L’EUDI wallet: i filoni di lavoro
Il progetto europeo di fornire un’identità digitale a tutti i cittadini degli Stati Membri tramite lo strumento del wallet è estremamente ambizioso e complesso, soprattutto considerando le tempistiche previste dalla Commissione europea. Tra gli aspetti che rendono questo processo complesso abbiamo:
- i molteplici gli interessi da conciliare, sia tra i diversi stati che hanno già sviluppato e investito sui propri sistemi di identità da integrare nel wallet, ma anche tra le aziende private che hanno preso parte agli ecosistemi esistenti, e infine i cittadini, i cui dati identificativi saranno trattati e condivisi tra gli attori coinvolti;
- la creazione di un nuovo strumento, che porta con se un campo aperto di alternative tecnologiche – più o meno tradizionali – su cui si sta discutendo sui tavoli europei;
- i diversi filoni di lavoro sulla normativa, sugli aspetti tecnologici e sulle sperimentazioni, che devono procedere parallelamente, sebbene siano fortemente interdipendenti fra loro.
Il filone normativo
Partiamo dal primo di questi filoni, ossia la revisione normativa del Regolamento eIDAS che ha messo in moto tutto il processo.
La revisione di eIDAS è iniziata con la proposta di modifica pubblicata il 3 giugno 2021 dalla Commissione Europea e segue la procedura legislativa ordinaria, anche detta COD (procedura di CODecisione). La caratteristica essenziale di questa procedura è che sia il Consiglio sia il Parlamento europeo hanno un voto decisivo nel processo legislativo ed entrambe le istituzioni possono emendare una proposta.
Nel Parlamento, il Comitato responsabile è Industry, Research and Energy (ITRE, Industria, Ricerca ed Energia), guidato dalla relatrice Romana Jerković, mentre nella Commissione, la Direzione Generale di riferimento è Communications, Networks, Content and Technology (DG CONNECT, Comunicazioni, Network, Contenuti e Tecnologia)
L’aggiornamento più recente in questo filone è la proposta di revisione congiunta del Parlamento e del Consiglio che è stata pubblicata a febbraio 2023 e contiene informazioni riguardo:
- il Level of Assurance (LoA) dei dati e dei processi contenuti nel wallet;
- le firme elettroniche e la loro integrazione nel nuovo applicativo;
- l’adozione del wallet da parte delle aziende private.
Il prossimo step sono i cosiddetti triloghi, ossia le negoziazioni inter-istituzionali tra Commissione, Consiglio e Parlamento, che ci porteranno verso la versione definitiva della normativa di riferimento.
Il filone tecnico
Per presidiare l’implementazione del wallet dal punto di vista tecnico è stato istituito un Expert Group al quale ogni Stato Membro può partecipare decidendo liberamente da chi farsi rappresentare.
I compiti dell’Expert Group includono assistere la Commissione europea e predisporre l’Architecture Reference Framework (ARF, il Quadro di Riferimento per l’Architettura) del wallet, che consiste nell’insieme di linee guida, standard e specifiche tecniche che consentirà, prima ai consorzi e poi agli stati membri, di costruire e distribuire wallet che siano interoperabili.
A febbraio 2023 è uscita la prima versione definitiva del documento che spiega:
- quali funzioni dovrà essere in grado di svolgere il wallet;
- il ruolo sarà svolto dagli attori nell’ecosistema;
- gli standard da utilizzare sia per i dati identificativi (l’identità digitale in senso stretto) sia per le attestazioni (come i certificati di laurea, l’iscrizione all’Albo dei Medici).
Il filone implementativo
Infine, per testare le funzionalità del wallet in via sperimentale, nel 2022 è stato emesso un bando di cofinanziamento per alcuni progetti pilota (Large Scale Pilots, LPS) sul wallet. Questo filone di lavoro è estremamente importante perché permetterà di mettere in pratica i documenti tecnici, testare dei wallet sperimentali su un campione ristretto e comprendere le possibili falle del nuovo strumento prima che arrivi nelle mani dei cittadini.
Il bando da 37 milioni di euro è stato vinto da 4 consorzi, ognuno dei quali si compone di molteplici stati membri e aziende private. Ogni LSP è focalizzato su uno o più casi d’uso, tra i più interessanti troviamo:
- la patente di guida digitale;
- l’apertura di nuove utenze in settori a rischio, come quello finanziario o delle telecomunicazioni;
- le attestazioni in ambito accademico;
- i pagamenti digitali;
- il settore viaggi e turismo.
Per partire con i progetti pilota, si attende che i consorzi firmino i Grant Agreement (accordi di sovvenzione) su cui si sta lavorando proprio in queste settimane.
Nonostante le previsioni iniziali della Commissione europea fossero di avere il wallet disponibile per i cittadini nel 2024, le tempistiche non sembrano in linea con le aspettative. Guardando ai filoni di lavoro risulta chiaro che c’è ancora molta strada da fare. I lavori stanno procedendo su tutti i fronti, ma potremmo essere ancora lontani dall’avere l’EUDI wallet in tasca, sul nostro smartphone.
A cura di
Diletta Villa
Digital IdentityAnalista dell’Osservatorio Digital Identity.
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