Tecnologia e lavoro agile: l’estensione dello Smart Working a nuovi profili lavorativi
L’emergenza sanitaria ha spinto aziende e persone a rivedere i propri processi lavorativi. Molte mansioni e molti ruoli, per cui la presenza in ufficio era stata da sempre considerata condizione necessaria, sono state rapidissimamente remotizzate e alcune delle attività che queste prevedevano (come quelle che richiedono un certo grado di concentrazione o che possono essere svolte individualmente) sono state condotte con ottimi esiti anche a distanza. Questo ha portato nel 2020 a un aumento esponenziale del numero di lavoratori da remoto in Italia, raggiungendo cifre non immaginabili fino a solo qualche mese prima. Successivamente, tra il 2021 e il 2022, i numeri sono andati stabilizzandosi attorno a quote più ridotte, ma comunque impressionanti se paragonate alle cifre del 2019. L’adozione di nuovi modelli organizzativi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni ha quindi spinto le aziende a investire molto nella digitalizzazione del lavoro, puntando sulle tecnologie tipicamente associate allo Smart Working (device mobili, software a supporto della collaborazione e strumenti per garantire la sicurezza dei dati).
Questo allargamento del lavoro agile ha interessato soprattutto i colletti bianchi, nonostante i dati dell’ISTAT ci dicano che circa un terzo delle professioni del settore industriale o di quello logistico siano compatibili con il lavoro da remoto. La nuova sfida per molte organizzazioni in futuro sarà quella di ampliare la platea degli smart worker, estendendo le iniziative di flessibilità a diversi profili di lavoratori, anche grazie all’adozione di nuove tecnologie attualmente meno diffuse. In questo senso sarà fondamentale un cambiamento di approccio che superi la visione della tecnologia come solo mezzo di comunicazione, considerandola invece come un fattore abilitante in grado di consentire a diverse figure professionali di connettersi e lavorare insieme, in un contesto sempre più ibrido che permetterà di aderire a modelli organizzativi flessibili (per esempio dal punto di vista dell’orario) anche a profili lavorativi che non possono lavorare da remoto a causa della natura delle attività che svolgono.
Tecnologie come la Realtà Virtuale e Aumentata possono influenzare in modo significativo alcuni settori, come quello della sanità: un medico potrà utilizzare la realtà virtuale per lo studio di immagine diagnostiche in 3D o per la simulazione di un intervento complesso.
L’utilizzo di Artificial Intelligence e Big Data Analytics in agricoltura consente analisi sui terreni e sulle precipitazioni, effettuando predizioni che supportino le decisioni e l’analisi del rischio.
Allo stesso modo, il ricorso all’Automation (ossia tecnologie basate su sensori e sistemi guidati che non richiedono l’intervento umano), all’Additive Manufacturing (cioè le tecniche che permettono di produrre materiali partendo da modelli virtuali, come la stampa 3D) e ai Digital Twin (modelli che replicano virtualmente macchine o sistemi sfruttando dati raccolti da sensori in tempo reale) può rendere più snello il ciclo produttivo e di sviluppo di certi prodotti, per esempio producendo pezzi di ricambio direttamente a bordo di una nave a lunga percorrenza grazie all’utilizzo dei modelli 3D.
Nonostante le grandi potenzialità, il livello di diffusione di queste tecnologie è ancora limitato. Tuttavia, qualche azienda ha già cominciato a muoversi in questa direzione, con progetti all’avanguardia che hanno permesso di migliorare le performance ed estendere lo Smart Working a particolari profili lavorativi. Tra queste figura la casa motociclistica Ducati, con il progetto Remote Garage. Con questa iniziativa – nata dall’esigenza di dover ridimensionare il numero di addetti in pista a causa delle restrizioni sanitarie imposte dalla pandemia – parte del personale è stato dotato di sistemi tecnologici che consentissero di lavorare da remoto, elaborando in tempo reale dati forniti da sensori in pista. La comunicazione via radio diretta con il personale tecnico di gara ha permesso a tutto il team di prendere decisioni più ponderate e veloci, che hanno portato Ducati Corse a vincere il mondiale costruttori.
Nella stessa direzione si è mossa ABB – azienda che fabbrica apparecchi elettrici e componenti elettroniche per l’elettrificazione e l’automazione – che ha deciso, cinque anni fa, di creare una sala di controllo a Genova. In questo centro lavorano cinque persone in presenza, che riescono a monitorare più di 180 impianti in tutto il mondo grazie all’introduzione della Realtà Aumentata, di servizi Cloud e sistemi di Machine Learning. Il progetto ha permesso ad ABB di ridurre le trasferte, gli spazi, le emissioni e i relativi costi associati, oltre che di aumentare la produttività e l’efficienza dei servizi.
A cura di
Fiorella Crespi
Smart Working, Smart Working nella PADirettrice degli Osservatori Smart Working, Smart Working nella PA.
Dora Caronia
Smart Working, HR Innovation PracticePsicologa e Ricercatrice degli Osservatori Smart Working e HR Innovation Practice. Svolge attività di ricerca sul tema dello Smart Working con focus sullo sviluppo di una cultura dell'innovazione e di nuovi modelli di lavoro.
Giacomo Spiccia
Smart Working, Smart Working nella PARicercatore degli Osservatori Smart Working, Smart Working nella PA
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