competitivi e duraturi nel tempo, che aggregano la domanda e l’offerta di Innovazione Digitale in Italia. Le attività sono svolte da un team di quasi 100 tra professori, ricercatori e analisti impegnati su oltre 30 differenti Osservatori che affrontano i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle Imprese (anche PMI) e nella Pubblica Amministrazione: Agenda Digitale, Artificial Intelligence, Big Data Analytics & Business Intelligence, Blockchain & Distributed Ledger, Cloud Transformation, Cloud nella PA, Contract Logistics, Digital Thinking for Business, Digital Transformation Academy, eCommerce B2c, eGovernment, Export, Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b, Fintech & Insurtech, Food Sustainability, Gestione Progettazione e PLM (GeCo), Gioco Online, HR Innovation Practice, Industria 4.0, Information Security & Privacy, Innovazione Digitale in Sanità, Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, Innovazione Digitale nel Retail, Innovazione Digitale nel Turismo, Innovazione Digitale nell’Industria dello Sport, Internet Media, Internet of Things, Kids & Toys, Mobile B2c Strategy, Mobile Banking, Mobile Payment & Commerce, Multicanalità, Omnichannel Customer Experience, Professionisti e Innovazione Digitale, Smart Agrifood, Smart Working, Startup Hi-tech, Startup Intelligence, Supply Chain Finance, Tech Company – Innovazione nel Canale ICT.
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