L’evoluzione normativa nel mercato Connected Car & Mobility: c’è bisogno di accelerare!
A cura di:
Elisa Vannini – Ricercatrice Osservatorio Connected Car & Mobility
Il mercato delle tecnologie di comunicazione Vehicle to Everything (V2X) – che connettono in modo diretto il veicolo con altri veicoli posti nelle vicinanze (V2V), con la strada (V2I) e i suoi utenti (V2P), nonché con la rete cellulare (V2N) –è in forte ascesa. Contemporaneamente, procede il lavoro di standardizzazione delle specifiche tecniche del 5G che, grazie alla banda larga e alla bassissima latenza, permette non solo una trasmissione molto più rapida e massiccia di dati ma supporta anche i processi di localizzazione e di calcolo off-vehicle.
In questo contesto, si pongono le basi per l’adozione di veicoli a guida autonoma, non solo come mezzo di spostamento ad uso dell’utente finale, ma anche come mezzo di trasporto merci in ambito logistico.
Tralasciando la fattispecie delle consegne di ultimo miglio, che richiederà regole di ingaggio precise e formali per la circolazione anche di piccoli veicoli autonomi (es. droni o robot-mobili) su percorsi ciclabili e pedonali, l’introduzione di mezzi senza conducente – siano essi ad uso personale o ad uso commerciale su tratte di medio e lungo raggio – implica un’inevitabile evoluzione a livello normativo, incentrata innanzitutto a tutelare la sicurezza non solo di chi guida ma di tutti gli utenti della strada.
Vediamo già oggi le prime fasi di questa evoluzione all’interno del contesto nazionale ed europeo: da un lato il Regolamento 2019/2144 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 novembre 2019, con l’obiettivo di delineare una lista di dispositivi elettronici necessariamente parte della nuova dotazione di sicurezza dei veicoli; dall’altro lato l’introduzione dell’articolo 34bis all’interno della Convenzione di Vienna sulla circolazione, che aggiunge al trattato il concetto di “guida automatica” (“Automated Driving”).
Infatti, secondo il Regolamento sulla sicurezza dei veicoli, da luglio 2022 tutti i veicoli di nuova omologazione in vendita nelle concessionarie del Paese dovranno essere dotati di una serie di dispositivi elettronici e di assistenza alla guida finalizzati in primis alla riduzione degli incidenti.
Nella lista, oltre alla scatola nera integrata nel veicolo – in grado di registrare e memorizzare una serie di dati negli istanti immediatamente precedenti e successivi a un incidente – troviamo dispositivi ADAS (Advanced Driver Assistance System) in grado di rilevare il livello di disattenzione e stanchezza del conducente, di attivare l’arresto di emergenza in caso di superamento della soglia alcolemica consentita dalla legge (“Alcolock”) e, nel caso di mezzi pesanti per il trasporto di cose e persone, anche di individuare la presenza di pedoni e ciclisti situati in prossimità del veicolo. Altri, quali la frenata automatica di emergenza (EBS – Emergency Breaking System) e l’adattatore intelligente di velocità (ISA – Intelligent Speed Assistant), sono sistemi in cui il veicolo dimostra la capacità di rispondere in autonomia agli eventi esterni.
Parallelamente, l’articolo 34bis della Convenzione di Vienna elimina gli ostacoli, in certe condizioni, ai sistemi avanzati di assistenza alla guida che consentono al conducente di lasciare per alcuni istanti il volante, proprio a partire dagli ADAS di livello 3. Ad esempio, il sistema di mantenimento automatico della corsia (ALKS – Automated Lane Keeping System), pronto per la commercializzazione, sarebbe in grado di mantenere il veicolo al centro della corsia esonerando il guidatore dal controllo diretto e richiamandolo ad intervenire, attraverso un segnale acustico, solo in caso di necessità.
Tuttavia, all’interno della Convenzione è illustrato chiaramente come l’utilizzo di questi sistemi dipenderà dall’assimilazione del concetto di “guida automatica”, così come descritto dall’articolo, all’interno delle leggi nazionali dei singoli paesi europei. Nel caso specifico dell’Italia, questo implicherebbe la revisione delle norme in ambito di sicurezza stradale e l’aggiornamento del Codice della Strada, ma anche un complesso riadattamento del sistema infrastrutturale, ovvero l’implementazione di un vero e proprio sistema di Smart Road, in grado di garantire la circolazione dei veicoli che dispongono di questi sistemi in totale sicurezza. Urge quindi l’attuazione di un’evoluzione normativa che stia il più possibile al passo con la trasformazione tecnologica. Solo così anche il nostro Paese potrà godere di una mobilità sempre più smart.
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