Startup IoT: riflettori puntati sulla Smart Factory

A cura di:
Roberta Vadruccio – Ricercatrice dell’Osservatorio Internet of Things
Davide Rossi – Analista dell’Osservatorio Internet of Things

L’ecosistema delle startup Internet of Things continua a crescere. Infatti, secondo un’analisi realizzata dall’Osservatorio Internet of Things, che ha coinvolto un campione di 898 startup IoT a livello globale, ad aumentare è sia il numero di realtà che sviluppano soluzioni innovative, sia l’entità dei finanziamenti raccolti, che hanno raggiunto dal 2015 ad oggi un valore complessivo di 103 miliardi di dollari.
L’analisi dei finanziamenti ricevuti anno su anno dalle realtà innovative ne è un’ulteriore conferma. È infatti possibile identificare, fino al 2019, un trend positivo in termini di finanziamenti annuali. Tendenza che si interrompe nel 2020, anno in cui si assiste ad una brusca frenata, dovuta principalmente al contesto creatosi a seguito della pandemia Covid-19. Anche il valore del finanziamento medio, pari a 58 milioni di dollari nel 2019, nel 2020 scende fino a un valore pari a 37 milioni. Nel 2021, si osserva però un forte miglioramento della situazione: il valore del finanziamento medio cresce nuovamente, superando di molto i valori pre-pandemia, attestandosi su una cifra pari a 116 milioni di dollari per startup e facendo segnare una crescita del 215% rispetto al 2020.

Parallelamente alla crescita dell’ecosistema startup IoT, continua ad aumentare anche l’interesse delle grandi aziende verso queste realtà. Infatti, si assiste sempre più spesso ad acquisizioni di startup attive in ambito Internet of Things da parte di grandi aziende, con l’obiettivo di intercettare soluzioni innovative utili per il proprio business.
Non solo acquisizioni, crescono anche altre iniziative finalizzate ad intraprendere collaborazioni con le startup, ne è un esempio la “Call for startup Industrial IoT”, l’iniziativa lanciata da Eni in partnership con Cariplo Factory. Si tratta di un’iniziativa di open innovation che punta a individuare e implementare soluzioni innovative per il monitoraggio degli asset industriali e per l’integrazione e l’elaborazione dei dati provenienti dai sensori degli impianti. In particolare, gli obiettivi della call erano quello di individuare soluzioni per il monitoraggio degli asset tramite sensori con caratteristiche avanzate di recupero dell’energia (energy harvesting) e di intercettare soluzioni in grado di effettuare correlazioni avanzate tra dati di fonti diverse per avvisi in caso di problematiche e predizione dello stato dell’impianto. L’iniziativa, conclusasi il 17 maggio 2022 con la giornata in cui le varie startup hanno presentato le soluzioni innovative, ha portato alla selezione di 5 aziende vincitrici (scelte tra 85 startup candidatesi da tutto il mondo), di seguito descritte, che avranno la possibilità di avviare incontri con Eni per individuare possibili aree di collaborazione:

  • Sanchip, realtà innovativa italiana che ha sviluppato un lab-on-chip per il monitoraggio in tempo reale dei fluidi lubrificanti, è una delle 5 startup elette. Sfruttando sensori plug-and-play integrati ai circuiti proprietari, la startup è in grado di fornire un’analisi autonoma, rapida e completa sugli oli lubrificanti.
  • La portoghese Enging, invece, offre soluzioni hardware e software per la lettura delle variabili elettriche e il monitoraggio di trasformatori, turbine eoliche e motori. La soluzione sfrutta dispositivi installati all’interno dei quadri elettrici dei macchinari, utilizzando modelli matematici per l’analisi predittiva che non richiedono la raccolta di dati storici.
  • Feelit, startup israeliana, ha sviluppato una tecnologia di rilevamento basata su sensori adesivi nanotecnologici stampati, particolarmente adatti al monitoraggio di pompe, valvole e trappole vapore.
  • Infine, le americane Petasense e Sensorfield: la prima rende possibile il monitoraggio degli asset tramite soluzioni end-to-end e plug-and-play, ossia sensori a batteria che consentono la raccolta di informazioni su temperatura e vibrazioni triassiali dei macchinari rotanti. Sensorfield, invece, grazie a sensori calamitati alimentati a batteria ed energia solare.

Tornando al campione di startup analizzato dall’Osservatorio, l’area applicativa della Smart Factory costituisce il 5% del totale, contando 40 startup con una media di 53 milioni di dollari ricevuti. Se si guarda alla tipologia di offerta, la componente software risulta essere quella su cui le startup puntano maggiormente, sia presa singolarmente (25% del totale), sia in abbinamento a un servizio (20%), oppure integrata ai dispositivi hardware (30%), come fatto dalla portoghese Enging. Statisticamente rilevante anche la quota di startup che prevede nella propria offerta la presenza di tutte e tre le voci contemporaneamente (hardware + software + servizio, 15% del totale).
Nonostante i valori al di sotto della media complessiva (sia in termini di numerosità che di finanziamenti ricevuti), le iniziative focalizzate sulle startup attive in questo ambito, come nel caso della Call lanciata da Eni, dimostrano una crescente attrattività dell’area applicativa Smart Factory sul mercato. Staremo a vedere nei prossimi mesi se questo interesse proseguirà e si rafforzerà nel tempo.

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